Il governo spagnolo spenderà 17 miliardi di Euro in 300 progetti di energia pulita

Il governo spagnolo ha autorizzato la costruzione di quasi 300 progetti di energia pulita, con una capacità totale di oltre 28 gigawatt, per un investimento complessivo di oltre 17 miliardi di euro

Il governo spagnolo spenderà 17 miliardi di Euro in 300 progetti di energia pulita

Il governo spagnolo ha autorizzato la costruzione di quasi 300 progetti di energia pulita, con una capacità totale di oltre 28 gigawatt, per un investimento complessivo di oltre 17 miliardi di euro. Questa iniziativa fa parte dell’obiettivo della Spagna di aumentare la quota di energie rinnovabili nel suo mix energetico fino all’81% entro il 2030, rispetto all’attuale 50%.

La Spagna ha fissato obiettivi ambiziosi per l’energia pulita in Europa e ha riaffermato il suo intento di chiudere tutte le centrali nucleari entro il 2035. La gestione delle scorie radioattive e lo smantellamento degli impianti nucleari comporteranno costi stimati intorno ai 20,2 miliardi di euro, finanziati attraverso un fondo sostenuto dagli operatori delle centrali. Questa posizione è controcorrente rispetto ad altri paesi europei, che stanno invece considerando l’energia nucleare per migliorare la sicurezza energetica in seguito alla crisi energetica globale causata dalla guerra in Ucraina.

La Spagna è stata il secondo paese europeo, dopo l’Italia, a ritirarsi dal Trattato sulla Carta dell’Energia, un accordo creato nel 1998 per proteggere gli investimenti nel settore energetico. Negli ultimi anni, il trattato è stato utilizzato da aziende di combustibili fossili e di energia rinnovabile per citare in giudizio i governi a causa di cambiamenti normativi. Ad esempio, le aziende energetiche tedesche RWE e Uniper hanno fatto causa ai Paesi Bassi per risarcimenti legati alla decisione del governo olandese di eliminare gradualmente il carbone entro il 2030.

L’insoddisfazione di Spagna e Germania per l’uso del trattato a favore dei combustibili fossili ha portato a numerose defezioni da parte di altre nazioni europee, costringendo la Commissione Europea a ritirarsi dal trattato nel 2023.