Il governo ritira l’emendamento che prevedeva un aumento degli stipendi per i ministri non parlamentari, equiparandoli a quelli dei colleghi eletti. Questa decisione è stata anticipata dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha dichiarato di voler “evitare inutili polemiche”
Il governo è pronto a ritirare un emendamento che prevedeva un aumento degli stipendi per i ministri non parlamentari. Questa proposta aveva l’obiettivo di equiparare i compensi di questi ministri a quelli dei colleghi eletti in Parlamento. La decisione di fare un passo indietro è stata anticipata dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha dichiarato di voler “evitare inutili polemiche”.
Il ministro Crosetto ha spiegato che, pur difendendo la proposta, è disposto a sostenere il ritiro dell’emendamento per non alimentare ulteriori discussioni. Ha affermato: “È assurdo lasciare anche solo un secondo di più di spazio alle polemiche sull’emendamento che parificava tutti i ministri e sottosegretari non parlamentari ai deputati, riconoscendo i rimborsi spese”. Crosetto ha continuato dicendo che “non ha particolare senso che il ministro degli Interni o della Difesa debbano avere un trattamento diverso rispetto a un loro sottosegretario”, ma ha anche sottolineato che questa questione non era mai stata rilevante fino ad ora.
L’emendamento, se fosse stato approvato, avrebbe comportato un aumento di circa 7.193 euro al mese per 17 membri del governo a partire dal 2025. Questo incremento si sarebbe aggiunto agli stipendi già percepiti, che ammontano a 10.435 euro lordi mensili. La proposta ha suscitato diverse polemiche politiche e istituzionali, portando il governo a considerare il ritiro dell’emendamento per facilitare l’approvazione della legge di bilancio.