Il governo ha approvato un emendamento che rifinanzia il reddito di libertà, destinato alle donne vittime di violenza. Questo contributo mensile, che può arrivare fino a 500 euro per un massimo di dodici mesi, è stato aumentato con un ulteriore milione di euro all’anno a partire dal 2025
Il governo ha approvato un emendamento che rifinanzia il reddito di libertà, un contributo mensile destinato alle donne vittime di violenza. Questo contributo può arrivare fino a 500 euro al mese e può essere ricevuto per un massimo di dodici mesi. A partire dal 2025, il fondo che finanzia questo aiuto sarà incrementato di un ulteriore milione di euro all’anno.
L’emendamento è stato approvato all’unanimità dalla Commissione Bilancio della Camera. È stato presentato da esponenti dell’opposizione, tra cui Maria Elena Boschi, Del Barba e Gadda. L’obiettivo del rifinanziamento è “garantire l’effettiva indipendenza economica e l’emancipazione delle donne vittime di violenza”.
Il fondo per il reddito di libertà sarà aumentato grazie a una corrispondente riduzione del fondo per le esigenze indifferibili. Questo rifinanziamento si aggiunge ai 30 milioni di euro già previsti per il triennio 2024-2026, come stabilito dall’ultima legge di bilancio.
Il decreto attuativo, firmato dai ministri Roccella, Calderone e Giorgetti, stabilisce che le risorse statali saranno distribuite alle Regioni in base alla popolazione femminile residente nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 67 anni. Le Regioni possono anche decidere di integrare questi fondi con risorse proprie o con fondi provenienti dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Il reddito di libertà consiste in un contributo mensile massimo di 500 euro, erogabile per un periodo non superiore a dodici mesi. È destinato alle donne vittime di violenza, con o senza figli, che si trovano in condizioni di povertà e che sono seguite dai centri antiviolenza.
Le domande devono essere presentate all’INPS tramite autocertificazione e devono includere una dichiarazione del centro antiviolenza e dei servizi sociali. Questa dichiarazione deve attestare il percorso di emancipazione intrapreso dalla donna e l’urgenza del bisogno a causa della violenza subita. Il contributo ha lo scopo di supportare l’autonomia abitativa e la formazione scolastica e professionale dei figli minori.
Le Regioni possono accettare una sola domanda per ogni beneficiaria e il contributo non può essere erogato a chi ne ha già usufruito in precedenza. Il reddito di libertà è compatibile con altri sussidi, come l’assegno di inclusione.