Il fenomeno del nepotismo, ovvero la pratica di favorire i familiari nella politica, è presente in molte nazioni, dall’Italia alla Francia fino agli Stati Uniti
Il fenomeno del nepotismo, ovvero la pratica di favorire i familiari nella politica, è presente in molte nazioni, dall’Italia alla Francia fino agli Stati Uniti, e spesso genera polemiche. Nel corso della storia, sia in Italia che nel resto del mondo, si sono osservati numerosi esempi di “cerchi magici”, clan familiari e dinastie che hanno occupato posizioni di potere per decenni o anche solo per brevi periodi. Tuttavia, in Italia, le critiche sono particolarmente frequenti, indipendentemente dall’orientamento politico, che sia di destra o di sinistra. Bisogna precisare che avere un ruolo politico insieme a un parente, come un genitore, un coniuge o un altro familiare già in una posizione di potere, non costituisce un reato.
Questa tendenza si riscontra in molte nazioni e spesso suscita accuse di scandalo o nepotismo. Negli Stati Uniti, considerati un esempio di democrazia, il potere è stato spesso tramandato all’interno delle famiglie. Un caso emblematico è quello dei Bush: il padre, George H.W. Bush, ha lasciato la Casa Bianca e otto anni dopo suo figlio, George W. Bush, è diventato presidente. Lo stesso si può dire per i Kennedy e i Clinton. Bill Clinton ha dominato la scena politica negli anni ’90, e solo per pochi voti sua moglie Hillary Clinton non è diventata presidente nel 2017. Anche Donald Trump ha seguito questa tradizione, nominando sua figlia Ivanka e il genero Jared Kushner come consiglieri. La tradizione continua con Kamala Harris, attuale vice presidente, la cui sorella Maya ha ricoperto ruoli significativi nelle campagne elettorali sia di Hillary Clinton che della stessa Kamala.
In Francia, un paese con una solida tradizione democratica, la politica familiare ha avuto un ruolo centrale. François Mitterrand, presidente dal 1981 al 1995, ha visto suo nipote Frédéric diventare ministro della Cultura nel 2009. Ségolène Royal, moglie dell’ex presidente François Hollande, è stata ministra e candidata alla presidenza, mentre Jean Sarkozy, figlio dell’ex presidente Nicolas Sarkozy, è anch’egli attivo in politica. Anche la famiglia Le Pen è un esempio di dinastia politica: Jean-Marie Le Pen, fondatore del Rassemblement National, ha passato il testimone alla figlia Marine, mentre la nipote Marion Maréchal è sposata con l’ex europarlamentare Vincenzo Sofo. L’attuale primo ministro Gabriel Attal, che è sposato con Stéphane Séjourné, lo ha nominato ministro degli Esteri.
In America Latina, il potere è spesso una questione di famiglia. In Brasile, il presidente di sinistra Lula ha un figlio, Marcos Cláudio, attivo in politica, così come i figli dell’ex presidente di destra Jair Bolsonaro. Situazioni simili si trovano in Cile con la famiglia Allende e a Cuba con i Castro. In Israele, l’attuale presidente Isaac Herzog è figlio di Chaim Herzog, che ha ricoperto lo stesso ruolo per due mandati. In Turchia, il presidente Erdoğan ha nominato suo genero Berat Albayrak in vari incarichi di governo, tra cui ministro delle Finanze. Anche in Pakistan, la dinastia Bhutto ha dominato la scena politica per anni.
Nel nord Europa, dove la trasparenza è generalmente elevata, la presenza di familiari in posizioni di potere non ha suscitato particolari polemiche. Un esempio è la Norvegia, dove Thorvald Stoltenberg è stato ministro della Difesa e suo figlio Jens è diventato primo ministro e segretario generale della NATO. La moglie di Jens Stoltenberg, Ingrid Schulerud, è ambasciatrice.
In Italia, le critiche al nepotismo sembrano essere particolarmente accese, specialmente da quando Giorgia Meloni è diventata premier. È stata criticata per aver incluso nella sua squadra di governo l’ex cognato Francesco Lollobrigida come ministro dell’Agricoltura e per aver nominato sua sorella Arianna alla guida della segreteria politica di Fratelli d’Italia.
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