Giustizia federale Usa: funzionari pubblici non possono chiedere la rimozione di contenuti protetti dalla libertà di espressione postati sui social

La decisione stabilisce che funzionari della Casa Bianca e delle agenzie federali non possono intervenire per incoraggiare o indurre la rimozione di contenuti protetti dalla libertà di espressione

Giustizia federale Usa: funzionari pubblici non possono chiedere la rimozione di contenuti protetti dalla libertà di espressione postati sui social
19 LUGLIO 2023FONTEUFFICIALEBREAKING NEWS – Una sentenza del giudice distrettuale della Louisiana, Terry Doughty, nominato durante la presidenza di Donald Trump, ha imposto limitazioni all’Amministrazione riguardo ai contatti con le aziende gestori dei social network. Funzionari pubblici non potranno chiedere la rimozione di contenuti protetti dalla libertà di espressione postati sulle piattaforme social.

L’ordine riguarda anche agenzie di sicurezza statunitensi, come l’FBI e il CDC, coinvolte nella lotta al Covid-19.

Questa decisione ha rappresentato una vittoria per alcuni Stati a guida repubblicana, che avevano fatto causa all’Amministrazione Biden per presunte interferenze nella lotta alla disinformazione sulla pandemia. La sentenza potrebbe essere oggetto di ulteriori ricorsi e suscita dibattiti riguardo alla censura.

Parallelamente, la Federal Trade Commission ha avviato un’inchiesta su OpenAI, l’azienda produttrice di ChatGPT, riguardo al possibile impatto dei suoi dispositivi di Intelligenza Artificiale sui consumatori.

Anche il Congresso degli Stati Uniti e numerosi Stati, soprattutto a guida repubblicana, stanno interrogandosi sulla pericolosità di TikTok, un’app di matrice cinese, per la sicurezza nazionale. Alcuni considerano di vietarne l’uso per questa ragione, ma pochi sembrano preoccuparsi della veridicità dei suoi contenuti.

Inoltre, le recenti innovazioni di Elon Musk su Twitter hanno causato perplessità e insoddisfazione tra molti utenti e inserzionisti. Alcuni stanno considerando di migrare verso Threads, un’app rivale appena lanciata da Meta, che ha già raggiunto 100 milioni di utenti in meno di cinque giorni.

La sentenza del giudice Doughty rappresenta un duro colpo per l’Amministrazione federale nella sua lotta contro la disinformazione e l’odio online. La situazione potrebbe diventare ancora più complessa man mano che nuovi casi analoghi emergono e si avvicina la campagna per le elezioni presidenziali del 2024.

Nel caso “Missouri v. Biden”, i procuratori generali dei Missouri e della Louisiana hanno accusato l’Amministrazione di effettuare una “censura federale tentacolare” per eliminare dai social network contenuti contrari alla sua agenda, come l’obbligo di indossare maschere durante la pandemia o il vaccino anti-Covid per i bambini.

La decisione del giudice Doughty, espressa in una sentenza di 155 pagine, stabilisce che funzionari della Casa Bianca e delle agenzie federali non possono intervenire per incoraggiare o indurre la rimozione di contenuti protetti dalla libertà di espressione.

La Casa Bianca ha dichiarato che la decisione del giudice è al vaglio del segretario alla Giustizia Merrick Garland, affermando che le piattaforme social sono responsabili dei contenuti che pubblicano e del loro impatto sulla popolazione americana. L’Amministrazione aveva difeso la sua posizione sostenendo che una misura del genere avrebbe intaccato la capacità delle autorità federali di contrastare campagne d’influenza straniera malevole, perseguire il crimine, tutelare la sicurezza nazionale e fornire informazioni accurate al pubblico su temi di grande preoccupazione, come la salute e l’integrità del processo elettorale.