Si è reso protagonista dell’abbattimento di ben 8 autovelox in poco meno di 8 mesi, muovendosi all’interno della provincia di Rovigo. E’ stato ribattezzato “Fleximan”
Un misterioso giustiziere che si fa chiamare “Fleximan” si è reso protagonista dell’abbattimento di ben 8 autovelox in poco meno di 8 mesi, muovendosi all’interno della provincia di Rovigo.
Il modus operandi di Fleximan è sempre lo stesso: si avvicina all’autovelox con un flessibile a batteria, con cui pratica un taglio alla base della colonnina su cui è posizionato l’apparecchio di rilevamento di velocità, facendola cadere a terra.
Gli inquirenti non escludono che dietro la figura di Fleximan possa nascondersi una banda. Qualunque sia l’identità del giustiziere, o dei giustizieri, al momento si sa che sono ben 8 i sistemi di rilevamento di velocità da lui abbattuti nel giro di poco meno di 8 mesi.
I primi sette episodi risalgono allo scorso anno. Fleximan esordì con l’abbattimento dell’autovelox di Bosaro, sulla Statale 16, tra il 18 e il 19 maggio. Il 29 maggio fu il turno di Giacciano con Baruchella, a cui fece seguito, il 19 luglio, un nuovo accanimento contro l’apparecchio elettronico di rilevamento di Bosaro, avvenuto poco dopo il suo ripristino. Il quarto colpo fu realizzato a Taglio di Po il 6 agosto, poi ci fu una breve pausa. Gli abbattimenti ripresero il 2 novembre, ancora una volta a Giacciano con Baruchella, per poi arrivare alla notte di Natale, durante la quale Fleximan buttò giù due colonnine, una a Corbola e una ancora una volta a Taglio di Po.
L’ultimo episodio si è verificato nella serata dello scorso mercoledì 3 gennaio: ad essere colpito l’autovelox installato lungo la strada statale Romea a Rosolina, nel basso Polesine. In questo caso, gli inquirenti dovrebbero poter disporre di alcune immagini riprese dalle videocamere di sorveglianza installate nei pressi del chilometro 71-760. Il materiale è ora al vaglio dei carabinieri del comando provinciale di Rovigo.
L’identità di Fleximan è ancora sconosciuta, ma il suo nome è diventato in breve tempo un vero e proprio simbolo di protesta contro gli autovelox, considerati da molti un’ingiustizia e un modo per fare cassa da parte delle amministrazioni locali.
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