Il vulcano dei Campi Flegrei è stato caratterizzato da un’agitazione continua negli ultimi 70 anni. Durante questo lungo periodo si sono verificati decine di migliaia di piccoli terremoti
10 GIUGNO 2023 – FONTEUFFICIALE – BREAKING NEWS – Nuove evidenze suggeriscono che la crosta della caldera dei Campi Flegrei, una zona vulcanica situata nel sud Italia, risulti indebolita. Uno studio condotto da esperti della Vulcanologia dell’University College London (UCL), dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Osservatorio Vesuviano (INGV-OV) e dell’INGV Sezione Bologna, pubblicato su “Communications Earth & Environment”, ha rivelato questa scoperta. Tuttavia, l’INGV ha precisato che al momento questi risultati non hanno implicazioni dirette sulla sicurezza della popolazione.
Lo studio indica che gli episodi di sollevamento degli ultimi decenni hanno causato un progressivo indebolimento della crosta della caldera dei Campi Flegrei. Si è notato che la crosta sta passando da una fase “elastica” a una fase “inelastica”. Il vulcano dei Campi Flegrei, che ha eruttato per l’ultima volta nel 1538, è stato caratterizzato da un’agitazione continua negli ultimi 70 anni, con picchi di attività negli anni ’50, ’70 e ’80, e una fase più lenta di agitazione nell’ultimo decennio. Durante questi periodi, si sono verificati decine di migliaia di piccoli terremoti, e la città di Pozzuoli è stata sollevata di circa 4 metri, corrispondenti all’altezza di un autobus a due piani.
Il professor Christopher Kilburn, autore principale dello studio, ha affermato che i Campi Flegrei si stanno avvicinando alla rottura, ma ciò non implica necessariamente un’eruzione imminente. La rottura potrebbe aprire una crepa nella crosta, ma è ancora necessario che il magma venga spinto verso l’alto per innescare un’eruzione. Questo studio è il primo ad applicare un modello basato sulla fisica della rottura delle rocce in tempo reale a un vulcano. Kilburn ha sottolineato come i Campi Flegrei si siano comportati come previsto dal modello sin dal 2017, con un aumento dei terremoti che indica una pressione ascendente dal basso.
L’attività della caldera è causata dai movimenti di fluidi a una profondità di circa 3 chilometri, che potrebbero essere costituiti sia da magma che da gas vulcanici. Anche se la causa del sollevamento attuale potrebbe essere di origine idrotermale, i ricercatori non escludono un possibile contributo magmatico. Secondo il team, gli effetti accumulativi degli eventi sismici degli ultimi decenni indicano che un’eruzione potenziale potrebbe essere preceduta da segnali relativamente deboli come un minore sollevamento del suolo e una minore attività sismica.
Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di analisi quantitative sempre più approfondite delle relazioni tra i segnali registrati in superficie dalle reti di monitoraggio e i processi che li generano. Questo è essenziale per fornire valutazioni più accurate della pericolosità vulcanica.
Secondo il team di ricerca, ci sono diversi possibili scenari che potrebbero svilupparsi in relazione alla situazione dei Campi Flegrei. Uno scenario critico ipotizza che la persistenza del regime inelastico potrebbe portare a una rapida fratturazione degli strati superficiali della crosta, con precursori potenzialmente meno intensi rispetto a quelli tipici di una risalita di magma. Tuttavia, questa fratturazione potrebbe causare la depressurizzazione del sistema idrotermale, con conseguente cessazione del sollevamento del suolo e ripresa della subsidenza lenta.
Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di un’analisi accurata e quantitativa dei segnali superficiali e dei processi sottostanti al fine di valutare la pericolosità vulcanica in modo più attendibile. Questo approccio consentirebbe di comprendere meglio l’evoluzione della fratturazione delle rocce e la sismicità associata ai Campi Flegrei. Le conclusioni dello studio evidenziano la necessità di ulteriori ricerche e monitoraggio costante per valutare la situazione vulcanica e garantire la sicurezza della popolazione.
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