Negli ultimi giorni, i media hanno riportato in prima pagina l’inchiesta sui presunti “dossieraggi” perpetrati da un luogotenente della Guardia di Finanza nei confronti di importanti politici e personaggi pubblici
Da una settimana, l’inchiesta sui presunti “dossieraggi” ai danni di politici e personaggi noti tiene banco sui giornali italiani. Un luogotenente della Guardia di Finanza e un pm della Direzione Nazionale Antimafia sono accusati di accesso abusivo a sistemi informatici e banche dati.
Le accuse
Tutto è partito da tre inchieste del quotidiano Domani su un possibile conflitto d’interessi del ministro Guido Crosetto. Crosetto ha sporto denuncia a Roma, ipotizzando che le informazioni fossero riservate. Le indagini hanno portato a Perugia e coinvolto 15 persone, tra cui il luogotenente Pasquale Striano e il pm Antonio Laudati.
I fatti
Striano, tra il 2019 e il 2022, avrebbe effettuato circa 10mila accessi abusivi a diverse banche dati, scaricando migliaia di file e cercando informazioni su oltre 1.500 persone, tra cui politici (Crosetto, Lollobrigida, Calderone, Pichetto Fratin, Urso, Valditara, Conte, Renzi), vip (Cristiano Ronaldo, Massimiliano Allegri, Fedez) e altri.
I dubbi
Non è chiaro il movente di questi accessi. La Procura di Perugia nega l’esistenza di “dossier” ma parla di “ricerca di informazioni a strascico”. Chi ha commissionato queste ricerche? Il capo della DNA, Giovanni Melillo, dubita che Striano abbia agito da solo.
Il ruolo dei giornalisti
Quattro giornalisti di Domani sono indagati per concorso in accesso abusivo. Secondo la Procura, in alcuni casi avrebbero chiesto informazioni a Striano, in altri casi le avrebbero ricevute spontaneamente. Domani sostiene di aver ricevuto solo ordinanze e avvisi di chiusura indagine, non le SOS.
Le reazioni
La politica si è divisa sulla vicenda. La premier Meloni parla di “metodi da regime” e chiede di conoscere i mandanti. Il ministro Nordio vuole una Commissione d’Inchiesta parlamentare. Renzi e Conte chiedono chiarezza.
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