Cosa si rischia ad abbonarsi a una IPTV e come le autorità riescono a scoprire gli utenti

Cosa si rischia ad abbonarsi a una IPTV? Come fanno le autorità a scoprire gli utenti? Tutto quello che c’è da sapere in merito all’utilizzo del cosiddetto “pezzotto”

Cosa si rischia ad abbonarsi a una IPTV e come le autorità riescono a scoprire gli utenti

Le IPTV illegali, conosciute anche con il termine “pezzotto“, continuano a essere un fenomeno diffuso in Italia. Tuttavia, le autorità hanno intensificato controlli e sanzioni, rendendo sempre più rischioso l’utilizzo di questi servizi. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

IPTV: cosa sono e come funzionano

Le IPTV (Internet Protocol Television) permettono di accedere a contenuti televisivi a pagamento tramite internet, evitando i metodi tradizionali come digitale terrestre, satellite o cavo. Questo sistema consente di guardare programmi TV, film e altro su dispositivi come smart TV, computer, smartphone, tablet e box dedicati (es. Android TV Box, Fire Stick).

Gli utenti pagano per le IPTV illegali cifre molto inferiori rispetto agli abbonamenti regolari: generalmente tra 10 e 20 euro al mese o circa 150 euro all’anno. Questo garantisce accesso a un’ampia gamma di contenuti a pagamento, generando però enormi profitti per le organizzazioni criminali che gestiscono il sistema, con guadagni stimati in circa 2 milioni di euro al mese.

Cosa si rischia

Con i recenti emendamenti al decreto Omnibus, le sanzioni contro gli utenti e i gestori delle IPTV illegali sono state inasprite.

  • Multe per gli utenti: da 150 a 5.000 euro.

  • Rischio di carcere per i gestori: fino a 1 anno per chi non segnala attività illegali.

  • Reclusione per diffusione di contenuti protetti da copyright: da 6 mesi a 3 anni, con multe da 2.582 a 15.493 euro.

Inoltre, la Corte di Cassazione ha chiarito che anche solo usufruire di contenuti trasmessi da IPTV illegali costituisce un reato penale. Non importa il dispositivo utilizzato (es. Card Sharing, decoder o tv-box), ma l’azione fraudolenta in sé. A dimostrare l’intenzione di eludere il pagamento regolare basta il possesso delle chiavi di accesso pirata o l’utilizzo di un indirizzo IP che trasmette contenuti non autorizzati.

Come le autorità riescono a scoprire gli utenti

Molti utenti credono erroneamente che l’utilizzo delle IPTV illegali sia difficile da rilevare. In realtà, le autorità hanno strumenti avanzati per tracciare chi accede a questi servizi.

Recentemente, l’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha firmato un protocollo con la Guardia di Finanza e la Procura di Roma, che rende più semplice individuare gli utenti. Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, ha spiegato:

“Ogni fruizione illegale di contenuti video lascia un filo di Arianna digitale indelebile che consentirà alle forze dell’ordine di perseguire i pirati a cui saranno applicate in maniera automatica sanzioni fino a 5.000 euro. Nessuno può pensare di continuare a rubare contenuti illegalmente e farla franca”.

In pratica, il flusso dati generato dalla trasmissione delle IPTV è tracciabile. Quando le autorità sequestrano portali o dispositivi utilizzati per la trasmissione illegale, riescono anche a risalire agli indirizzi IP degli utenti che vi accedevano. Con il nuovo protocollo, la mole di controlli è stata aumentata, e le autorità possono intervenire più facilmente.

Un fenomeno diffuso

S secondo un’indagine condotta da Ipsos per la FAPAV (Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali), nel 2023 circa 11,8 milioni di italiani hanno utilizzato IPTV illegali. Questo significa che più di un italiano adulto su tre ha compiuto almeno un atto di pirateria.

I contenuti più visti illegalmente sono:
  • Film (76%)

  • Serie TV (58%)

  • Programmi televisivi (54%)

  • Eventi sportivi (38%)

Anche se lo sport rappresenta una quota minore rispetto ad altri contenuti, il mondo del calcio ha dichiarato guerra alla pirateria, spingendo per misure più severe.

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