L’Italia si colloca al 21esimo posto nella classifica dei 36 Paesi Ocse per quanto riguarda i salari medi annui, con una Retribuzione Annuale Lorda (RAL) di 44.893 euro. Questo dato la posiziona lontana dalle prime tre posizioni, occupate rispettivamente da Islanda, Lussemburgo e Stati Uniti, e anche al di sotto di Austria, Germania e Francia. Tuttavia, rispetto al 2022, la RAL è aumentata dell’1,8%. Questo incremento deve essere interpretato considerando diversi fattori che influenzano le variazioni salariali.
Secondo il rapporto Ocse, analizzato dall’Osservatorio Job Pricing, gli operai hanno registrato l’aumento di RAL più significativo. Nonostante ciò, i Ceo sono i più pagati, con stipendi che sono nove volte superiori rispetto a quelli degli operai.
Per quanto riguarda le differenze salariali tra Nord e Sud Italia, gli stipendi nel Nord sono superiori di circa 3.700 euro rispetto a quelli nel Sud. Questa disparità è in parte attenuata dalla teoria del catching-up, che suggerisce che i redditi delle regioni meno sviluppate tendono a convergere verso quelli delle aree più ricche. Le retribuzioni più elevate in Italia si riscontrano in Trentino, Lombardia, Lazio, Liguria e Piemonte, mentre la RAL più bassa è in Basilicata.
Gli stipendi delle grandi aziende sono aumentati meno rispetto ad altri settori, con i livelli più alti riscontrati nei servizi finanziari. Il gender pay gap rimane un problema, con gli uomini che guadagnano mediamente il 7,3% in più rispetto alle donne, e la differenza è più marcata tra gli impiegati, mentre è inferiore tra quadri e dirigenti.
Durante la carriera lavorativa, il salario cresce mediamente del 33,1%, con un tasso di crescita più elevato per gli under 35. Inoltre, il titolo di studio influisce significativamente sul reddito, con i laureati che guadagnano in media il 45,5% in più rispetto ai non laureati.