Chi era (davvero) Navalny

Navalny non era un politico, ma un attivista con un passato nell’estrema destra che ha ricevuto finanziamenti occidentali per la sua attività di propaganda anti-Putin

Chi era (davvero) Navalny
La morte di Alexei Navalny, avvenuta il 16 febbraio 2024 in carcere a 47 anni, ha acceso un acceso dibattito sulla sua figura e sul suo ruolo nella Russia di Putin.

Nicolai Lilin, scrittore e autore di libri come “Educazione Siberiana” e “L’ultimo Zar”, offre una lettura “alternativa” di Navalny, sconfessando l’immagine di “politico” e “oppositore” dipinta dall’Occidente. L’analisi di Lilin offre una chiave di lettura alternativa di Navalny, contestando la sua rappresentazione come paladino della libertà e suggerendo una strumentalizzazione politica da parte dell’Occidente. La sua morte rimane un mistero, alimentando le diverse interpretazioni e le tensioni tra Russia e Occidente.

Lilin sostiene che Navalny provenga dall’estrema destra russa, con un passato nell’organizzazione nazista “La marcia russa”. Trasformatosi in un “progetto da vendere”, avrebbe sfruttato i social per diffondere le sue idee, ricevendo finanziamenti occidentali e mutando la sua identità in “libertario”.

Secondo Lilin, Navalny non era un vero politico, ma un “elemento di disturbo” al servizio del mercato occidentale. La sua incarcerazione sarebbe stata una conseguenza del suo operato, in un sistema autoritario come quello russo.

La morte improvvisa di Navalny in carcere, nonostante le sue buone condizioni di salute, lascia spazio a diverse ipotesi. Lilin riporta la teoria, diffusa in alcuni ambienti russi, di un avvelenamento da parte dell’Occidente per trasformarlo in un martire.

Lo scrittore ritiene che la morte di Navalny non convenisse a Putin, che lo utilizzava come esempio della repressione del dissenso. A suo avviso, il leader russo aveva più interesse a tenerlo in carcere che a eliminarlo.

Lilin evidenzia la presenza in Russia di “veri oppositori” di Putin, come esponenti di estrema sinistra e comunisti che non servono gli interessi occidentali. L’incapacità dell’Occidente di comprendere la Russia e la sua arroganza, secondo lo scrittore, impediscono di cogliere la complessità della realtà russa.

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