La Cgil ha comunicato che il numero di lavoratori coinvolti in crisi industriali è raddoppiato, raggiungendo un totale di 118.000 persone. Nel 2024 si è registrato un notevole aumento dei tavoli di crisi presso l’unità di crisi del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Infatti, i lavoratori coinvolti sono passati da 58.026 a 105.974 in pochi mesi
La Cgil ha comunicato che il numero di lavoratori coinvolti in crisi industriali è raddoppiato, raggiungendo un totale di 118.000 persone. Questo dato è emerso in un contesto in cui nel 2024 si è registrato un notevole aumento dei tavoli di crisi presso l’unità di crisi del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Infatti, i lavoratori coinvolti sono passati da 58.026 a 105.974 in pochi mesi.
Pino Gesmundo, segretario confederale della Cgil e responsabile delle politiche industriali, ha commentato la situazione, affermando che “le numerose vertenze aperte nel 2024 parlano di una incapacità totale del pubblico di indirizzare le politiche industriali in settori strategici e rilevanti per il Paese”. Secondo Gesmundo, le politiche industriali del Governo Meloni non sono state sufficienti e non hanno risolto i problemi reali che affliggono l’industria italiana.
Inoltre, Gesmundo ha osservato che negli ultimi trent’anni le decisioni riguardanti l’industria sono state influenzate principalmente da multinazionali e fondi speculativi. Questi soggetti hanno acquisito aziende italiane a prezzi bassi, beneficiando di aiuti governativi, mentre la politica e lo Stato si sono mostrati distanti dalle necessità del settore.
Il segretario confederale ha aggiunto che “il nostro tessuto industriale è stato via via impoverito ed è oggi più che mai impreparato alle sfide globali”. Ha sottolineato che la situazione geopolitica e la necessaria transizione ambientale e produttiva richiedono scelte diverse da parte delle imprese e dei governi, altrimenti saranno i lavoratori a pagare il prezzo di queste mancate decisioni.