Alexia parla della sua carriera: “ero una pedina mossa da altri”

Alexia, famosa per il suo successo negli anni ’90 con “Uh la la la”, riflettendo sulla sua carriera, ha ammesso di essersi sentita come una pedina in un sistema che non controllava. Ora, dopo un lungo processo di auto-riflessione, si esibirà al festival Tomorrowland. Sottolinea la differenza tra le donne che si considerano emancipate oggi e quelle che si impegnano realmente per la loro autodeterminazione

Alexia parla della sua carriera: ero una pedina mossa da altri

Nel 1997, Alexia raggiunse il primo posto nelle classifiche musicali di nove Paesi con il brano “Uh la la la”. Ora, la canzone è stata rivisitata dalle Nervo, gemelle dj australiane, e Alexia si esibirà al Tomorrowland, il principale festival europeo di musica elettronica in Belgio.

Riflettendo sulla sua carriera nel 1997, Alexia esprime tenerezza verso se stessa, ammettendo di non avere un’idea chiara di ciò che voleva. “Provo tenerezza: non ho mai avuto un’idea precisa di quello che volevo dalla carriera. Inseguivo la qualità. Allora, dopo tre hit di successo era arrivata questa, più lenta, che mi permetteva di mostrare un altro mio lato. Ma, dopo tanti concerti e produzioni, è arrivato il burnout”.

Spiega che si sentiva sopraffatta, senza tempo per se stessa, e si chiedeva chi fosse realmente in mezzo a tutto quel caos. “Continuavo a girare come una trottola, senza avere tempo per me. A un certo punto mi sono chiesta: ma io, in tutto questo, chi sono? Ho scelto di rallentare un po’ la mia carriera: ero una ragazza di 27 anni che ne dimostrava anche meno e zompettava da un palco all’altro, sprigionando un sacco di energia, ma ignara che avrebbe pagato un conto altissimo”.

Alle soglie del 2000, Alexia ha avuto un crollo psicologico rendendosi conto di essere solo una pedina in un sistema che non immaginava così. “Alle soglie del 2000 ho avuto un crollo nel realizzare che ero una pedina mossa all’interno di un sistema. Non era così che mi immaginavo che fosse questo ambiente”. Per uscirne, ha intrapreso un lungo processo di auto-riflessione, lavorando molto su se stessa. Ha capito di desiderare una vita familiare e dei figli, motivo per cui si è allontanata dalle scene, rinunciando a molte cose, tra cui il successo nelle classifiche. “È stato un processo lungo, ho dovuto lavorare molto su me stessa. A un certo punto ho capito che volevo anche una vita famigliare, volevo dei figli e anche per quello mi sono allontanata dalle scene per un periodo. Ho rinunciato a tante cose, tra cui i primi posti in classifica”.

Parlando dell’emancipazione femminile oggi rispetto agli anni Novanta, Alexia distingue tra chi si considera emancipata esibendosi nei selfie e chi lo è realmente studiando, lavorando e autodeterminandosi. “Vedo due categorie: quelle che si considerano emancipate magari spogliandosi o ammiccando nei selfie perché rivendicano libertà di essere loro stesse, non rendendosi conto che sono in realtà una massa di persone tutte uguali. E poi ci sono persone davvero emancipate perché studiano, lavorano e sono autodeterminate”.

Commentando la libertà delle cantanti di usare il proprio corpo sul palco, Alexia ricorda che la sua immagine era influenzata dalla moda dell’epoca. Nota come oggi le ragazze giustifichino certe esibizioni come libertà, influenzate dai social media, che hanno un impatto anche sulla musica. “Quando sono diventata popolare la mia immagine era legata a ciò che ci suggeriva la moda dell’epoca, ma in questo modo ho avuto la fortuna di rispecchiare un periodo in cui le ragazze dovevano avere un po’ più di grinta. Ora vedo ragazze di 16 anni con le unghie finte e il trucco marcato che usano la libertà come giustificazione per mostrarsi in un certo modo. Questo universo social contagia anche la musica, in qualche modo”.

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