Il petrolio è una miscela liquida di idrocarburi che si trova nei giacimenti degli strati superiori della crosta terrestre
Cose il petrolio? Il petrolio è una miscela liquida di idrocarburi che si trova nei giacimenti degli strati superiori della crosta terrestre ed è una fonte primaria di energia.
La parola “petrolio” deriva dal latino “petroleum“, che significa “olio di roccia“. Il petrolio è noto anche come “oro nero” ed è un liquido viscoso, infiammabile e di colore che varia dal nero al verde scuro. Il petrolio estratto direttamente dai giacimenti, prima di subire qualsiasi trattamento, viene chiamato “greggio” o “grezzo“.
La parola greca “náphthas” o “náphtha” fu utilizzata per la prima volta per descrivere il fiammeggio tipico delle emanazioni petrolifere.
Il petrolio è un’importante fonte di energia che viene utilizzata per la produzione di combustibili fossili come benzina, gasolio e gas naturale. La sua estrazione, il trasporto e l’utilizzo hanno impatti significativi sull’ambiente e sulla salute umana, come la contaminazione del suolo e dell’acqua e l’inquinamento atmosferico.
L’economia mondiale è strettamente legata alla produzione e all’uso del petrolio, il cui prezzo è influenzato da fattori geopolitici e dal mercato globale dell’energia.
Storia
Nell’antichità, i popoli erano a conoscenza dei giacimenti di petrolio superficiali e li utilizzavano per diversi scopi. Tra questi, vi erano la produzione di medicinali con funzioni lenitive e lassative, la produzione di bitume e l’utilizzo bellico del petrolio.
Nel poema epico Iliade, Omero menziona un “fuoco perenne” lanciato contro le navi greche. I bizantini, invece, utilizzavano il “fuoco greco“, un’arma a base di petrolio, olio, zolfo, resina e salnitro, che poteva incendiare le navi nemiche e le frecce imbevute della miscela.
Il petrolio era conosciuto anche nell’antico Medio Oriente. Marco Polo, nel suo libro Il Milione, ne parla come segue: “In Armenia, presso il reame di Mosul, vi è un’arca di Noè su una grande montagna, dove c’è una fontana di petrolio così abbondante che 100 navi possono esserne caricate contemporaneamente. Anche se non è commestibile, brucia bene ed è utile per la cura di alcune malattie della pelle. In tutta quella regione, non c’è altro tipo di olio disponibile per l’uso.”
Il petrolio, grazie alle sue proprietà terapeutiche, venne introdotto in Occidente come medicina dagli Arabi. Alcune fonti a cielo aperto in Sicilia, come Blufi e Petralia, diventarono famosi centri termali nell’antichità.
Sebbene il termine “petrolio” sia stato coniato dal mineralogista tedesco Georg Bauer nel XVI secolo, esistono prove che il filosofo persiano Avicenna lo abbia coniato già nel X secolo.
In Birmania, il petrolio fu sfruttato e commerciato a livello industriale fin dal 1700, diventando la fonte primaria di entrate della dinastia Konbaung. Nel 1885, dopo l’invasione britannica, lo sfruttamento passò alla Burma-Shell. Sulla penisola di Abşeron in Azerbaigian, nel 1593, venne descritto un pozzo di 35 metri scavato manualmente a Balakhani. Successivamente, i russi costruirono la prima raffineria sul posto nel 1837, sulla base di uno dei più grandi giacimenti di petrolio al mondo.
Nonostante la sua origine russa, l’industria petrolifera moderna viene fatta risalire agli Stati Uniti negli anni ’50 del XIX secolo, grazie all’iniziativa di Edwin Drake nelle vicinanze di Titusville, in Pennsylvania. Il 27 agosto 1859 venne aperto il primo pozzo petrolifero redditizio al mondo. Sebbene l’industria sia cresciuta lentamente durante il XIX secolo, non è diventata di interesse nazionale negli Stati Uniti fino agli inizi del XX secolo, quando l’introduzione del motore a combustione interna ha fornito una forte domanda che ha sostenuto l’industria. I primi piccoli giacimenti di petrolio in Pennsylvania e Ontario si sono esauriti rapidamente, portando ai cosiddetti “boom petroliferi” in Texas, Oklahoma e California. Altre nazioni con considerevoli riserve petrolifere nei loro possedimenti coloniali hanno iniziato a utilizzarle a livello industriale.
Negli anni ’50, il carbone era il combustibile più utilizzato al mondo, ma in seguito il petrolio lo ha sostituito al 90% circa del fabbisogno di energia nel ventunesimo secolo. Tuttavia, le crisi energetiche del 1973 e del 1979 hanno sollevato preoccupazioni sulla limitatezza delle riserve di petrolio. Il prezzo del petrolio è stato caratterizzato da forti oscillazioni nel tempo, aumentando fino a circa 147 dollari il barile nel 2008, per poi diminuire a 45 dollari nello stesso anno a causa della recessione globale e delle prese di beneficio degli speculatori. Successivamente, il prezzo è salito di nuovo sopra i 100 dollari nel marzo 2011. L’OPEC ha preso in considerazione di ridurre la produzione per aumentare i prezzi, ma il re dell’Arabia Saudita si è dichiarato disposto ad aumentare l’estrazione di petrolio per riportare i prezzi a un livello ragionevole.
Il petrolio è da lungo tempo una delle materie prime più importanti del mondo, poiché viene utilizzato come fonte di energia trasportabile per la maggior parte dei veicoli e come base per molti prodotti chimici industriali. Tuttavia, l’accesso al petrolio è stato spesso una causa di conflitti militari, tra cui la guerra del Golfo. La maggior parte delle riserve di petrolio sono situate nel Medio Oriente, una regione politicamente instabile.
L’uso dei derivati del petrolio rappresenta la principale causa di inquinamento ambientale e del riscaldamento globale, e per questo si stanno studiando fonti alternative e rinnovabili di energia. La transizione energetica è il processo di sostituzione del petrolio con altre forme di produzione energetica sostenibili per la vita sul pianeta Terra.
Proprietà del greggio
Il greggio è una sostanza liquida dall’aspetto viscoso, che può variare dal giallo chiaro al marrone scuro o verdastro.
La sua densità relativa è generalmente inferiore a quella dell’acqua, il che significa che ha un peso specifico minore. Tuttavia, il colore del greggio può diventare più scuro in base alla presenza di idrocarburi con peso molecolare più elevato.
La densità e la viscosità del greggio sono strettamente legate al suo peso molecolare medio: maggiore è il peso molecolare medio dei suoi componenti, maggiore sarà la densità e la viscosità della sostanza.
Proprietà chimiche del petrolio
Il petrolio è un composto complesso costituito principalmente da idrocarburi (composti chimici contenenti carbonio e idrogeno) e da una miscela di impurità come acqua, composti solforati, azotati, ossigenati e tracce di metalli. La sua colorazione varia dal giallo chiaro al marrone scuro o verdastro e la sua densità relativa è in genere inferiore a 1, il che significa che ha un peso specifico minore dell’acqua.
La composizione chimica del petrolio varia a seconda del giacimento petrolifero da cui viene estratto. In media, un petrolio tipico è costituito dal 30% di paraffine, il 40% di nafteni, il 25% di idrocarburi aromatici e il restante 5% è composto da altre sostanze. I petroli che contengono una maggior quantità di alcani sono noti come “petroli paraffinici“, mentre quelli con una maggiore quantità di cicloalcani sono chiamati “petroli naftenici“. I petroli paraffinici si trovano generalmente in zone più profonde del sottosuolo, mentre i petroli naftenici sono presenti in quantità maggiori in zone più superficiali.
Il petrolio contiene anche composti solforati come solfuri e disolfuri, composti azotati come chinoline e composti ossigenati come acidi naftenici, terpeni e fenoli. In genere, la quantità totale di questi composti non supera il 7% della massa del petrolio.
La composizione elementare del petrolio è principalmente costituita da carbonio e idrogeno, con una percentuale media dell’85% di carbonio, il 13% di idrogeno e il rimanente 2% composto da altri elementi. Gli altri elementi presenti nel petrolio sono principalmente zolfo (0,05-8% in peso), azoto (0,02-1,3% in peso) e ossigeno (0,05-3% in peso), insieme a tracce di metalli come nichel, vanadio, molibdeno, cobalto, cromo, cadmio, piombo, arsenico e mercurio. La presenza di questi metalli deve essere presa in considerazione durante la lavorazione del petrolio in raffineria, poiché possono interferire con i catalizzatori utilizzati in molti processi. Inoltre, i prodotti finali con una maggiore quantità di questi metalli producono maggiori quantità di ceneri e particolato.
Caratterizzazione e classificazione del petrolio
I tipi di petrolio presentano una vasta gamma di caratteristiche che li differenziano tra loro. Queste differenze includono la resa, il contenuto di zolfo, metalli pesanti e l’acidità. Spesso, ma non sempre, i petroli più pesanti tendono ad avere un contenuto di zolfo più elevato. È invece una caratteristica costante che le frazioni a temperatura più elevata di un dato petrolio abbiano un tenore di zolfo maggiore rispetto alle frazioni a temperatura più bassa.
In generale, sebbene con alcune eccezioni, i petroli che contengono una maggiore quantità di frazioni leggere sono considerati più costosi. Un altro fattore che influisce sul valore del petrolio greggio è il contenuto di zolfo. Durante il processo di raffinazione, il zolfo deve essere rimosso e tale operazione di purificazione diventa più costosa quanto più elevato è il contenuto di zolfo.
Altri parametri che influenzano il valore del petrolio greggio sono l’acidità e il contenuto di metalli pesanti come il vanadio. La conoscenza di questi ultimi due parametri è fondamentale nella progettazione di impianti di raffinazione del petrolio, poiché i petroli acidi o con elevati contenuti di vanadio richiedono impianti costruiti con acciai speciali in grado di resistere alla corrosione.
A livello commerciale le diverse tipologie di petrolio non hanno lo stesso valore.
I seguenti criteri forniscono delle indicazioni su come distinguere un petrolio di qualità da uno di scarsa qualità:
- Tenore di zolfo: maggiore è la presenza di zolfo o di altri elementi eteroatomici, maggiore sarà la necessità di un processo di raffinazione più costoso. È importante limitare la presenza di zolfo per ragioni ambientali e per proteggere le parti più delicate degli impianti.
- Percentuale di benzine: a livello commerciale, la benzina è il componente più prezioso e remunerativo per un’azienda petrolifera. Di conseguenza, molti processi di raffinazione sono mirati ad aumentare la quantità e la qualità delle benzine, riducendo i componenti più pesanti (cracking) o aumentando quelli più leggeri. Un petrolio con una maggiore quantità di benzine ha un valore commerciale più elevato.
- Densità: un petrolio più denso contiene un maggior numero di molecole pesanti, che costituiscono i residui del processo di raffinazione. Di conseguenza, è necessario sottoporre il petrolio a processi più impegnativi in termini di temperatura (come il visbreaking) per spezzare le molecole pesanti e convertirle in componenti più leggeri.
Nell’industria petrolifera, si utilizza un’espressione specifica per descrivere la densità del petrolio, chiamata grado API.
La densità e il grado API sono correlati dalla seguente relazione:
°API = 141,5/ρ* – 131,3
dove ρ* rappresenta la densità relativa rispetto all’acqua. Questa relazione indica che un petrolio con la stessa densità dell’acqua avrà un grado API di 10°, mentre se è più pesante avrà un valore inferiore a 10°API e se è più leggero avrà un valore superiore a 10°API. Pertanto, un petrolio di qualità avrà un alto valore di grado API, superiore a 10°API.
Distillazione frazionata TBP
La distillazione frazionata TBP, acronimo di True Boiling Point, viene utilizzata per caratterizzare i diversi tipi di petrolio, poiché non esistono due petroli identici e la composizione può variare nel tempo o in base alla localizzazione del punto di estrazione. Questa metodologia, descritta negli standard ASTM D86 e D2892, stabilisce le condizioni normalizzate per l’operazione. Durante la distillazione frazionata, una quantità predefinita di petrolio grezzo viene riscaldata a pressione atmosferica.
A causa del riscaldamento, il petrolio comincia ad evaporare, con le frazioni più leggere che evaporano per prime. I vapori di petrolio vengono raffreddati, condensati e raccolti in un recipiente graduato. Le frazioni più volatili, chiamate “basso-bollenti“, evaporano per prime, seguite dalle frazioni meno volatili, chiamate “alto-bollenti“. Durante questa distillazione, il petrolio diventa gradualmente meno volatile e richiede temperature sempre più elevate per essere distillato. Il test mira a misurare il rendimento percentuale di ogni frazione evaporata, in base agli intervalli di temperatura a cui viene sottoposto il campione. Il test si interrompe quando il campione raggiunge i 550 °C, poiché a questa temperatura avvengono reazioni chimiche che modificano la natura delle molecole. Il volume residuo a 550 °C viene definito come “residuo“.
I risultati del test TBP sono di grande importanza, in quanto consentono di caratterizzare i diversi tipi di petrolio, determinarne il valore di mercato e prevedere i rendimenti durante il processo di raffinazione. È fondamentale considerare che le frazioni ottenute dalla distillazione non sono pronte per l’uso finale e richiedono ulteriori operazioni di lavorazione all’interno delle raffinerie.
Produzione di petrolio
La produzione di petrolio e dei suoi derivati coinvolge diverse fasi, che sono tradizionalmente raggruppate in tre insiemi di processi:
- Upstream: comprende le procedure necessarie per estrarre il petrolio grezzo dal sottosuolo. Queste includono la ricerca del giacimento (esplorazione), la perforazione dei pozzi per l’estrazione del petrolio e il processo di estrazione effettiva dal sottosuolo.
- Midstream: comprende le procedure legate al trasporto del petrolio grezzo dal sito di estrazione al sito di raffinazione, nonché lo stoccaggio temporaneo del petrolio.
- Downstream: comprende i processi di raffinazione del petrolio grezzo per ottenere i prodotti derivati destinati al commercio. Questi prodotti includono carburanti, lubrificanti, petrochimici e altri materiali. Il downstream coinvolge anche la distribuzione e la vendita dei prodotti raffinati.
Poiché il gas naturale viene spesso estratto insieme al petrolio dai giacimenti, queste tre fasi si applicano anche alla produzione di gas naturale. Tuttavia, i processi di midstream e downstream possono variare a seconda che si riferiscano al petrolio o al gas naturale.
Esplorazione
La fase dell’esplorazione è il processo di ricerca dei depositi di petrolio, con l’obiettivo di estrarli successivamente. Questa ricerca viene di solito condotta attraverso la prospezione geofisica, che coinvolge l’analisi delle proprietà fisiche del sottosuolo per determinare la presenza di variazioni specifiche nelle proprietà del terreno, indicanti la presenza di trappole strutturali o altre strutture in grado di accumulare idrocarburi.
Estrazione
Dopo la fase di esplorazione, si passa all’estrazione del petrolio. Questo avviene attraverso l’utilizzo di apposite strutture di perforazione chiamate torri di perforazione o trivellazione, conosciute come derrick. Nelle aree marine, come le piattaforme petrolifere, queste torri vengono posizionate su una struttura offshore.
Di solito, il petrolio si trova in depositi all’interno di rocce porose ed è caratterizzato da una pressione elevata. Ciò permette al petrolio di risalire spontaneamente attraverso il pozzo petrolifero. In alcuni casi, tuttavia, è necessario utilizzare pompe petrolifere per estrarre il petrolio, sia per accelerarne la risalita che quando la risalita spontanea non è sufficiente.
Quando l’estrazione del petrolio diventa più complessa, è possibile aumentare la pressione all’interno del giacimento iniettando gas o acqua negli strati del deposito. Ciò aiuta ad agevolare il pompaggio del petrolio in superficie.
L’estrazione del petrolio è un processo delicato che richiede attenzione e utilizzo di tecniche specifiche per garantire un’efficace produzione di questo prezioso combustibile.
Trattamento preliminare
Di solito, il petrolio grezzo viene sottoposto a un trattamento preliminare direttamente sul luogo in cui viene estratto dal sottosuolo. Durante questo processo, l’acqua e le componenti minerali vengono separate come primo passo prima che il petrolio venga inviato per la raffinazione. Questa separazione può avvenire attraverso distillazione, metodi gravitativi, cicloni, e altri mezzi.
L’acqua separata di solito contiene una certa quantità di sali disciolti, principalmente cloruro di sodio, e non può essere utilizzata per scopi agricoli, industriali o civili. Pertanto, nella maggior parte dei casi, viene reiniettata nel sottosuolo all’interno dell’acquifero del giacimento per mantenere la pressione e garantire una produzione petrolifera stabile. In alternativa, può essere reiniettata in livelli rocciosi permeabili che la assorbiranno facilmente, a condizione che siano presenti nel sistema geologico in cui si trova il giacimento.
Trasporto del Petrolio
Dopo l’estrazione, il petrolio viene avviato al trasporto attraverso diversi mezzi, come oleodotti o petroliere, fino al luogo in cui verrà raffinato. Le petroliere sono capaci di trasportare quantità variabili di petrolio, di solito comprese tra 100.000 e 3 milioni di barili. Nel caso del trasporto terrestre, esistono due opzioni principali: il pompaggio del petrolio attraverso gli oleodotti o l’utilizzo di vagoni ferroviari specificamente progettati per questo scopo.
Trasformazione del petrolio
Dopo l’estrazione, il petrolio viene condotto alle raffinerie, dove vengono effettuate una serie di operazioni di trasformazione per produrre una varietà di prodotti utilizzati quotidianamente. Le trasformazioni del petrolio sono di diversa natura e comprendono diverse fasi.
Il processo di raffinazione può essere suddiviso in tre fasi principali:
- Separazione fisica dei componenti del petrolio per ottenere diversi tagli;
- Processi chimici per migliorare la qualità dei tagli ottenuti;
- Purificazione dei prodotti finali.
Le principali operazioni di raffinazione includono:
- Decantazione e separazione dell’acqua;
- Dissalazione;
- Distillazione atmosferica (nota anche come topping);
- Distillazione sotto vuoto (nota anche come vacuum);
- Reforming;
- Desolforazione (per rimuovere lo zolfo che, altrimenti, verrebbe rilasciato sotto forma di SOx, agenti inquinanti);
- Cracking, alchilazione, isomerizzazione.
Ogni distillato di petrolio è composto da molecole di dimensioni simili. Poiché il processo di distillazione non può essere perfetto, ogni distillato contiene una piccola quantità del distillato più leggero e una piccola quantità del distillato più pesante. Di conseguenza, le temperature di ebollizione di un distillato “coprono” parzialmente quelle del distillato immediatamente più leggero e immediatamente più pesante.
I gas formati durante le varie fasi del processo (metano, etano, propano e butano) vengono raccolti e utilizzati per produrre energia per il funzionamento della raffineria o vengono valorizzati come prodotti finiti.
Il distillato che costituisce la benzina deve subire diverse lavorazioni poiché la benzina ottenuta dalla distillazione presenta un basso numero di ottani. Pertanto, vengono utilizzati processi come l’isomerizzazione e il reforming.
La frazione più pesante viene inviata al processo di distillazione sottovuoto per recuperare i combustibili liquidi che rimangono sul fondo della colonna di distillazione, utilizzando processi come il cracking catalitico, l’idrocracking e il visbreaking per aumentare ulteriormente la produzione di combustibili liquidi. Altri processi come l’alchilazione vengono utilizzati per convertire parte dei gas in benzina, mentre il processo di coking ritardato viene utilizzato per produrre coke.
Ci sono anche altri processi per recuperare le paraffine e le cere (come la vaselina), che vengono utilizzate anche nell’industria cosmetica. Il residuo finale viene utilizzato per produrre bitume che, miscelato con pietrisco fine e sabbia, viene impiegato nella pavimentazione stradale. Nella lista dei prodotti raffinati rientra anche lo zolfo ottenuto dal processo di desolforazione. Infine, va ricordato che il petrolio (nella frazione nota come virgin nafta) è anche una materia prima per l’industria petrolchimica per la produzione di plastica.
I prodotti finali del processo di raffinazione includono quindi GPL, benzina, cherosene, gasolio, oli lubrificanti, bitume, cere e paraffine.
Prodotti derivati del petrolio
- Le molecole di catene nell’intervallo di C5-7 corrispondono a nafta leggera che ha la proprietà di evaporare facilmente. Questa viene utilizzata come solvente, fluido per la pulizia a secco e in altri prodotti che richiedono un’asciugatura rapida.
- Le benzine sono composte da catene ramificate che vanno da C6 a C9.
- Il cherosene è formato da catene che vanno da C10 a C15, seguito dal carburante per motori diesel e per il riscaldamento (che va da C10 a C20) e da combustibili più pesanti, come quelli utilizzati nei motori navali. Questi prodotti derivati del petrolio sono liquidi a temperatura ambiente.
- Gli oli lubrificanti e i grassi semi-solidi (come la vaselina) rientrano nell’intervallo da C16 a C20.
- Le catene superiori a C20 sono solide a temperatura ambiente e comprendono la paraffina, il catrame e il bitume utilizzati per l’asfalto.
Inoltre, i prodotti petrolchimici costituiscono un importante gruppo di prodotti derivati: gli idrocarburi vengono convertiti in prodotti chimici come etilene, propilene e metanolo. Questi prodotti chimici di base vengono successivamente trasformati in buteni, acetaldeide, acido acrilico e composti aromatici, che a loro volta vengono utilizzati per la produzione di polimeri.
Impatti ambientali dell’industria petrolifera
L’industria petrolifera ha un impatto notevole sull’ambiente e sulla società, sia a causa di incidenti che delle attività di routine che comporta. L’estrazione del petrolio è un processo costoso che può causare danni all’ambiente marino circostante. Ad esempio, le operazioni di esplorazione sismica e di perforazione possono disturbare gli habitat marini e danneggiare le alghe, che svolgono un ruolo cruciale nella catena alimentare marina. Inoltre, l’uso di petroliere comporta il rischio di incidenti che possono provocare danni gravi agli ecosistemi costieri.
Le fuoriuscite di petrolio dalle petroliere incidentate hanno causato danni significativi a numerosi ecosistemi marini, come accaduto in Alaska, nelle Isole Galapagos e in Spagna. Le conseguenze a lungo termine di tali incidenti possono essere devastanti, poiché il petrolio può persistere nell’ambiente per anni, causando la morte della fauna marina e danneggiando gli habitat.
Inoltre, l’attività di estrazione e accumulo di idrocarburi può provocare il fenomeno della subsidenza, ovvero un graduale abbassamento del terreno, con conseguenze sulla stabilità degli edifici e delle infrastrutture, oltre a favorire l’accumulo di acque superficiali. Se l’area di produzione si trova vicino alla costa, la subsidenza può portare all’invasione delle acque marine in zone precedentemente emerse. L’entità della subsidenza dipende dalla profondità della roccia serbatoio, dalla quale avviene l’estrazione di gas naturale o petrolio.
L’industria petrolifera è anche responsabile dell’emissione di elevate quantità di gas serra nell’atmosfera. La combustione del petrolio nelle centrali elettriche e nei mezzi di trasporto rappresenta una delle principali fonti di emissioni di gas serra, contribuendo all’aumento dell’effetto serra e ai cambiamenti climatici. L’accumulo di gas serra nell’atmosfera può causare un aumento della temperatura globale, modifiche climatiche e fenomeni meteorologici estremi.
In Italia, l’industria petrolifera ha avuto un impatto significativo sulla subsidenza, specialmente nelle pianure costiere come il Delta del Po e lungo la costa adriatica, dove sono state estratte acque di giacimento e gas naturale da depositi poco profondi. Inoltre, l’industria petrolifera può avere effetti negativi sulla salute umana a causa dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua. In sintesi, l’industria petrolifera ha un impatto ambientale rilevante e può causare danni significativi all’ambiente, alla società e alla salute umana.
Curiosità sul petrolio
- Alcuni prodotti derivati dal petrolio includono la plastica, l’asfalto, il combustibile per automobili (benzina) e riscaldamento, nonché alcune parti dei veicoli realizzate con materiali derivati dal petrolio.
- Le riserve di petrolio sono depositi intrappolati all’interno delle rocce profonde sotto la superficie terrestre. Si trovano in tutto il mondo.
- Il petrolio viene misurato in barili, un barile corrisponde a circa 100-200 litri di petrolio.
- Alcune delle più grandi aziende del mondo sono coinvolte nell’estrazione e nella lavorazione del petrolio. I paesi che hanno un’importante produzione di petrolio hanno formato l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC).
- Il petrolio può essere classificato in diversi modi. Uno di questi è la sua provenienza geografica, ovvero dove viene estratto. Un altro criterio di classificazione è l’API, che misura la densità dell’olio, e infine la misurazione del contenuto di zolfo, che descrive il petrolio come “dolce” (basso contenuto di zolfo) o “acido” (alto contenuto di zolfo).
- Gli ingegneri utilizzano attrezzature sofisticate, compresi i satelliti, per individuare potenziali riserve di petrolio sia sulla terraferma che negli oceani. Talvolta si perfora un’area senza avere certezze, in un’operazione chiamata wildcatting, che comporta un certo rischio.
- Il petrolio è dannoso per l’ambiente. Il processo di estrazione e la produzione di prodotti derivati dal petrolio sono tossici, e le perdite di petrolio durante la perforazione causano gravi danni agli ecosistemi marini. L’uso del petrolio ha un impatto negativo sull’ambiente poiché il carbonio rilasciato contribuisce all’aumento delle temperature e al riscaldamento globale. Inoltre, molti prodotti a base di petrolio, come la plastica, non sono biodegradabili.
- La parola “petrolio” deriva dal latino “petra“, che significa “roccia“, e “oleum“, che significa “olio“.
- Esistono alcune aree in cui il petrolio non è intrappolato sottoterra, ma emerge naturalmente sulla superficie, come ad esempio Yenangyaung, in Birmania.
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