Cos’è la kickboxing

La kickboxing è uno sport da combattimento che combina le tecniche di calcio tipiche delle arti marziali orientali ai colpi di pugno propri del pugilato

Cos'è la kickboxing

Cos’è la kickboxing. La kickboxing è uno sport da combattimento con radici antiche, originario del sud-est asiatico. È diventato popolare negli anni ’60 in Giappone e si è successivamente diffuso negli Stati Uniti. La disciplina unisce le tecniche di calcio tipiche delle arti marziali orientali, in particolare quelle sudcoreane, con i colpi di pugno caratteristici del pugilato.

La kickboxing combina quindi calci e pugni, permettendo ai praticanti di colpire con le braccia e le gambe. Questo la distingue dal pugilato tradizionale, in cui è consentito utilizzare solo i pugni. La kickboxing può essere praticata da uomini e donne e offre numerosi benefici, tra cui il miglioramento della forza fisica, dell’autoefficacia e della gestione dello stress. È anche un ottimo esercizio cardiovascolare che contribuisce a migliorare la resistenza e a tonificare il corpo. Inoltre, può aiutare a perdere peso e a migliorare il benessere generale.

Storia della Kick Boxing

La kickboxing ha origini antiche, ma la sua versione moderna è stata sviluppata in Giappone negli anni Sessanta. In quel periodo, le principali forme di combattimento a contatto pieno erano il full contact karate, la muay thai thailandese, il Sambo russo, il taekwondo sudcoreano e il pugilato. I giapponesi iniziarono a organizzare gare di karate a contatto pieno, noto come karate full contact, che rapidamente acquisirono popolarità.

Negli anni ’70, alcuni maestri di arti marziali giapponesi iniziarono a sperimentare unendo le tecniche di pugno del pugilato con i calci del karate e del taekwondo. Da questa combinazione nacque il Full Contact Karate. Tuttavia, vi era confusione tra i nomi e gli stili, poiché nel Full Contact Karate i calci erano limitati alla parte superiore del corpo, mentre nella kickboxing giapponese erano ammessi anche calci alle gambe.

Tra gli anni Ottanta e Novanta, la kickboxing divenne molto popolare negli Stati Uniti. In questa versione, gli atleti indossavano pantaloni larghi e scarpe specifiche, e inizialmente era vietato colpire con calci sotto la cintura. Tra le organizzazioni principali vi erano la WKA (World Kickboxing Association) e la ISKA (International Sport Karate Association).

Nel 1993, in Giappone, fu organizzato il torneo K-1, dove “K” sta per Karate, Kempo e Kickboxing. Questo torneo, che seguiva le regole della kickboxing, permetteva anche l’uso di ginocchiate senza presa e di pugni saltati e girati. L’obiettivo del K-1 era mettere a confronto atleti di diverse arti marziali e sport da combattimento in un unico ring con un regolamento sportivo comune.

Grazie agli ingenti investimenti e all’entusiasmo dei giapponesi, il K-1 divenne il torneo più importante al mondo. Si divide in due categorie principali: il K-1 World Grand Prix per i pesi massimi e il K-1 MAX per i pesi medi. Oggi, il termine “K-1” è diventato sinonimo di uno sport da combattimento a sé stante, anche se vi partecipano atleti provenienti da altre discipline come la muay thai e la kickboxing. Il regolamento del torneo è noto come K-1 Style.

Kick Boxing: stili antichi e moderni

Musti-Yuddha è un antico sport da combattimento originario del subcontinente indiano ed è considerato una delle prime forme di kickboxing. Il termine “Musti-Yuddha” deriva dalle parole “muṣṭi” (pugno) e “yuddha” (lotta, battaglia, conflitto), e inizialmente era usato per descrivere qualsiasi arte di boxe. Oggi, il termine si riferisce principalmente al Muki boxe di Varanasi, che è l’unico stile disarmato sopravvissuto. Esiste anche una forma armata chiamata Loh-Musti, praticata nel Punjab, in cui i combattenti indossano un anello di ferro su una mano, ma oggi non è più utilizzata per sparring.

Nel Musti-Yuddha, i combattenti trascorrono anni di apprendistato, indurendo i pugni contro pietre e altre superfici dure fino a riuscire a rompere cocchi e rocce a mani nude. Gli attaccanti possono colpire qualsiasi parte del corpo, eccetto l’inguine, con particolare attenzione alla testa e al torace. Le tecniche includono pugni, calci, gomitate, ginocchiate e grappling. I pugili non indossano protezioni e possono combattere in match uno contro uno, uno contro più avversari, o in gruppi. La vittoria può avvenire per knockout, ringout o sottomissione. Questa arte marziale ha influenze in altre forme di combattimento che combinano pugni e calci, come la Muay Thai in Thailandia, la Muay Lao in Laos, il Pradal Serey in Cambogia, il Lethwei in Myanmar e il moderno Kickboxing.

La Kickboxing olandese è una variante della kickboxing che ha guadagnato molta visibilità nei tornei K-1 e nelle MMA. Combina tecniche di boxe, Muay Thai e Karate Kyokushinkai. Tra le sue caratteristiche principali ci sono l’accento sulle combinazioni di pugni e sui calci bassi, l’uso dei push kick e le fasi di clinch, anche se queste ultime sono meno comuni a causa delle restrizioni delle federazioni di kickboxing. La kickboxing olandese permette le ginocchiate, ma non le gomitate. Tra i praticanti più noti di questo stile ci sono Peter Aerts, Ramon Dekkers, Ernesto Hoost, Semmy Schilt, Remy Bonjasky, Melvin Manhoef, Gegard Mousasi, Alistair Overeem e Bas Rutten.

La kickboxing giapponese è un predecessore della kickboxing moderna e ha avuto un ruolo importante nello sviluppo dello sport.

La kickboxing americana è emersa negli anni ’70, dopo il successo dello sport in Oriente, e rappresenta una delle sue varianti più popolari.

Il Kyuk Too Ki, conosciuto anche come Korean Kickboxing, è uno stile di combattimento sviluppato in Corea del Sud negli anni ’90. Combina i calci del Taekwon-Do con le tecniche della Muay Thai e del Karate Kyokushinkai. Gli atleti che praticano il Kyuk Too Ki competono in varie discipline a contatto pieno, come la kickboxing, il K-1 e le MMA.

La Muay Thai è uno stile di kickboxing originario del sud-est asiatico, noto per la sua tecnica di combattimento a contatto pieno.

Il Muay Lao, proveniente dal Laos, è una variante della Muay Thai e discende dalla Muay Boran, l’antico arte marziale thailandese.

Il Pradal Serey è uno stile cambogiano assimilato dalla Muay Lao e dalla Muay Thai quando l’Impero Khmer controllava queste regioni.

Il Lethwei, praticato in Myanmar, è un’arte marziale che si distingue per il fatto che viene praticata a mani nude e consente l’uso delle testate.

Tecniche nella Kick Boxing

La kickboxing utilizza diverse tecniche di pugno e di calcio, che possono essere suddivise in principali e speciali.

Le tecniche di pugno nella kickboxing sono simili a quelle del pugilato occidentale. Il pugno diretto è un colpo sferrato estendendo completamente il braccio in avanti, mirato al volto o al busto dell’avversario. Questo pugno fondamentale viene eseguito utilizzando la torsione della gamba di supporto, della schiena e delle spalle. Il gancio è un pugno eseguito con il braccio piegato ad uncino, ruotando la spalla per dare forza al colpo. Il montante è un pugno sferrato dal basso verso l’alto, solitamente diretto al mento dell’avversario, ma può colpire anche il busto o l’addome.

Le tecniche di calcio nella kickboxing sono varie e alcune sono considerate fondamentali, mentre altre sono varianti speciali. Il calcio frontale viene eseguito portando la gamba al petto e poi estendendola in avanti per colpire con l’avampiede o, più raramente, con il tallone. Il calcio laterale è simile al frontale, ma eseguito da una posizione laterale, ruotando la gamba di supporto di 90 gradi e colpendo con il taglio del piede. Il calcio circolare, o rotante, implica un movimento circolare della gamba, colpendo con la tibia o il dorso del piede, e può essere diretto alle gambe, al fianco o al volto dell’avversario. Il calcio girato è eseguito ruotando il corpo di 360 gradi, mentre il calcio incrociato, o crescent kick, colpisce il volto con un movimento laterale ascendente della gamba. Il calcio ad ascia, invece, prevede che il piede scenda dall’alto verso il basso e lateralmente, usato spesso per aprire la guardia avversaria. Infine, il calcio ad uncino, o hook kick, è eseguito con una traiettoria di rientro e una rotazione di 90 gradi, colpendo con la pianta del piede o con il tallone.

Esistono anche altre tecniche di calci, come i “calci ruotati“, che comportano una rotazione della gamba di 360 gradi prima di colpire, i “calci ad elevazione” o saltati, e i “calci ruotati saltati” o “calci a tornado“.

Nella kickboxing americana, derivata dall’American Full Contact Karate, sono state sviluppate tre formule principali: Semi-contact, Light-contact e Full-contact. In seguito, sono emerse anche le discipline Low-kick e Kick-light. Con il tempo, la tecnica specifica di ciascuna di queste versioni si è evoluta, influenzando l’impostazione e la preparazione degli atleti. Per esempio, la guardia laterale, tipica del semi-contact, è considerata pericolosa e da evitare nel full-contact.

Regole della kick boxing

Nel mondo della kickboxing, gli atleti sono suddivisi in due categorie principali: i Juniores, che comprendono i partecipanti dai 16 ai 19 anni, e i Seniores, che vanno dai 19 ai 40 anni.

Durante un combattimento di kickboxing, gli atleti si affrontano su un ring. Il ring è una piattaforma di legno delimitata da corde tese tra quattro pali equidistanti. Il quadrato del ring di solito presenta protezioni negli angoli, che sono suddivisi in angolo rosso, angolo blu e due angoli neutri dello stesso colore. La lunghezza dei lati del ring può variare da circa 4,90 metri a circa 6,10 metri, e il bordo esterno deve avere una larghezza minima di circa 60 centimetri.

Ogni incontro è diretto da tre giudici che siedono vicino al ring, separati dagli spettatori. L’arbitro ha diversi compiti, tra cui garantire il rispetto delle regole, controllare il comportamento degli atleti e mantenere il controllo della competizione. Durante l’incontro, l’arbitro utilizza comandi come “STOP” per interrompere il combattimento, “BREAK” per ordinare agli atleti di separarsi, e “FIGHT” per riprendere l’incontro. L’arbitro può interrompere il combattimento se ritiene che uno degli atleti sia in difficoltà o se ci sono ferite o infortuni gravi che impediscono di proseguire.

Un partecipante può essere squalificato per violazioni delle regole o comportamenti antisportivi. La squalifica tecnica si applica quando le regole sono violate senza intenzionalità, mentre la squalifica comportamentale è imposta per violazioni intenzionali delle regole. Un incontro può terminare con una vittoria per punti, con l’arresto dell’incontro da parte dell’arbitro, per knockout (KO), per abbandono o per squalifica. Inoltre, un incontro può terminare con un “No-Contest” se l’arbitro decide di squalificare entrambi gli atleti.

Cinture di kick boxing

Nella kickboxing, ci sono sei cinture principali, con le cinture nere che si aggiungono successivamente. Le cinture nere arrivano fino al decimo dan. Per conseguire il terzo dan, è necessario attendere almeno tre anni dal conseguimento del secondo dan; per il quarto dan, il periodo di attesa è di almeno quattro anni, e così via.

La cintura gialla indica che l’atleta ha una buona posizione di guardia e conosce gli spostamenti base. Chi possiede questa cintura sa eseguire il diretto destro e sinistro, il low kick destro e il front kick destro medio.

La cintura arancione si ottiene quando, oltre a padroneggiare le tecniche della cintura gialla, l’atleta dimostra abilità nell’esecuzione delle tecniche di calcio.

La cintura verde viene assegnata a chi sa combinare le tecniche di pugno e calcio, è in grado di difendersi dai colpi base e ha una buona conoscenza delle tecniche di braccia.

Per ottenere la cintura blu, l’atleta deve perfezionare le tecniche dei calci volanti e girati, migliorare la tecnica e la destrezza fisica in combattimento.

La cintura marrone si raggiunge solo dopo aver acquisito tutte le tecniche difensive e di contrattacco.

Infine, la cintura nera si ottiene solo dopo aver appreso tutte le tecniche delle cinture precedenti, le combinazioni e le tecniche del combattimento avanzato.

Discipline da tatami

Il Point Fighting, che significa “combattimento a punti”, è una delle forme di kickboxing in cui i combattimenti sono suddivisi in brevi periodi di tempo e si basano sulla precisione dei colpi per accumulare punti. Questa disciplina è molto simile al karate, da cui ha avuto origine quando era noto come “karate contact” e quando la sigla W.A.K.O. stava per “World All Styles Karate Organization”. A differenza del full-contact, dove gli atleti lottano su un ring, il point-fighting si svolge su un tatami, un tappeto quadrato di dimensioni 7×7 metri. Durante il combattimento, ogni azione valida viene interrotta e viene assegnato un punto, quindi il combattimento si ferma fino a quando l’arbitro, consultandosi con gli altri due giudici, decide se attribuire il punto.

I punti vengono assegnati in base alla tecnica e alla zona colpita: 1 punto per un pugno al corpo, un pugno alla testa, un pugno in volo o un calcio al corpo; 2 punti per un calcio alla testa o un calcio al corpo in volo; 3 punti per un calcio alla testa in volo; 1 punto anche per una spazzata che fa cadere l’avversario. Gli atleti devono indossare protezioni obbligatorie, tra cui guanti, paratibia, calzari, paradenti, gomitiere, conchiglia e paraseno per le donne. In questa disciplina, i colpi di gancio e montante sono meno comuni, mentre le tecniche di calcio sono preferite. Il “blitz”, un attacco improvviso che porta a un contatto ravvicinato, è una tecnica caratteristica del point-fighting. Poiché il contatto deve essere limitato e controllato, il punto-fighting richiede rapidità, reattività e velocità, piuttosto che forza bruta, e può essere paragonato alla “scherma” nella kickboxing.

Il Light-Contact, che si traduce in “contatto leggero” o “contatto controllato”, è una variante del point-fighting che prevede combattimenti continuati a punti, ma con una gestione del contatto più libera. Gli atleti combattono su un tatami e sono liberi di muoversi senza interruzioni dell’arbitro dopo ogni tecnica eseguita. La durata del combattimento è di due o tre round da due minuti, a seconda della competizione. Gli atleti possono combattere a distanza ravvicinata e utilizzare tutte le tecniche di pugno e calcio previste. L’arbitro può fermare l’incontro solo in caso di clinch, eccessivo contatto, scorrettezze o uscita dal tatami. Le uscite dal tatami comportano una sottrazione di punti, e il quarto richiamo porta alla squalifica dell’atleta. Oltre all’arbitro centrale, tre giudici sommano i punti e assegnano la vittoria. Recentemente, è stato introdotto il sistema “easy scoring“, che utilizza tabelloni elettronici per monitorare i punti e determinare il vincitore in caso di parità.

Infine, la Kick-Light è una versione del light-contact che permette l’uso dei low kick, ovvero calci bassi mirati alla parte interna o esterna della coscia. Questa variante prevede che gli atleti si avvicinino ulteriormente, richiedendo una maggiore prontezza e mobilità per evitare e sfruttare i calci portati sotto la cintura

Discipline da ring

Il Full-contact, che significa “contatto pieno”, è considerata la formula principale della kickboxing. Questo stile è emerso negli Stati Uniti come una variante del karate a contatto pieno, ma si è evoluto, integrando il pugilato con le tecniche di calcio, diventando così una delle discipline di combattimento su ring più riconosciute.

Nel Full-contact, i combattimenti si svolgono a contatto pieno, richiedendo ai partecipanti di colpire con forza e potenza. A differenza del semi-contact e del light-contact, dove i colpi sono meno intensi, nel Full-contact i colpi devono essere robusti e incisivi. La preparazione fisica è cruciale, poiché è possibile vincere anche per Knock-out (K.O.), ossia quando un atleta subisce un colpo tale da rendergli impossibile proseguire l’incontro. Gli atleti combattono esclusivamente su un ring da boxe e possono muoversi liberamente. I combattimenti sono suddivisi in round che variano da tre a cinque, oppure da dieci a dodici, a seconda delle federazioni e dell’importanza della competizione. I colpi devono essere indirizzati al tronco e al volto, mentre i colpi sotto la cintura sono esclusi. Come nel light-contact, ci sono un arbitro centrale e tre giudici che assegnano i punti. Se l’incontro si conclude senza K.O. e senza intervento medico, la vittoria viene decisa in base ai punti accumulati.

Il Full-contact condivide molte caratteristiche con la boxe, come la preparazione atletica rigorosa e l’importanza della precisione nei movimenti e nella guardia. Tuttavia, a differenza del light-contact, i colpi nel Full-contact devono avere un impatto considerevole.

Esiste una versione del Full-contact chiamata Low-Kick, che aggiunge la possibilità di colpire con i low kick, ovvero calci circolari mirati alla parte interna o esterna del quadricipite e anche direttamente alla tibia. Questa versione ha visto una diminuzione di popolarità verso la fine degli anni ’90 a favore delle regole del K-1.

Il K-1 Rules è una disciplina che è emersa nei primi anni ’90 con l’obiettivo di far combattere atleti provenienti da diverse arti marziali, come Karate, Muay Thai, Taekwondo e Sanda, con un regolamento universale. Il K-1 è considerata la disciplina più completa poiché permette di utilizzare tutti i pugni della boxe, come il diretto, il gancio, il montante, e anche il pugno-girato (spinning-back), oltre a tutti i tipi di calcio, compresi i low-kick. Inoltre, è possibile colpire con le ginocchia, utilizzando qualsiasi parte del ginocchio e colpendo in tutte le zone consentite. Durante un clinch, è consentito dare una sola ginocchiata prima di allentare la presa sull’avversario. Le proiezioni non sono ammesse, ma è possibile afferrare la gamba dell’avversario e, in pochi secondi, spazzare sulla gamba di appoggio.

La spettacolarità del K-1 ha portato alla nascita di molte federazioni che organizzano tornei con queste regole, la più grande delle quali è attualmente il Glory. Atleti professionisti noti nella disciplina includono Giorgio Petrosyan, Raymond Daniels, Mirko Cro Cop, Ernesto Hoost, Mike Zambidis, Peter Aerts, Badr Hari, Rico Verhoeven, Buakaw e Andy Hug.

Come funziona l’allenamento di kick boxing

L’allenamento di kickboxing è caratterizzato da un ritmo veloce e intenso, ed è molto efficace per potenziare le braccia, scolpire le gambe e tonificare i glutei. Questo tipo di allenamento coinvolge diversi gruppi muscolari. Infatti, oltre a rinforzare i muscoli delle braccia, come addominali, pettorali e spalle, lavora anche sugli arti inferiori.

L’allenamento si divide generalmente in due fasi. Nella prima fase, si effettuano esercizi specifici che mirano a migliorare la resistenza, aumentare la flessibilità muscolare e incrementare la massa muscolare. Questi esercizi sono progettati per preparare il corpo a sostenere l’intensità del combattimento.

Nella seconda fase, ci si concentra sull’apprendimento delle tecniche di base del combattimento. Inizia con esercizi allo specchio per perfezionare i movimenti e le tecniche. Poi, si prosegue con esercizi di coppia con i compagni di allenamento, che aiutano a combinare e applicare le singole tecniche apprese. Questo processo è essenziale per integrare le competenze tecniche e prepararsi efficacemente ai combattimenti reali.

I benefici della Kick boxing

La pratica della kickboxing offre diversi benefici significativi. In primo luogo, può aiutare a migliorare la sicurezza personale, fornendo agli individui le basi per le tecniche di difesa personale. Il confronto con i compagni di allenamento insegna a gestire la paura e le situazioni di pericolo con maggiore calma e consapevolezza, aumentando la fiducia in se stessi. Inoltre, la kickboxing è riconosciuta come un efficace metodo per alleviare lo stress e la tensione accumulati.

Tuttavia, la kickboxing presenta anche alcuni rischi. Secondo uno studio condotto dalla Central Queensland University in Australia, è stata classificata come l’arte marziale più pericolosa per chi la pratica. Gli atleti possono spesso subire ferite, come tagli e graffi sulla testa e sulle gambe, che richiedono frequenti medicazioni sia durante che dopo gli incontri.

Per quanto riguarda la kickboxing femminile, i suoi numerosi benefici per il corpo e la mente sono sempre più apprezzati dalle donne. Questa disciplina non solo aiuta a migliorare la condizione fisica, ma anche a sviluppare tecniche di difesa personale. Di conseguenza, si stanno diffondendo sempre più corsi di kickboxing dedicati alle donne. La pratica di questa arte marziale consente alle donne di ritrovare sicurezza, bruciare grassi, tonificare le gambe e i glutei, e sviluppare la massa muscolare magra.

Per i bambini, la kickboxing offre diversi vantaggi sia fisici che psicologici. La versione a contatto leggero è adatta ai più piccoli, aiutandoli a migliorare la coordinazione e a rafforzare i muscoli in modo rapido ed efficace. L’allenamento per i bambini si concentra principalmente sull’aspetto ludico piuttosto che sulle tecniche specifiche, e contribuisce a sviluppare l’autocontrollo, migliorare la coordinazione e aumentare la consapevolezza del proprio corpo.

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