Il protocollo per le cure dei pazienti Covid-19 a casa

Nella bozza di protocollo per le cure dei pazienti Covid-19 a casa vengono indicati i farmaci da utilizzare nelle terapie a domicilio

Il protocollo per le cure dei pazienti Covid-19 a casa
Le cure dei pazienti Covid-19 a casa. Nella bozza di protocollo (messo a punto dal ministero della Salute) vengono indicati i farmaci da utilizzare nelle terapie a domicilio.

Il documento ha come obiettivo la diminuzione della pressione sugli ospedali, attraverso il monitoraggio e la gestione dei pazienti a domicilio, con modalità omogenee su tutto il territorio nazionale. In questo modo, i medici di medicina generale (in collaborazione con le Unità speciali di continuità assistenziale) potranno seguire i pazienti Covid-19 a domicilio, indicare il trattamento farmacologico e monitorare a distanza alcuni parametri.

Sarà, poi, il medico di medicina generale, caso per caso, a stabilire quando il paziente non potrà essere più curato a casa e dovrà essere portato in ospedale.

Quali farmaci si possono usare
  • Paracetamolo: sintomi febbrili;
  • Antinfiammatori: se il quadro clinico inizia ad aggravarsi;
  • Cortisonici: solo in caso di emergenza per evitare di aggredire il sistema immunitario. Eparina: a chi ha difficoltà a muoversi;
  • Nessun antireumatico e antibiotico.
Classificazione della malattia
  • Infezione lieve: febbre, ma assenza di dispnea e alterazioni radiologiche;
  • Infezione moderata: polmonite con evidenza radiologica e ossigenazione del sangue che si attesta sui valori di soglia;
  • Infezione severa: ossigenazione al di sotto della soglia, presenza di un’alta frequenza respiratoria e infiltrazioni polmonari;
  • Infezione critica: insufficienza respiratoria, shock settico o insufficienza multiorgano.
Critico il sindacato dei medici italiani

Il sindacato dei medici italiani (Smi), che attendeva da tempo questo protocollo, è critico sulle indicazioni terapeutiche, e anche sulla gestione dei Covid Center.

Il vice segretario nazionale della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg), Pier Luigi Bartoletti, ha detto: “Un Covid hotel è un luogo ad alto rischio di contagio, i team di medici e infermieri utilizzati per i controlli dei pazienti non possono essere improvvisati: devono essere perlomeno internisti, che sappiano come gestire la vestizione e la svestizione delle tute di biocontenimento e gli altri dispositivi di sicurezza. Non si può pensare di inviare medici di famiglia, casomai di una certa età, esponendoli al virus. Queste strutture possono essere un grande vantaggio ma vanno organizzate bene“.

Il Covid hotel è un domicilio, non un ospedale. Una struttura protetta rispetto a casa per quei pazienti che non hanno supporto sociale o familiare. Ma le regole d’ingaggio devono essere chiare, ci possono entrare solo persone con un quadro clinico stabilizzato e che non necessitano di reparti di degenza anche se a bassa intensità. In queste strutture devono avere accesso solo assistiti già dimessi, anche se ancora con polmonite o positivi al virus, oppure persone che non hanno un quadro clinico grave“.

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