Un nuovo studio pubblicato su Nature ha esaminato il rapporto tra l’esposizione a livelli elevati di inquinamento atmosferico e il rischio di sviluppare il cancro al polmone
Nature: i tumori ai polmoni sono innescati anche dalle polveri ultrasottili. Un nuovo studio condotto dal Francis Crick Institute di Londra, e pubblicato su Nature, ha esaminato il rapporto tra l’esposizione a livelli elevati di inquinamento atmosferico e il rischio di sviluppare il cancro al polmone utilizzando i dati raccolti dalla Biobanca britannica e da altre fonti.
Secondo le stime dell’Associazione italiana registri tumori (Airtum), nel 2020 sono stati diagnosticati 40.800 nuovi casi di tumore del polmone in Italia, con una prevalenza tra gli uomini rispetto alle donne.
Il particolato fine può raggiungere le profondità del polmone e depositarsi all’interno degli alveoli o dei bronchi, influenzando il rischio di mutazioni di geni specifici come Egfr o Kras.
Lo studio ha dimostrato che il PM2,5 può innescare l’afflusso di cellule immunitarie e il rilascio di interleuchina-1β, una molecola di segnalazione pro-infiammatoria, nelle cellule del polmone, contribuendo alla progressione del tumore.
Comprendere i meccanismi alla base di questi processi è fondamentale per la progettazione di nuove strategie di prevenzione del cancro.
Cos’è il PM2,5
Il particolato fine, o PM2,5, è costituito da sostanze inquinanti solide o liquide sospese nell’aria con un diametro inferiore a 2,5 micrometri. Queste particelle sono particolarmente pericolose perché possono penetrare profondamente nei polmoni e raggiungere i bronchioli e gli alveoli, causando danni cellulari e infiammazione.
Le fonti di PM2,5 includono le emissioni di autoveicoli, centrali elettriche a carbone, inceneritori di rifiuti e attività industriali. Le particelle di PM2,5 sono particolarmente presenti in aree urbane con traffico intenso e industrializzazione.
Il cancro del polmone è una delle neoplasie più comuni al mondo e rappresenta una delle principali cause di morte per tumore. L’esposizione a lungo termine al PM2,5 è stata associata ad un aumento del rischio di sviluppare il cancro del polmone, soprattutto in fumatori e ex fumatori. Tuttavia, i meccanismi biologici alla base di questa associazione non erano ancora completamente compresi.
Lo studio
Lo studio condotto dal Francis Crick Institute di Londra ha analizzato i dati di 407.509 individui provenienti da Inghilterra, Taiwan, Corea del Sud e Canada. I ricercatori hanno dimostrato che il PM2,5 può causare mutazioni nei geni Egfr o Kras, comunemente associati al carcinoma polmonare non a piccole cellule. Inoltre, gli esperimenti sui topi hanno dimostrato che il particolato può innescare un afflusso di cellule immunitarie e il rilascio di interleuchina-1β, una molecola di segnalazione pro-infiammatoria, nelle cellule del polmone. Questo processo può esacerbare l’infiammazione cellulare e promuovere la replicazione delle cellule cancerose, favorendo la progressione del tumore.
I risultati dello studio indicano che il PM2,5 potrebbe rappresentare un possibile promotore del tumore del polmone, aggravando le mutazioni genetiche e aumentando il rischio di sviluppare il carcinoma. La comprensione dei meccanismi biologici alla base di questa associazione è fondamentale per lo sviluppo di nuove strategie di prevenzione e trattamento del cancro del polmone.
In generale, l’esposizione al PM2,5 e ad altre sostanze inquinanti nell’aria è un problema di salute pubblica che richiede l’attenzione e l’impegno di governi e organizzazioni in tutto il mondo per ridurre l’inquinamento atmosferico e proteggere la salute delle persone.
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