Cos’è l’aborto?

L’aborto è l’interruzione della gravidanza, per cause naturali, indotte, o spontanee

Cos'è l'aborto?
Cos’è l’aborto? A volte, in campo medico si fa riferimento all’aborto come “interruzione di gravidanza” o “interruzione“. L’aborto è l’interruzione della gravidanza, per cause spontanee o indotte.

Un aborto indotto (o terapeutico) è diverso da un aborto spontaneo, dove la gravidanza termina senza l’intervento medico (tuttavia anche dopo un aborto spontaneo c’è bisogno di un intervento medico).

Il rischio di gravidanza indesiderata si può interrompere dopo un rapporto non protetto o a rischio tramite la cosiddetta “pillola del giorno dopo” (Norlevo) entro le 72 ore successive al rapporto sessuale a rischio. Per la pillola del giorno dopo è necessario rivolgersi a un consultorio, con relativa prevenzione consultoriale.

Esiste, inoltre, anche la “pillola dei 5 giorni dopo” (Ellaone), da assumere entro le 120 ore dal rapporto a rischio, che richiede però una previa esecuzione del test di gravidanza.

Legge sull’aborto

In Italia l’aborto volontario (IGV, interruzione volontaria di gravidanza) è una procedura regolata dalla legge 194/78, che indica la possibilità di interrompere la gravidanza entro e non oltre i 90 giorni dal concepimento.

Per usufruire della procedura la donna (o il minore, anche non accompagnato dai genitori se in possesso dell’autorizzazione di un giudice tutelare) deve presentare un certificato che accerti lo stato di gravidanza e un documento che attesti la volontà di interromperla.

Bisogna, poi, aspettare (tranne in situazioni urgenti) 7 giorni, fissati come il periodo di tempo necessario per scartare ogni possibilità di ripensamento.

Durante questi 7 giorni, la madre verrà informata su come abortire, ovvero sulle procedure da effettuare e, tramite i consultori familiari, la paziente può essere messa a conoscenza di tutte le eventuali possibilità alternative all’interruzione. Al termine dei 7 giorni, se la donna è ancora decisa a interrompere la gravidanza, può andare presso una struttura idonea e andare avanti con la procedura.

Cos’è l’aborto spontaneo

L’aborto spontaneo si verifica per cause che non dipendono dalla volontà della donna, prima della ventesima settimana. Si stima che circa il 20% delle gravidanze si concluda con un aborto spontaneo. Considerando che diverse donne abortiscono quando non sanno neanche di essere incinte, è probabile che questa percentuale sia più alta.

La maggior parte degli aborti spontanei si verifica prima della dodicesima settimana di gravidanza.

Tra i sintomi dell’aborto spontaneo troviamo:
  • Perdite più o meno abbondanti dalla vagina (muco rossastro o coaguli di sangue, perdite marroni o rosso vivo);
  • Dolore o crampi addominali;
  • Mal di schiena.

La gran parte degli aborti spontanei si verificano a causa di un feto non sviluppato normalmente. Esistono anomalie cromosomiche assolutamente non compatibili con la vita. Tali anomalie non sempre hanno a che fare con i geni trasmessi dai genitori. Ci sono eventi indipendenti dai geni trasmessi che portano ad anomalie cromosomiche e, quindi, ad un anomalo sviluppo del feto.

L’aborto spontaneo può essere dovuto anche allo stato di salute della madre.

Alcune condizioni di salute della gestante che potrebbero determinare aborto includono:
  • Malattie della tiroide;
  • Diabete non controllato;
  • Problemi ormonali;
  • Infezioni;
  • Problemi all’utero o alla cervice.
Cos’è l’aborto indotto (o terapeudico)?

L’aborto indotto è l’interruzione volontaria della gravidanza che viene eseguita prima dei 180 giorni di gestazione. È di tipo premeditato e deve essere eseguito da esperti in questa procedura.

È possibile ricorrere all’aborto terapeutico:
  • Quando procedere con la gravidanza potrebbe mettere a rischio la vita della donna più di quanto lo possa fare una sua interruzione;
  • Quando continuare con la gravidanza potrebbe comportare il rischio di compromettere la salute mentale o fisica della donna più di quanto potrebbe significare interromperla;
  • Quando continuare una gravidanza potrebbe essere un rischio per la salute fisica o mentale di uno dei bambini già avuti dalla donna;
  • Quando c’è un rischio serio che il bambino, alla nascita, possa essere portatore di disabilità fisiche o mentali gravi.
I motivi per cui ci si sottopone ad un aborto indotto sono spesso correlati a fattori sociali, economici, sessuali o per problemi che influenzano il feto:
  • Fallimento del metodo contraccettivo;
  • Violenza sessuale;
  • Essere giovane o non sposata;
  • Avere troppi bambini;
  • Relazioni instabili o abbandono;
  • Salute fisica o mentale della donna;
  • Malformazioni del feto;
  • Problemi economici.
Come avviene l’aborto indotto?
L’aborto indotto può essere di due tipi:
  • Chimico: è possibile eseguirlo solo nelle prime settimane di gravidanza ed è prevista l’iniezione di farmaci nel sacco amniotico attorno al feto, per via vaginale o per endovena.
  • Chirurgico: è eseguito con la tecnica della aspirazione, e anche questo dovrebbe essere realizzato prima delle 12 settimane. Consiste nella “suzione” del feto tramite una pompa elettrica di aspirazione o una siringa manuale. Quando questa tecnica non è fattibile si ricorre a quella della dilatazione e raschiamento, che ha una procedura simile alla precedente, con la differenza che occorre applicare un farmaco nel collo dell’utero per ammorbidirlo e dilatarlo.

Dopo la procedura, lo specialista spesso consiglia l’assunzione di antibiotici per prevenire l’infezione e anti-infiammatori per alleviare il dolore tipo colica o altri disturbi.

Inoltre, è consigliato il riposo per un paio di giorni e evitare i rapporti sessuali per almeno una settimana, e se si hanno, usare anticoncezionali e preservativi per prevenire infezioni.

Come si richiede l’aborto volontario?

La donna che intende ricorrere all’aborto volontario deve rivolgersi a un consultorio pubblico, oppure a una struttura sociosanitaria abilitata a questo tipo di interventi o a un medico di sua fiducia.

In quest’ambito verranno:
  • Effettuati tutti gli accertamenti sanitari;
  • Valutate le circostanze e le cause che spingono alla scelta di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza.

Se vengono individuate condizioni tali per cui l’aborto risulta essere urgente, alla donne verrà rilasciato immediatamente un certificato che attesti tale urgenza con il quale potrà presentarsi in una delle sedi autorizzate ad eseguire questo tipo di procedura. Se, invece, non vengono rilevate condizioni che determinano un’urgenza, al termine dell’incontro verrà rilasciato alla donna la copia di un documento, che dovrà anch’essa firmare, attestante lo stato di gravidanza in atto e la richiesta per la sua interruzione volontaria. La donna verrà invitata ad attendere e riflettere per 7 giorni prima di rivolgersi alla struttura per effettuare l’intervento.

Come funziona l’aborto Volontario in donne minorenni?

L’aborto volontario può essere richiesto anche dalle donne minorenni con età inferiore ai 18 anni, previo consenso dei genitori. Qualora i genitori non diano il consenso o qualora la minore non desideri interpellarli, potrà rivolgersi al giudice tutelare tramite il consultorio, la struttura sociosanitaria o il medico di fiducia cui si è rivolta per ottenere l’autorizzazione all’interruzione volontaria di gravidanza.

Religione e aborto

Per la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa l’aborto voluto dall’uomo equivale ad un omicidio e considerato peccato mortale gravissimo. Anche i metodi di contraccezione (come pillola, spirale o pillola del giorno dopo) che impediscono lo sviluppo iniziale della vita del nascituro, vengono considerati abortivi. E’ possibile asportare l’utero solo nel caso che il suo danneggiamento possa essere pericoloso per la vita e la salute della donna.

La Chiesa Protestante è contraria all’aborto perché ritiene che la vita umana sia sacra e quindi si oppone all’interruzione volontaria della gravidanza a scopo dei benefici personali o sociali. Ma lo giustifica nel caso che la gravidanza sia la conseguenza di una violenza sessuale, se un medico ritiene ci sia un grave pericolo per la vita o la salute della madre o che il feto abbia gravi malformazioni e non abbia speranza di sopravivenza dopo la nascita.

La Chiesa Anglicana ritiene l’aborto volontario giustificabile, perché non ha una posizione specifica al riguardo.

Nel buddismo l’aborto è vietato perché è considerato una violenza nei confronti di un essere vivente. Ma recentemente il Dalai Lama ha detto che bisogna valutare caso per caso consentendo l’aborto dove ne ricorrano gravi motivi.

L’Islam ritiene che dopo i 120 giorni dal concepimento l’embrione abbia un degno rispetto e proprio per questo, dopo tale termine l’aborto non è consentito. Ma in caso di stupro o di problemi di salute della donna l’Islam lo acconsente, anche se dopo il quarto mese è considerato un omicidio.

Anche nell’Induismo l’aborto non è acconsentito.

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