Anticorpi monoclonali: cosa sono e a che servono

Anticorpi monoclonali: cosa sono, a cosa servono, quando si utilizzano, efficacia contro il Covid-19

Anticorpi monoclonali: cosa sono e a che servono
Anticorpi monoclonali (o MAb, dall’inglese Monoclonal Antibodies). La Commissione tecnico-scientifica dell’AIFA (l’Agenzia italiana per il farmaco) ha dato il via libera all’uso di anticorpi monoclonali in Italia nella lotta contro il Covid-19.

L’AIFA ha approvato 2 tipi di monoclonali: gli americani Regeneron (sono un mix di 2 anticorpi che abbattono la carica virale) e Eli Lilly (che sarebbe in grado di ridurre la mortalità del 70%). Verso la primavera dovrebbero essere disponibili anche i monoclonali della Toscana Life Sciences.

Costeranno circa 2.000 euro a dose (secondo gli esperti, equivalgono a poco più di un giorno di ricovero, ma garantiscono la possibilità di una terapia completa ai pazienti).

Anticorpi monoclonali: cosa sono

Cosa sono gli anticorpi monoclonali: sono anticorpi sintetici creati in laboratorio e ottenuti da quelli naturali prodotti dai pazienti immunizzati. Sono prodotti con tecniche di DNA ricombinante a partire da un unico tipo di cellula immunitaria. Possono essere definiti come “proteine omogenee ibride“, ottenute da un singolo clone di “linfocita” ingegnerizzato.

Anticorpi monoclonali: a che servono

A che servono gli anticorpi monoclonali: i monoclinali si legano alla proteina che il virus usa per entrare nelle cellule, bloccandone l’ingresso ed impedendo la replicazione. Si tratta di una difesa costruita contro il virus, e che funziona come se il paziente fosse già stato vaccinato.

Cosa sono gli anticorpi

Gli anticorpi (o immunoglobuline) sono “glicoproteine” prodotte dai “linfociti B” del sistema immunitario umorale. Queste proteine sono in grado di riconoscere e legarsi ad altri tipi di sostanze definite “antigeni“. La funzione degli anticorpi è quella di riconoscere e neutralizzare gli agenti estranei e/o patogeni (come virus, batteri o tossine), grazie alla loro particolare struttura a “Y“. Una volta che l’anticorpo si lega all’antigene, si attiva e dà origine alla risposta immunitaria.

Anticorpi monoclonali e Covid-19

Nel caso del Covid-19, queste cellule artificiali producono anticorpi migliori nell’organismo per debellare il virus. Lo “scudo” contro il contagio dato dai monoclonali dura, però, solo qualche mese. Inoltre, risultano poco efficaci quando il paziente ha sviluppato i sintomi più gravi. Gli esperti, quindi, sostengono che i monoclonali vanno utilizzati all’inizio della malattia (entro 72 ore e non oltre 10 giorni) e soprattutto in soggetti maggiormente a rischio (anziani, diabetici, obesi, immunodepressi, ecc.).

Anticorpi monoclonali: quando si utilizzano

Quando si utilizzano gli anticorpi monoclonali: vengono somministrati a chi ancora deve superare la malattia. La somministrazione prevede una infusione endovenosa di circa un’ora con un tempo di osservazione tra i 15 e i 30 minuti.

Anticorpi monoclonali: classificazione
La classificazione degli gli anticorpi monoclonali:
  • Anticorpi monoclonali nudi (non coniugati ad altre molecole);
  • Anticorpi monoclonali coniugati a farmaci o a isotopi radioattivi.
Anticorpi monoclonali: effetti collaterali

Gli effetti collaterali degli anticorpi monoclonali: dipendono dal tipo di principio attivo scelto, dalla patologia che s’intende trattare, dalla coniugazione o meno dell’anticorpo con altri farmaci o isotopi radioattivi, dalle condizioni generali e dalla sensibilità dei pazienti nei confronti dello stesso farmaco.

Inoltre, può accadere che l’organismo dei pazienti sviluppi degli anticorpi atti a contrastare gli anticorpi monoclonali introdotti con la terapia, riconoscendoli come agenti estranei e portando così all’inefficacia del trattamento.

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