La vera storia di Babbo Natale: la leggenda e le origini del personaggio più amato dai bambini. Da San Nicola alla Coca Cola
La vera storia di Babbo Natale. Quando pensiamo al Natale, qual è la prima cosa che ci viene in mente? Ovviamente, Babbo Natale con il suo pancione, l’abito rosso, e il sacco pieno di regali, che sulla slitta trainata dalle renne si cala dal camino, e entra nelle case per lasciare i doni sotto l’albero. Il Santa Claus che tutti i bambini aspettano nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.
Ti sei mai chiesto perché esistono questi racconti su Babbo Natale? Perché ha la pancia e il vestito rosso? Come si chiamano le renne? Cosa c’entra la Coca Cola?
La storia di Babbo Natale
Le prime tracce di Babbo Natale risalgono ai tempi degli antichi greci: il primo portatore di doni sarebbe Poseidone, il dio dei mari. Sono, però, millenarie anche le leggende legate a Odino, il dio supremo dell’antica religione nordica: portava doni, a bordo di una slitta trainata da un cavallo volante. I bambini ponevano i loro stivali vicino al caminetto, dopo averli riempiti di carote, paglia o zucchero da regalare a Sleipnir, il cavallo volante di Odino. Come ringraziamento, il dio riempiva gli stivaletti con regali o dolciumi. Questa tradizione attraversò l’oceano pacifico e arrivò nelle colonie olandesi degli Stati Uniti (è all’origine di quella che sussiste ancora oggi di appendere delle calze al caminetto nella notte di Natale, molto simile a quella in Italia per la notte dell’Epifania).
In Islanda, invece, esiste una tradizione che parla di 13 Babbi Natale: 13 elfi (o folletti) chiamati Jólasveinar che hanno nomi differenti (ispirati al tipo di cibo che preferiscono). Nei 13 giorni che precedono il Natale i bambini islandesi buoni ricevono 13 regali, uno per ognuno dei 13 folletti. I doni vengono posti nelle scarpe che i bambini lasciano sotto la finestra. I bambini cattivi ricevono delle patate.
Invece, le prime tracce cristiane, coincidono con San Nicola, vescovo di Myrain in Licia (ora Turchia), nato nel 270, e considerato il protettore dei bambini. Era di origini germaniche, aveva una lunga barba, e indossava una tunica rossa. Fino a pochi decenni fa nei Paesi teutonici e del Nord Europa (Belgio, Olanda, Germania e Austria) Santa Claus indossava ancora la divisa da vescovo. L’origine del nome sarebbe olandese: “Santa Claus” da “Sinterklass” (ovvero San Nicola).
Nel X secolo, il vescovo Nicola esortò i preti della sua diocesi a diffondere il cristianesimo anche nei luoghi in cui i bambini non avevano la possibilità di recarsi in chiesa. Suggerì di andare nelle case dei fedeli portando un regalo ai bambini. I preti, quindi, indossando un pesante soprabito rosso scuro e portando un sacco pieno di regali si incamminarono anche nelle terre più fredde e isolate, grazie ad alcune slitte trainate da cani. Babbo Natale come lo conosciamo oggi è una versione addolcita del santo, che in realtà era brusco e severo.
La devozione per San Nicola è molto diffusa in 2 città italiane: Bari e Venezia. Dopo la caduta di Myra in mano musulmana, nel 1087 i baresi fecero una spedizione in quella città, e le reliquie del santo furono parte del bottino. Circa 10 anni dopo anche i veneziani puntarono su Myra e recuperarono altre ossa, lasciate dai baresi nella fretta. I veneziani trasportarono quei resti nell’Abbazia di San Nicolò del Lido, vantando pure loro il possesso delle spoglie del santo. Lo dichiararono protettore della flotta della Serenissima e gli dedicarono molte opere, tra cui il duomo nel “Giardino della Serenissima” (la città di Sacile, in Friuli, di cui è patrono). Nel 1992, con le analisi del Dna, si è stabilito che i resti di Bari e di Venezia appartengono alla stessa persona.
Il Babbo Natale come lo conosciamo oggi è molto più recente. Infatti, fino al XIX secolo, poteva essere un elfo o un folletto, oppure nella cultura anglosassone un omone anziano con una lunga barba bianca (una sorta di “spirito del Natale” che avrebbe ispirato il celebre “Canto di Natale” di Charles Dickens).
Un ruolo fondamentale nella trasformazione di San Nicola in Babbo Natale spetta, però, a Clement Clarke Moore che nella famosa poesia (diventata anche canzone di Natale) dal titolo “A Visit from Saint Nicholas” (nota anche come “Twas the Night Before Christmas” o “The Night Before Christmas”) rappresentò Santa Claus come grassoccio, con la barba bianca e vestito con abiti rossi ornati di pelliccia bianca. Nel testo Babbo Natale arriva su una slitta trainata da renne e porta un sacco pieno di doni sulle spalle.
La svolta decisiva è avvenuta nel 1930, quando Coca Cola, grazie all’ingegno dell’illustratore americano Haddon Sundblom, per aumentare le vendite invernali della bibita, ha dato un volto nuovo a Babbo Natale. Il Babbo Natale di Sundblom è un omone grande, rosso in volto per il freddo, allegro e buono. Veniva raccontato in stravaganti situazioni che si concludevano con una bibita come ricompensa, dopo una dura notte di lavoro passata a consegnare giocattoli. Sundblom si era ispirato inizialmente alla poesia di Clement Clark Moore, del 1822, in cui San Nicola veniva descritto come paffuto e accogliente. Ma per disegnarlo chiese aiuto all’amico Lou Prentiss, che gli fece da modello (era un venditore in pensione).
La Coca Cola ha detto: “l’idea di vestire Babbo Natale con questo colore non è venuta a noi […] perché era già stato rappresentato con un vestito rosso prima che diventasse protagonista delle nostre campagne pubblicitarie natalizie“. La Coca-Cola ha, però, aiutato a creare l’immagine del moderno Babbo Natale: l’uomo sorridente e paffuto con la barba bianca. Prima di allora Babbo Natale era stato disegnato in vari modi, anche come un elfo spaventoso.
I cani, poi, sono stati sostituiti dalle renne. Ufficialmente sono 8 e si chiamano: Ballerina, Cometa, Cupido, Donato, Donnola, Freccia, Fulmine, Saltarello (in inglese: Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder e Blitzen). A queste va aggiunta Rudolph, la renna dal naso rosso (diventata popolare nei paesi anglosassoni). In una notte della vigilia molto fredda e nebbiosa, Babbo Natale decise di affidare alla luce del suo naso la conduzione della slitta. Da quel momento Rudolph è diventata la renna più amata dai bambini, perché permette ai regali di arrivare a destinazione.
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