Il divieto per i sacerdoti cattolici di rito latino di avere moglie risale alla seconda metà dell’XI secolo
Perché i sacerdoti cattolici non si possono sposare? Il divieto per i sacerdoti cattolici di rito latino di avere moglie risale alla seconda metà dell’XI secolo. Prima di allora, i sacerdoti si sposavano. Il celibato fu imposto per evitare che l’alto clero facesse gli interessi delle grandi famiglie aristocratiche e per mettere in secondo piano quelli della Chiesa.
La decisione di imporre il celibato incontrò forti resistenze da parte dei “tradizionalisti” dell’epoca. La scelta fu ribadita e formalizzata ufficialmente durante il Concilio di Trento nel 1545 come risposta alle tesi di Lutero e delle Chiese riformate.
I monaci, i francescani, i domenicani e alcune congregazioni come i gesuiti fanno il voto di castità, mentre i preti del clero secolare sono celibi e commettono un peccato contro il sesto comandamento se hanno rapporti sessuali.
Come funziona nelle varie chiese
Nelle Chiese ortodosse orientali e bizantine, questa disciplina si applica solo ai vescovi.
Nel cattolicesimo, nella Chiesa latina e in alcune delle Chiese cattoliche orientali (in particolare la Chiesa cattolica copta, la Chiesa cattolica sira, la Chiesa cattolica siro-malabarese e la Chiesa cattolica siro-malankarese), i presbiteri e i diaconi che intendono diventare presbiteri devono essere non sposati.
Nella Chiesa cattolica etiope e nella Chiesa cattolica eritrea, i presbiteri sposati sono ammessi solo se erano sposati prima di essere ordinati e solo in casi di conversione di sacerdoti validamente ordinati non cattolici che erano già sposati. Nella Chiesa latina, gli uomini sposati che già appartenevano a alcune confessioni protestanti possono essere ordinati presbiteri.
Anche nelle Chiese ortodosse, non è permesso il matrimonio dopo l’ordinazione, anche se un chierico sposato prima dell’ordinazione diventa vedovo. Inoltre, non è permessa l’ordinazione sacra di un uomo sposato più di una volta o di un uomo che ha sposato una vedova o una divorziata.
Il celibato nella Chiesa cattolica oggi
Attualmente, nella Chiesa cattolica, il celibato viene presentato come una pratica che ha una radice nell’autorità apostolica.
Dal punto di vista teologico, la Chiesa desidera emulare la vita di Cristo, caratterizzata dalla castità e dal sacrificio, per “il bene del Regno” (Luca 18:28-30, Matteo 19:27-30; Marco 10:20-21). In questo modo, essa segue l’esempio di Gesù, che è “sposato” solo con la Chiesa.
Tuttavia, dato che il celibato clericale non rappresenta una dottrina di fede, ma piuttosto una legge della Chiesa, ci sono state diverse eccezioni, e in linea di principio, potrebbe essere modificato in qualsiasi momento da qualsiasi pontefice. Nonostante ciò, sia papa Benedetto XVI che papa Giovanni Paolo II hanno espresso chiaramente la loro volontà di non mutare tale disposizione. Papa Francesco, invece, ha considerato la proposta di ammettere al sacerdozio i cosiddetti viri probati in particolari aree come l’Amazzonia, dove vi è una forte carenza di sacerdoti.
Nella Chiesa cattolica di rito orientale, così come in quella ortodossa, gli uomini sposati possono diventare anche presbiteri, mentre nella Chiesa di rito latino possono accedere soltanto al diaconato permanente. In caso di morte del coniuge o di dichiarazione di nullità del matrimonio, una volta ordinati (diacono, presbitero o vescovo), non possono più risposarsi una seconda volta.
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