Serviranno 5 anni per azzerare la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia

La Commissione europea dovrà presentare un piano per definire le fonti alternative che dovranno sostituire i combustibili fossili russi

Serviranno 5 anni per azzerare la dipendenza energetica dell'Europa dalla Russia
Serviranno 5 anni per azzerare la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia. Riuniti a Versailles (nel vertice per “aumentare le spese per la Difesa”), i leader europei hanno dato mandato alla Commissione per mettere a punto un piano in grado di definire con esattezza le fonti alternative che dovranno sostituire l’acquisto di combustibili fossili dalla Russia. Un piano dettagliato per indicare le possibili alternative al gas russo, un mix tra gas naturale liquefatto (Gnl), nuove forniture via gasdotto, idrogeno, rinnovabili e risparmio energetico. I prezzi del Gnl e dell’idrogeno sono molto alti, quindi sarà necessario un programma di “investimenti massicci“.

Il piano sarà presentato verso la metà di maggio, poi ci sarà un altro Consiglio europeo straordinario per approvare quello che la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ribattezzato “RePowerEU“. L’eliminazione dell’import di gas, petrolio e carbone dovrebbe avvenire entro il 2027. Bisognerà sostituire circa 150 miliardi di metri cubi di gas (la quantità che l’Europa importa dalla Russia ogni anno). Entro la fine del 2022 sarà possibile tagliarne massimo 100 miliardi.

Le dichiarazioni dei leader europei

Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, ha detto: “Bisogna stabilire immediatamente divieti e restrizioni sull’importazione di tutti i tipi di carbone, petrolio e gas“. Il premier lettone, Arturs Krisjanis Karins, ha aggiunto: “Le sanzioni devono paralizzare l’economia russa, è ora di escludere dallo Swift tutte le banche e fermare l’importazione dell’energia dalla Russa. Se non ora, quando?

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha avvertito i colleghi dicendo che “bisogna essere pronti per tutti gli scenari“. Per la Francia, a differenza di Germania e Italia, l’uscita sarebbe meno dolorosa “perché noi dipendiamo dal gas russo meno di altri, grazie al nucleare. L’Ue deve decidere a che ritmo ridurre e poi azzerare la dipendenza“.

Il presidente francese Macron ha, poi, spiegato da dove arriveranno i fondi per tutti questi investimenti. Ci sono 3 vie: “Investimenti privati, investimenti pubblici e investimenti pubblici comuni. E io credo che serviranno tutte e 3 le categorie“. Sulla prima via non ci sono ostacoli. alla seconda strada, invece, si sta lavorando con un nuovo quadro per gli aiuti di Stato, ma bisogna discutere la compatibilità di questi investimenti con i vincoli di bilancio Ue. La terza via è quella più complicata, perché “investimenti pubblici comuni” significa nuovo debito a livello Ue.

Il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, ha detto: “Abbiamo sempre detto che in una crisi bisogna investire e ora stiamo vivendo una guerra in Europa. Ciò significa che gli investimenti sono necessari e vanno fatti collettivamente“.

Il premiere olandese,
Mark Rutte è, però, contrario: “Il Recovery è un programma una tantum e c’è ancora molto da fare per il primo. Il bis non è sul tavolo“. Come anche la premier svedese, Magdalena Andersson: “Sono stata ministro delle Finanze per 7 anni, so che alcuni Paesi trovano sempre delle scuse per non pagare le loro spese“.

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