Cos’è la democrazia?

La democrazia è forma di governo si basa sul principio fondamentale che la sovranità, cioè il potere di decidere e governare, risiede nel popolo stesso

Cos'è la democrazia

Cos’è la democrazia? La democrazia, un termine che deriva dal greco antico “demos“, che significa “popolo“, e “kratos“, che vuol dire “potere“, è etimologicamente definita come il “governo del popolo“. Questa forma di governo si basa sul principio fondamentale che la sovranità, cioè il potere di decidere e governare, risiede nel popolo stesso. In pratica, questo significa che i cittadini, in modo diretto o indiretto, partecipano attivamente alle decisioni che riguardano la comunità attraverso strumenti come votazioni o deliberazioni.

Nel corso della storia, la democrazia non si è mai presentata in un’unica forma definita e immutabile. Al contrario, il concetto ha assunto diverse sfumature e si è evoluto in varie manifestazioni. Ciò che accomuna tutte queste forme è l’obiettivo di garantire al popolo un’effettiva capacità di influire e partecipare al governo. Questa ricerca di una modalità per dare voce al popolo si è adattata alle diverse epoche storiche, contesti culturali e tradizioni politiche, generando una pluralità di modelli democratici.

Nonostante si tenda a collegare la democrazia alla forma di Stato, essa può essere applicata a qualsiasi comunità o gruppo di persone, indipendentemente dalla dimensione o dal contesto. Ad esempio, anche all’interno di strutture religiose, come l’elezione del Papa o dei primi quattro califfi dell’Islam, esistono elementi che richiamano la democrazia, sebbene in contesti di monarchie elettive o teocrazie. Questi sistemi, pur presentando caratteristiche autocratiche, contengono al loro interno meccanismi di elezione che coinvolgono un numero ristretto di individui. Anche se non rientrano nei canoni delle democrazie liberali moderne, rappresentano comunque una forma di partecipazione del popolo, seppur limitata.

Definizione di democrazia

La democrazia è un concetto complesso che ha ricevuto molte definizioni nel corso della storia. Il termine deriva dal greco antico e significa “governo del popolo“, combinando le parole “demos” (popolo) e “kratos” (potere). Questo tipo di governo implica che il potere sia esercitato direttamente o indirettamente dal popolo, attraverso strumenti come votazioni o deliberazioni. Tuttavia, la democrazia non si è cristallizzata in una sola forma, ma si è evoluta in diverse varianti nel corso dei secoli, adattandosi alle circostanze storiche e culturali.

Tra gli antichi greci, Platone è uno dei primi pensatori a trattare il tema della democrazia in modo approfondito nei suoi testi “La Repubblica” e “Il Politico“. Tuttavia, egli nutriva una visione critica della democrazia, ritenendo che il governo di una nazione dovesse essere affidato ai filosofi, i massimi intellettuali del tempo, in una sorta di tecnocrazia. Anche Aristotele, nel suo trattato “Politica“, riflette sulla democrazia, ma la giudica una forma di governo instabile, facilmente incline a trasformarsi in tirannide. Nonostante le loro differenze, sia Platone che Aristotele vedevano la democrazia come una forma imperfetta di governo.

Polibio, uno storico greco, propone una distinzione tra tre forme di governo considerate “buone” (monarchia, aristocrazia e democrazia) e tre “cattive” (tirannide, oligarchia e oclocrazia). Secondo lui, la costituzione romana era ideale perché combinava le tre forme “buone”. Il termine “oclocrazia”, introdotto proprio da Polibio, descrive una degenerazione della democrazia, in cui il governo viene dominato non dalla volontà del popolo, ma dagli istinti di una massa manipolata da demagoghi o dalle emozioni collettive.

Un altro concetto importante che si origina nel pensiero greco e che ha influenzato le democrazie moderne è quello di uguaglianza davanti alla legge, o “isonomia“. Un esempio di questo principio può essere trovato nelle riforme di Clistene ad Atene. Anche a Roma, la parola “repubblica“, che significa “cosa pubblica”, rifletteva l’idea che lo Stato appartenesse a tutti i cittadini. Tuttavia, la situazione concreta a Roma variava e subì notevoli trasformazioni nel corso del tempo. Cicerone, uno dei più influenti pensatori romani, riprendeva la definizione di “res publica” come “cosa del popolo”, sottolineando l’importanza della “concordia ordinum“, ovvero l’armonia tra le classi sociali. Per lui, questo equilibrio era una sorta di compromesso tra una vera democrazia e un’oligarchia.

La parola “democrazia” apparve per la prima volta in Europa nel 1260, quando fu pubblicata la traduzione latina del trattato “Politica” di Aristotele. Successivamente, durante l’Illuminismo, il concetto di democrazia fu oggetto di dibattiti accesi. Jean-Jacques Rousseau, ad esempio, sosteneva che il potere del popolo fosse inalienabile e non delegabile, affermando che “la democrazia o è diretta o non è”. Montesquieu, nel suo trattato “Lo spirito delle leggi“, introdusse la teoria della separazione dei poteri (legislativo, Esecutivo e giudiziario), un principio che è stato adottato in molte democrazie moderne.

Una delle definizioni più celebri di democrazia è quella fornita da Abramo Lincoln nel suo discorso a Gettysburg nel 1863, dove definì la democrazia come “il governo del popolo, da parte del popolo, per il popolo”. Questa definizione è stata ripresa anche nella costituzione francese del 1958, in occasione della nascita della Quinta Repubblica.

L’etimologia della parola “democrazia” riflette la combinazione tra “< strong >municipalità< / strong >“, che indica l’assemblea di persone con diritti politici, e “< strong >stato< / strong >“, che rappresenta il potere o l’autorità. In questo senso, la democrazia è definita come la forma di governo in cui il potere è nelle mani di coloro che hanno diritti politici, che siano eletti o facenti parte del popolo.

Forme di democrazia

La democrazia si può suddividere principalmente in due forme: democrazia diretta e democrazia indiretta. Nella democrazia diretta, il popolo esercita direttamente il potere sovrano, come accadeva nell’antica Grecia. In quel contesto, i cittadini, esclusi schiavi, donne e stranieri, si riunivano per discutere le leggi e prendere decisioni politiche attraverso votazioni a maggioranza. Al contrario, nella democrazia indiretta, o rappresentativa, i cittadini eleggono dei rappresentanti che esercitano il potere a loro nome. Questa è la forma di democrazia più diffusa oggi, adottata dalla maggior parte degli Stati moderni, tra cui l’Italia, dove il Parlamento è l’organo in cui i rappresentanti eletti dal popolo decidono le leggi e le politiche.

Un’altra forma di democrazia è quella partecipativa, che punta a stimolare la collaborazione tra cittadini e rappresentanti attraverso strumenti di informazione e coinvolgimento, senza però attribuire direttamente ai cittadini il potere legislativo. La democrazia deliberativa, invece, si concentra sul processo di discussione e decisione collettiva, piuttosto che sulla semplice elezione di rappresentanti.

La democrazia costituzionale è caratterizzata da una costituzione rigida che limita il potere della maggioranza, evitando che una dittatura della maggioranza possa opprimere le minoranze o violare i diritti fondamentali.

Diritti di cittadinanza

Per quanto riguarda i diritti di cittadinanza, questi comprendono un insieme di diritti civili, politici, economici e sociali che sono alla base della democrazia moderna. Nel XX secolo, tali diritti si sono estesi a fasce sempre più ampie della popolazione, passando dall’essere prerogativa di pochi a includere tutte le classi sociali. I diritti civili garantiscono libertà fondamentali come la libertà di espressione, di culto e di associazione. I diritti politici, invece, assicurano il diritto di votare e di candidarsi alle elezioni, mentre i diritti economici includono la libertà di proprietà privata e di fondare imprese. I diritti sociali riguardano aspetti come l’assistenza sanitaria, il diritto all’istruzione e la parità di opportunità lavorative.

I diritti di cittadinanza possono essere distinti in diritti negativi e diritti positivi. I primi limitano il potere dello Stato e garantiscono la libertà dall’intervento statale, come i diritti civili. I secondi, invece, richiedono un intervento attivo dello Stato per garantire la libertà e il benessere dei cittadini, come i diritti politici e sociali.

Cultura democratica

Un elemento fondamentale per il funzionamento di una democrazia è la cultura democratica, cioè la diffusione di valori e principi democratici all’interno della società. Una democrazia politica senza una solida cultura democratica tra i cittadini rischia di non funzionare correttamente. Vari filosofi e pensatori hanno affrontato questo tema. John Dewey, ad esempio, ha reinterpretato il pensiero di Ralph Waldo Emerson, definendolo “il filosofo della democrazia” per la sua importanza nel creare una cultura democratica. Altri studiosi, come Hannah Arendt e George Kateb, hanno contribuito al dibattito, così come autori brasiliani, tra cui Paulo Freire e Fábio Konder Comparato, che hanno esplorato il legame tra cultura democratica e diritti umani.

Contraddizioni della democrazia

Studi recenti condotti da economisti e matematici dimostrano come la democrazia non sia un sistema perfetto e definitivo, come spesso si tende a credere. In realtà, secondo un approccio filosofico, la democrazia contiene in sé delle contraddizioni. Una delle critiche principali è legata a un paradosso: se la maggioranza della popolazione volesse un governo antidemocratico, la democrazia stessa cesserebbe di esistere. Tuttavia, se il governo si opponesse a questa scelta, non sarebbe più considerato democratico, poiché andrebbe contro la volontà della maggioranza. Un esempio di questo paradosso è quello di un Paese in cui una maggioranza religiosa desidera instaurare una teocrazia, ignorando la laicità dello Stato. Allo stesso modo, un partito politico che rifiuta la Costituzione e vuole abolire le elezioni potrebbe emergere in un contesto democratico.

La democrazia, tuttavia, non si basa solo su scelte immediate, ma deve essere in grado di perpetuarsi nel tempo. Questo è possibile solo in presenza di una cultura democratica diffusa tra la maggioranza della popolazione, che impedisce la dissoluzione del governo democratico. Se questa cultura venisse a mancare, la democrazia stessa sarebbe a rischio. Un ulteriore fattore che preserva la democrazia è l’esistenza di una Costituzione rigida, come quella italiana, che stabilisce principi fondamentali non modificabili neanche dalla volontà della maggioranza. In questo modo, la Costituzione funge da baluardo contro eventuali tentativi di sovversione.

Un’altra riflessione riguarda la distinzione tra i concetti di “democrazia” e “libertà“, spesso confusi tra loro. La democrazia non garantisce automaticamente la libertà, così come la libertà non dipende necessariamente da un sistema democratico. Tuttavia, la libertà politica, ovvero la possibilità per i cittadini di autodeterminarsi, può essere pienamente garantita solo in una democrazia. In un sistema non democratico, come una teocrazia, anche se sostenuto dalla maggioranza, le minoranze non avrebbero lo spazio per organizzarsi politicamente o cercare di influenzare le decisioni.

Alexis de Tocqueville ha affrontato questi temi proponendo l’importanza dell’associazionismo e della pluralità di idee per garantire un controllo della maggioranza da parte delle minoranze. Nel modello di democrazia liberale, come negli Stati Uniti, questo equilibrio è mantenuto attraverso un sistema di pesi e contrappesi che bilancia i vari poteri. Infine, si è discusso dell’adozione di una “democrazia protetta“, in cui le forze estremiste e antisistema vengono escluse dalla vita politica, sia attraverso divieti espliciti sia tramite accordi non formali, come la cosiddetta “conventio ad excludendum“.

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