Carmelo Miano, un hacker siciliano di 24 anni, è riuscito a violare i sistemi di sicurezza del ministero della Giustizia e a ottenere accesso a segreti di Stato
Carmelo Miano, un hacker siciliano di 24 anni, è riuscito a violare i sistemi di sicurezza del ministero della Giustizia e a ottenere accesso a segreti di Stato. Miano ha ammesso: «Sì, ho fatto quello di cui mi accusate», riconoscendo di aver iniziato a compiere queste attività nel 2021, quando aveva 21 anni.
L’errore banale che l’ha condannato
La sua identificazione è avvenuta grazie a un errore banale: Miano ha lasciato traccia del suo indirizzo IP mentre navigava su un sito pornografico, come riportato da Il Messaggero. Attualmente si trova in carcere su richiesta della Procura di Napoli. Una delle questioni più importanti che dovrà chiarire è dove siano finite le informazioni sensibili rubate allo Stato, con preoccupazioni sul fatto che possa aver avuto contatti con la Russia.
Il covo a Roma e il tesoro che vale milioni
Originario di Gela, Miano operava da un piccolo appartamento nella zona della Garbatella a Roma. La sua abilità con il computer gli ha permesso di accumulare oltre 5 milioni di euro in criptovalute, guadagnati attraverso attività illecite nei mercati neri della droga. La Procura di Napoli ha contestato a Miano reati di accesso abusivo aggravato a strutture informatiche e diffusione di malware.
Un ulteriore elemento preoccupante è che Miano si sia collegato a un portale russo specializzato in informazioni sensibili. Secondo il gip, i file trovati sul suo computer rappresentano solo una piccola parte di quelli rubati, poiché «l’attaccante era solito cancellarli dopo averli inviati all’esterno».
Violate le password dei magistrati
Miano ha anche ammesso di aver consultato le email di diversi magistrati in varie città italiane. L’avvocato dell’indagato ha richiesto che gli atti vengano trasferiti alla Procura di Perugia e ha elogiato l’operato degli investigatori napoletani, sottolineando la vulnerabilità dei sistemi informatici colpiti. L’avvocato Genchi ha chiesto al gip di Napoli, che ha emesso l’ordine di arresto, di considerare gli arresti domiciliari come misura cautelare alternativa.
In merito al danneggiamento del sistema informatico, il difensore ha citato un caso simile riguardante una presunta truffa all’assicurazione per illustrare la fragilità della situazione. Infine, riguardo alla possibilità che Miano abbia avuto contatti con esponenti dei servizi segreti, l’avvocato ha affermato che il suo cliente è disponibile a rispondere su tutti gli aspetti delle indagini.
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