La Commissione Parlamentare antimafia è una commissione d’inchiesta bicamerale del Parlamento italiano, composta da 25 deputati e da 25 senatori, con sede a palazzo San Macuto a Roma
Cos’è la commissione Antimafia. La Commissione Parlamentare Antimafia, ufficialmente chiamata Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, è un organo bicamerale del Parlamento italiano. La sua sede si trova a Palazzo San Macuto, a Roma, e la commissione è composta da 25 deputati e 25 senatori. Viene istituita tramite legge all’inizio di ogni legislatura.
La sua prima istituzione risale al 20 dicembre 1962, e da allora, con ogni nuovo ciclo legislativo, la sua attività viene rinnovata. Un’iniziativa simile è presente anche in Sicilia, dove l’Assemblea Regionale Siciliana ha creato una Commissione regionale antimafia.
La prima proposta per la creazione di una commissione parlamentare antimafia fu avanzata il 14 settembre 1948, subito dopo la strage di Portella della Ginestra, avvenuta il 1º maggio 1947. All’epoca, l’idea era quella di formare una commissione d’inchiesta per indagare sull’ordine pubblico in Sicilia. Nonostante l’importanza del tema, la proposta non fu approvata. Un secondo tentativo avvenne nel 1958, quando Ferruccio Parri e Simone Gatto ripresentarono la proposta in risposta a un attentato con esplosivo contro la redazione del quotidiano palermitano L’Ora, che stava conducendo un’inchiesta sulla mafia. Anche questa volta, la proposta incontrò resistenze e non venne approvata.
Finalmente, il 20 dicembre 1962, grazie a una legge proposta dagli stessi senatori Parri e Gatto, la Commissione Parlamentare Antimafia fu istituita. Questo avvenne anche a seguito di una mozione approvata all’unanimità dall’Assemblea Regionale Siciliana, su iniziativa del Presidente della Regione, Giuseppe D’Angelo. La mozione era stata sollecitata dai numerosi fatti di sangue che si verificavano in quel periodo, in particolare a Palermo, dove nel 1962 si contava un omicidio ogni diciassette ore.
Da quel momento in poi, a eccezione della VII legislatura, la Commissione Antimafia è stata sempre riconfermata con leggi specifiche, assumendo di volta in volta nomi diversi a seconda del contesto legislativo in cui veniva istituita.
Cos’è la commissione Antimafia
La Commissione Antimafia è un organismo parlamentare formato sia da deputati che da senatori, con lo scopo di svolgere indagini approfondite e ricerche su fenomeni di interesse pubblico, in particolare sulla criminalità organizzata. Questa commissione, in quanto d’inchiesta, opera con gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria, come previsto dall’articolo 82 della Costituzione italiana. Tuttavia, pur avendo poteri investigativi, la commissione non può emettere sentenze di condanna né adottare provvedimenti che limitino la libertà personale. In alcuni casi, se una persona convocata rifiuta di presentarsi per un’audizione, può essere accompagnata coattivamente, come avviene con le indagini giudiziarie.
La Commissione Antimafia deve essere istituita nuovamente all’inizio di ogni legislatura con una specifica legge. Anche se la commissione esiste in Parlamento sin dalla fine degli anni ’50, il suo nome, la composizione e i compiti possono variare di legislatura in legislatura, in base alla legge che ne stabilisce la formazione e i poteri. Ad esempio, durante la XVIII legislatura, la commissione è stata creata con la legge 99/2018. Il suo nome completo era “Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere”, e contava 50 membri, di cui 25 deputati e 25 senatori. I componenti venivano scelti dai presidenti della Camera e del Senato, tenendo conto della rappresentanza dei vari gruppi parlamentari.
Le attività della commissione sono definite dalla legge che la istituisce. Durante la XVIII legislatura, i compiti principali erano valutare l’efficacia delle leggi antimafia e suggerire eventuali modifiche normative o amministrative per rafforzarle. Uno degli obiettivi fondamentali era indagare sui legami tra mafia e politica, sia a livello nazionale che locale, con particolare attenzione al processo di selezione dei candidati per le elezioni. La commissione si occupava anche di esaminare come i patrimoni illeciti venivano accumulati e utilizzati, e in che modo venivano reinvestiti o riciclati. Inoltre, tra i suoi compiti c’era quello di studiare il rapporto tra mafia e informazione, indagando su eventuali violenze e intimidazioni subite dai giornalisti.
La commissione riferiva regolarmente alle Camere sui risultati delle proprie indagini e sui progressi del suo lavoro. Per svolgere le sue attività, poteva ascoltare testimonianze di testimoni e collaboratori di giustizia, così come di esponenti politici, delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario. Aveva il potere di condurre sopralluoghi e missioni, acquisire documenti e presentare al Parlamento proposte di legge riguardanti il contrasto al fenomeno mafioso. All’interno della commissione potevano essere creati sotto-comitati specializzati su temi specifici. Per il suo funzionamento, la commissione adottava un regolamento interno.
Nell’attuale legislatura, tuttavia, la legge che istituisce la nuova commissione non è ancora stata approvata. Sono già state presentate due proposte di legge, una alla Camera e una al Senato, ma al momento queste sono ancora in una fase preliminare dell’iter legislativo.
Funzioni della commissione Antimafia
La Commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali, anche di origine straniera, è un organismo dotato di specifiche funzioni investigative e di controllo. Istituita con la legge n.132 del 2008, questa commissione ha il compito di monitorare e valutare l’efficacia delle normative esistenti in materia di criminalità organizzata e proporre eventuali misure correttive o migliorative. Le sue competenze si estendono al controllo dell’applicazione delle leggi antimafia e alla verifica dell’operato delle istituzioni nella prevenzione e nel contrasto alle mafie.
Tra i compiti principali della commissione c’è la verifica dell’attuazione della legge n. 646 del 1982 e di altre leggi simili, valutando il loro impatto sul fenomeno mafioso e sulle principali organizzazioni criminali. La commissione si occupa inoltre di verificare l’efficacia delle disposizioni legislative che regolano il regime di protezione per i collaboratori di giustizia e i testimoni, e di proporre eventuali iniziative legislative e amministrative per migliorarne l’applicazione.
Un altro compito importante è quello di monitorare l’applicazione del regime carcerario speciale previsto dall’articolo 41-bis della legge del 1975, riservato a coloro che sono imputati o condannati per reati di tipo mafioso. La commissione ha anche la funzione di valutare la coerenza della normativa vigente rispetto alle azioni intraprese dai pubblici poteri a livello nazionale e internazionale, promuovendo un rafforzamento delle intese internazionali per la prevenzione delle attività criminali.
La commissione approfondisce lo studio delle trasformazioni del fenomeno mafioso, analizzando come si evolve e come si intreccia con istituzioni e settori economici, inclusi i nuovi insediamenti mafiosi in aree diverse da quelle tradizionali. Particolare attenzione è rivolta anche alle connessioni internazionali tra mafia e altre organizzazioni criminali, con un focus su attività illecite come il traffico di esseri umani e i flussi migratori illegali.
Sul fronte della politica, la commissione indaga sui rapporti tra mafia e politica a livello territoriale e nazionale, esaminando in particolare le procedure di selezione dei dirigenti politici e dei candidati alle elezioni. Indaga anche sugli appalti pubblici, verificando l’esistenza di condizionamenti mafiosi nelle procedure di assegnazione e nell’esecuzione delle opere.
La commissione verifica inoltre l’impatto delle attività mafiose sull’economia, con particolare attenzione alla distorsione dei principi di concorrenza e trasparenza nel mercato, e al modo in cui le associazioni mafiose condizionano l’accesso ai sistemi finanziari e creditizi. Un altro aspetto centrale è il monitoraggio delle normative che regolano la confisca dei beni mafiosi e il loro utilizzo a fini sociali e produttivi.
Tra le sue funzioni c’è anche quella di valutare l’efficacia delle strutture preposte al controllo del territorio e alla prevenzione dei fenomeni criminali, consultando anche le associazioni impegnate nella lotta alla mafia. La commissione si occupa inoltre di monitorare i tentativi di infiltrazione mafiosa negli enti locali, proponendo misure per contrastare questi fenomeni, e verifica la normativa relativa allo scioglimento dei consigli comunali coinvolti in vicende di criminalità organizzata.
Infine, la commissione riferisce periodicamente al Parlamento sui risultati delle sue indagini e può proporre nuove leggi per migliorare la lotta contro la mafia. Essa procede alle sue indagini con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria, sebbene non possa adottare provvedimenti che limitino la libertà personale o la segretezza delle comunicazioni, fatta eccezione per l’accompagnamento coattivo dei testimoni convocati.
Le stesse funzioni vengono attribuite alla commissione anche per quanto riguarda le altre organizzazioni criminali, incluse quelle di natura straniera o transnazionale, che presentano caratteristiche simili a quelle delle mafie tradizionali o che rappresentano una grave minaccia per la società, l’economia e le istituzioni.
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