Cosa sono le concessioni balneari?

In Italia ci sono 26.689 concessioni balneari. Queste concessioni vengono rinnovate senza alcuna gara

Cosa sono le concessioni balneari?
Cosa sono le concessioni balneari? Dal 2006 ad oggi in Italia ci sono stati 10 governi di vari schieramenti politichi ma tutti hanno incontrato enormi difficoltà nel recepire una direttiva europea nata con l’intento di liberalizzare i servizi in Europa. Questa direttiva, conosciuta come Bolkestein.

La Direttiva dell’Unione Europea 2006/123/CE, nota anche come Direttiva Bolkestein dal nome del commissario europeo per il mercato interno Frits Bolkestein che l’ha curata, riguarda i servizi nel mercato europeo comune. È stata presentata dalla Commissione europea nel febbraio 2004 ed è stata approvata ed emanata nel 2006.

La direttiva si basa sugli articoli 47.2 e 55 del Trattato della Comunità europea e si concentra sull’eliminazione degli ostacoli alla libertà di stabilimento, alla libera circolazione dei servizi e sull’instaurazione della fiducia reciproca tra stati membri.

Il sistema italiano delle spiagge ha sempre avuto concessioni molto lunghe, che dopo la scadenza venivano rinnovate automaticamente o con diritti di insistenza. Questo sistema ha garantito una certa stabilità ai circa trentamila imprenditori coinvolti e ha permesso investimenti a lungo termine, ma ha anche impedito l’ingresso di nuove imprese nel mercato.

Recentemente, il governo italiano ha approvato una nuova direttiva sulle concessioni balneari che prevede gare aperte a tutti (incluse micro imprese ed enti del Terzo settore). Quindi, a partire dal primo gennaio 2024, le spiagge italiane saranno libere e chiunque potrà partecipare all’assegnazione di una o più concessioni balneari in base a nuovi criteri. Inoltre, verranno rivisti i canoni annui in base al pregio delle spiagge. Va precisato che le concessioni attuali rimangono valide fino alla scadenza indicata nel relativo titolo e, comunque, fino al 31 dicembre 2023 se la scadenza è precedente a tale data.

Il governo ha definito gli obiettivi della sua azione: riorganizzare e semplificare la disciplina delle concessioni demaniali a fini turistico-ricreativi per le spiagge di mari, laghi e fiumi, nonché delle concessioni per la realizzazione e gestione di porti e ormeggi. La riorganizzazione delle concessioni e le nuove assegnazioni terranno conto della necessità di avere spazi adeguati e liberi per l’accesso e la sosta. Pertanto, non tutte le spiagge potranno essere concesse a privati.

Il governo ha previsto un “adeguato equilibrio tra le aree demaniali concesse e le aree libere o libere attrezzate“, e “varchi costanti per l’accesso e il transito gratuito“. Sono previste pesanti sanzioni per coloro che non rispetteranno le nuove norme. Le nuove regole stabiliscono un limite massimo al numero di concessioni per singolo concessionario. Inoltre, è previsto un indennizzo a carico del nuovo concessionario per il concessionario uscente.

È, però, recentemente arrivata una sentenza del Consiglio di Stato che stoppa la proroga senza gara delle concessioni perché “si pone in frontale contrasto” con la direttiva Bolkestein e va dunque “disapplicata da qualsiasi organo dello Stato”. Insomma, non si possono prevedere proroghe, quindi le concessioni scadranno il 31 dicembre di quest’anno e dovranno essere messe a gara.

L’ultima sentenza è quella della sesta sezione del Consiglio di Stato che, intervenendo su un ricorso presentato dall’Autorità garante della concorrenza (Agcm) contro il Comune di Manduria (Taranto), ha dichiarato già illegittima la proroga delle concessioni balneari al 2024 e “le disposizioni legislative nazionali che hanno disposto (e che in futuro dovessero ancora disporre) la proroga automatica delle concessioni non devono essere applicate”.

I dati

In Italia ci sono 26.689 concessioni balneari, ma il 70% di esse, ovvero 21.581, ha un valore inferiore ai 2.500 euro all’anno, pari a 200 euro al mese. Queste concessioni vengono rinnovate senza alcuna gara.

L’Agenzia delle Entrate ha segnalato che 2 gestori su 3 non dichiarano tutti i loro incassi alle autorità fiscali.

A fronte di un fatturato ufficiale (poi ci sono i proventi in nero, esentasse…) di oltre 2 miliardi di euro generati dagli stabilimenti balneari italiani, lo Stato incassa canoni complessivi per poco più di 103 milioni di euro (pari a una cifra media di 6.106 euro al chilometro quadrato).

Sul 52.619 concessioni demaniali marittime rilasciate (che comprendono stabilimenti balneari, campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, ecc.), circa 30.000 ereditano l’attività di padre in figlio.

Il 60% delle spiagge italiane sono occupate da stabilimenti balneari, con alcune regioni dove questa percentuale sale fino al 90%.

I canoni di concessione rappresentano solo il 2% del fatturato di tutti gli stabilimenti balneari del Paese.

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