Il Génepy è un liquore tipico delle zone alpine come il Piemonte e la Valle d’Aosta, considerato quasi la bevanda simbolo di quelle terre
Génepy: specifiche e proprietà. Il Génepy è un liquore tipico delle zone alpine come il Piemonte e la Valle d’Aosta, considerato quasi la bevanda simbolo di quelle terre.
È fatto con l’Artemisia, una pianta che cresce nelle Alpi e conferisce al liquore il suo caratteristico colore giallo-verde, un aroma intenso e un sapore erbaceo con un tocco amaro che bilancia il dolce. In passato, veniva fatto nelle case e usato anche a fini medicamentosi, creduto benefico per la digestione, per espellere catarro e persino per abbassare la febbre. Ma col tempo, più aziende hanno iniziato a produrlo, mantenendo l’attenzione per il territorio e la tradizione.
La storia del Génepy ha radici antiche, cresceva tra i monti della Valle d’Aosta e del Piemonte, in particolare nelle valli Occitane di Cuneo e Torino. Questa pianta aromatica, l’artemisia genepi o artemisia nera, ha sempre avuto un ruolo nella preparazione di questo liquore speciale.
In passato, il Génepy veniva usato anche a scopo terapeutico per affrontare malattie infiammatorie, spesso diluito in acqua per ottenere effetti tonificanti e rinfrescanti. Verso la fine del XIX secolo, hanno cominciato ad aprirsi strutture per la trasformazione dell’erba in liquore.
Dal 1928 la pianta è protetta, il che ha portato a limitazioni rigide nella raccolta in alta quota. Negli anni ’60 e ’70, molti agricoltori hanno cominciato a coltivare l’Artemisia a quote più basse, a 1500 metri, usando una varietà adatta chiamata artemisia mutellina o artemisia bianca.
La raccolta è diventata difficile, spingendo alcuni a produrre il liquore con aromi e additivi chimici. Questo ha spinto alla protezione del Génepy, e dal 20 febbraio 2015 è ufficialmente IGP, garantendo la qualità e l’autenticità con la denominazione di ‘Genepì della Valle d’Aosta’ o ‘Génépy de la Vallée d’Aoste’.
Cos’è il Génepy
Il Génepy, chiamato anche Genepì, è un liquore speciale fatto macerando l’Artemisia genipi, una pianta presente in diverse varietà (oltre 200) che cresce soprattutto nelle Alpi occidentali, particolarmente nelle regioni del Piemonte e della Valle d’Aosta. Questo liquore, di antica origine, è comunemente consumato come digestivo e ha un contenuto alcolico che varia dai 30° ai 42°.
L’Artemisia genipi è una pianta che cresce spontaneamente in ambiente montano, soprattutto ad altitudini elevate tra i 2000 e i 2500 metri, trovando spazio tra le rocce, ghiaioni, e pascoli sassosi delle Alpi. La sua varietà principale è l’Artemisia genipi, nota anche come ‘artemisia bianca’. A questa pianta vengono attribuite diverse proprietà, come aromi caratteristici, effetti digestivi, balsamici, cicatrizzanti, stimolanti e neurotonici. Tuttavia, a causa delle difficoltà nel reperire questa pianta nelle zone dove cresce e delle limitazioni nella raccolta imposte dal 1928, la disponibilità di queste erbe è molto limitata. Solo dagli anni ’70 è stato possibile coltivare questa specie a fini commerciali anziché dipendere esclusivamente dalla raccolta selvatica. La varietà più coltivabile è l’Artemisia mutellina.
Tra le varietà di Artemisia utilizzate per fare il Génepy, ci sono diverse specie alpine. Artemisia genipi (spicata), conosciuta anche come ‘genepi nero’ o maschio, è una pianta perenne che cresce fino a 3500 metri su terreni pietrosi. Artemisia mutellina, detta anche ‘genepi bianco’ o femmina, è alta circa 12 cm ed è adatta alla coltivazione commerciale grazie alle sue proprietà aromatiche. Artemisia glacialis è una pianta perenne che cresce tra i 2000 e i 3000 metri, ma non è adatta alla produzione di liquore dato che il suo contenuto di oli essenziali si trova solo nei semi e non emana profumi.
Estrazione dalla pianta del Génepy
Il Génepy, una bevanda tipica delle regioni alpine come il Piemonte e la Valle d’Aosta, è un simbolo delle tradizioni di quelle terre.
Per ottenere questo liquore, esistono due metodi principali di estrazione: la tintura e l’alcolato. Nel caso dell’alcolato, le parti migliori delle piante vengono fatte macerare nell’alcool per alcuni giorni, successivamente distillate per ottenere un’essenza pura. Questa essenza viene poi mescolata con acqua, zucchero, glucosio e lasciata invecchiare. Spesso, per mantenere il tradizionale colore verde o giallo paglierino, si utilizzano coloranti naturali, poiché il liquido ottenuto è inizialmente trasparente.
Un altro metodo, chiamato “metodo per sospensione”, prevede l’uso di particolari griglie sopra una soluzione idroalcolica dove le piante vengono posizionate. In questo modo, l’alcol assorbe le componenti aromatiche della pianta. Questo processo richiede circa 90 giorni, seguiti da ulteriori 100-150 giorni di affinamento, producendo un liquore di elevata purezza ma incolore.
Attualmente, il Génepy viene prodotto attraverso l’infusione prolungata in soluzione idroalcolica a freddo o tramite la distillazione degli steli fiorali dell’artemisia nera (Artemisia genipi spicata) e bianca (Artemisia mutellina), aggiungendo successivamente sciroppo di zucchero.
Il termine “Génepy” indica diverse piante aromatiche del genere Artemisia, presenti sulle Alpi Occidentali, dalle quali si ottiene questo liquore attraverso infusione e distillazione.
Coltivazione del Génepy
Il Génepy trova la sua pianta principale crescente spontaneamente in alta montagna, solitamente oltre i 2000-2500 metri, tra le rocce, ghiaioni, e pascoli sassosi. Questa pianta appartiene al vasto genere delle Artemisia, comprendente oltre 200 specie di piante.
Con il passare del tempo, la raccolta delle erbe alpine, incluso l’Artemisia genepi, è diventata sempre più difficile a partire dagli anni ’60. Per soddisfare la crescente richiesta da parte dei produttori di liquore, alcuni agricoltori di montagna hanno intrapreso la coltivazione di queste piante. La coltivazione dell’Artemisia genepi richiede una notevole specializzazione in una pratica agricola impegnativa e a lungo termine.
Questa coltivazione ha preso piede soprattutto nelle valli occitane delle province di Cuneo e Torino. La varietà più adatta per essere coltivata è l’Artemisia mutellina, preferibilmente coltivata tra i 1500 e i 2000 metri di altitudine, su terreni esposti a sud.
Il processo di coltivazione inizia con la semina in serra fredda all’inizio della primavera. Successivamente, tra giugno e luglio, le piantine vengono trasferite in pieno campo, considerando le condizioni climatiche e l’altitudine. È importante adottare tecniche di pacciamatura efficaci per prevenire la crescita di piante infestanti.
La fioritura avviene solitamente nell’anno successivo al trapianto e è in questo periodo che si procede alla raccolta delle infiorescenze. In media, il ciclo colturale dell’Artemisia dura circa 3 anni. Nel primo anno, la pianta sviluppa le parti aeree e radicate, ma non produce fiori. È solo dal secondo e terzo anno che si raccoglie il fiore fresco durante l’estate.
Dopo il terzo anno, le piante non producono più infiorescenze in quantità sufficienti, e quindi è necessario sostituirle per mantenere una produzione costante.
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