Cosa sono i “diritti umani”?

I diritti dell’uomo sono diritti fondamentali che appartengono a ogni individuo in quanto essere umano, senza alcuna distinzioni

Cosa sono i diritti umani
Cosa sono i “diritti umani”? I diritti dell’uomo sono diritti fondamentali che appartengono a ogni individuo in quanto essere umano, senza alcuna distinzione. Sono essenziali per la dignità, la sopravvivenza e lo sviluppo di una persona.

Questi diritti sono universali, il che significa che valgono per tutti, e sono suddivisi in 3categorie:

  • Diritti civili e politici: Come il diritto alla vita, alla libertà di riunione e alla libertà di religione.
  • Diritti economici, sociali e culturali: Come il diritto al lavoro, all’istruzione e alla sicurezza sociale.
  • Diritti della terza generazione: Come il diritto allo sviluppo e a un ambiente sano.

Ogni Stato ha l’obbligo di rispettare, proteggere e applicare questi diritti. Per discutere e attuare politiche sui diritti dell’uomo, si utilizzano strumenti come azioni diplomatiche, scambi tecnici e iniziative diplomatiche.

La comunità internazionale ha a disposizione vari strumenti legali, come la Corte europea dei diritti dell’uomo e i tribunali penali internazionali, per proteggere e promuovere i diritti umani.

L’ONU svolge un ruolo cruciale nella promozione e protezione dei diritti umani attraverso organi come l’Alto Commissariato per i diritti dell’uomo e il Consiglio dei diritti umani. Le nove convenzioni ONU sui diritti dell’uomo sono vincolanti per gli Stati membri e prevedono procedure di monitoraggio e presentazione di rapporti nazionali per garantire il rispetto di tali diritti.

Cosa sono

I diritti dell’uomo sono diritti fondamentali che appartengono a ogni individuo in quanto essere umano. Sono universali, il che significa che spettano a tutte le persone indipendentemente dalla loro origine, nazionalità, sesso, religione o altre caratteristiche. Questi diritti sono considerati essenziali per la dignità, la sopravvivenza e lo sviluppo di ogni individuo.

Esistono tre categorie principali di diritti dell’uomo:

Diritti civili e politici:

Esempi includono il diritto alla vita, il diritto di riunione e il diritto alla libertà di religione. Questi diritti riguardano la libertà e la partecipazione politica delle persone.

Diritti economici, sociali e culturali:

Esempi includono il diritto al lavoro, all’istruzione e alla sicurezza sociale. Questi diritti sono legati al benessere economico e sociale delle persone.

Diritti della “terza generazione”:

Esempi includono il diritto allo sviluppo e il diritto a un ambiente sano e pulito. Questi diritti sono orientati verso la tutela del benessere generale e la sostenibilità ambientale.

Ogni Stato ha il dovere di rispettare, proteggere e attuare i diritti dell’uomo. Questo significa che i governi devono garantire che le leggi e le politiche del paese siano conformi ai principi dei diritti umani e che vengano applicate in modo efficace.

Per promuovere e discutere delle questioni legate ai diritti dell’uomo, vengono utilizzati diversi strumenti, tra cui:

Azioni diplomatiche e interventi pubblici: si tratta di discussioni e dichiarazioni pubbliche a livello nazionale e internazionale per affrontare questioni legate ai diritti umani.

Scambi tecnici: includono missioni di esperti, seminari, viaggi di studio e progetti di cooperazione per favorire la condivisione di conoscenze e best practices.

Iniziative diplomatiche: sforzi diplomatici intrapresi per affrontare specifiche questioni legate ai diritti umani.

La comunità internazionale e l’ONU hanno sviluppato vari strumenti giuridici per promuovere e proteggere i diritti umani, tra cui la Corte europea dei diritti dell’uomo, i tribunali penali internazionali dell’ONU e la Corte penale internazionale.

Infine, l’ONU svolge un ruolo cruciale nella promozione dei diritti umani attraverso organizzazioni come l’Alto Commissariato per i diritti dell’uomo e il Consiglio dei diritti umani. Le convenzioni dell’ONU sui diritti dell’uomo, vincolanti per gli Stati membri, costituiscono uno strumento importante per garantire il rispetto di tali diritti a livello globale. Gli Stati che ratificano queste convenzioni sono tenuti a presentare regolarmente rapporti sulle misure adottate per garantire il rispetto dei diritti umani nel loro territorio.

Storia

L’idea di diritti fondamentali legati semplicemente al fatto di essere umani, noti come diritti naturali, esiste da molto tempo ed è piuttosto generica. Ciò che rende unici i diritti umani è il loro inserimento esplicito nel diritto (scritto o verbale), riconoscendo loro una validità universale e un’autorità superiore rispetto ad altre norme. Spesso vengono proclamati piuttosto che creati come leggi ordinarie; si parla di principi evidenti e indiscutibili che si scoprono e si riconoscono, piuttosto che di convenzioni discutibili. Si sottintende che l’unanimità sia la fonte di legittimità di questi diritti.

Tra i primi a esplorare questo concetto, in termini di speculazione, sono stati probabilmente i filosofi greci, specialmente Aristotele e gli stoici, che hanno proposto l’esistenza di un diritto naturale, un insieme di regole comportamentali derivate dalle leggi della natura. Questo pensiero, chiamato giusnaturalismo, ha origini antiche e viene spesso diviso in vari periodi storici. Il giusnaturalismo antico si riflette nel pensiero del grande filosofo greco esposto nella sua Etica Nicomachea:

“Il giusto politico si divide in naturale e legale: il primo è valido ovunque e non dipende dal suo riconoscimento; il secondo, invece, ha importanza solo quando viene stabilito, modificando la situazione… e ciò che viene stabilito tramite decreti.” (Aristotele, Etica Nicomachea, libro V, 7, 1134b 18-24)

Nel XIII secolo, il giusnaturalismo scolastico, guidato da filosofi come Tommaso d’Aquino, descrive i diritti naturali come “principi etici primari, molto generali” che influenzano il legislatore nel diritto positivo, essendo un riflesso della volontà di Dio nella creazione. I diritti umani non sono più concessioni più o meno generose da parte di un’autorità, ma un diritto intrinseco dell’uomo, la sua libertà da rivendicare.

Nell’epoca moderna

Nel periodo moderno, il giusnaturalismo razionalistico ha avuto origine tra il 1600 e il 1700, diviso in due linee di pensiero. Una di queste è legata all’Illuminismo del tardo Settecento, che ha sostenuto il concetto di libertà individuale, soprattutto in opposizione all’assolutismo, la forma di governo predominante dell’epoca moderna. L’altra corrente si sviluppò basandosi sul pensiero di Thomas Hobbes, il quale considerava il diritto naturale presente solo nello stato di natura, ovvero prima della formazione di un contratto sociale che portasse alla creazione dello stato. Pertanto, Hobbes non può essere considerato pienamente un sostenitore del giusnaturalismo.

Tra gli autori che hanno affrontato il concetto di diritto naturale nel periodo moderno si possono menzionare:

  • Thomas Hobbes
  • Huig de Groot (Ugo Grozio)
  • John Locke
  • Jean Jacques Rousseau
  • Immanuel Kant

Secondo la formulazione di Grozio e dei teorici razionalisti del giusnaturalismo, gli uomini, anche in presenza dello stato e del diritto positivo, mantengono alcuni diritti naturali fondamentali, come il diritto alla vita e alla proprietà. Questi diritti sono considerati inalienabili, cioè non possono essere modificati o tolti dalle leggi. Questa concezione sostiene che tali diritti siano razionalmente giusti, non derivano da un diritto divino, ma sono riconosciuti da Dio poiché corrispondono alla ragione.

John Locke, al contrario, sviluppò il concetto di diritto naturale come derivato direttamente dalla divinità, poiché l’uomo è creato da Dio. Questo diritto non è limitato dalla cittadinanza, etnia, cultura o religione. Questa visione del diritto naturale fu poi adottata anche dal filone dell’utilitarismo e influenzò le elaborazioni dell’umanesimo politico moderno tramite gli economisti neoclassici.

Negli Stati Uniti d’America, la filosofia politica combina la nozione storicistica dell’Inghilterra con quella individualistica, basata sulla diffidenza nei confronti del potere legislativo, e quella statualistica, sottolineando il ruolo della Costituzione rigida, confermato dalla Corte suprema dalla sentenza Marbury vs. Madison del 1803.

Anche nella Francia rivoluzionaria, pur eliminando ogni riferimento alle nozioni storicistiche in opposizione all’ancien régime, emergono sia le nozioni individualistiche (nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 si parlava dei “diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo”) sia quelle statualistiche, valorizzate soprattutto dalla funzione attribuita alla legge. Questo contesto è dominato dal principio della rappresentatività politica e dalla negazione della possibilità di conflitti tra Costituzione e legge.

Nel corso del XIX secolo, lo Stato liberale ha subito un’evoluzione che ha accentuato gli elementi statalistici presenti nel modello rivoluzionario francese. La legge, inizialmente vista come espressione della sovranità popolare, ha assunto nel tempo il ruolo di esercizio di una funzione pubblica. Nei regimi dittatoriali e totalitari, lo Stato è stato concepito come l’evoluzione storica della Nazione, trovando così in sé stesso la sua legittimazione, con i diritti funzionalizzati al perseguimento degli scopi dello Stato, superiori ed indipendenti rispetto a quelli dei singoli.

Il costituzionalismo contemporaneo ha consolidato nella Costituzione la fonte e la garanzia dei diritti di libertà, con una distinzione tra potere costituente e poteri costituiti. La costituzione è resa rigida e si prevede la giustizia costituzionale, incaricata di verificare la conformità alla costituzione rigida delle norme di legge ordinaria. La base programmatica comune è sottratta alle dinamiche politiche, con particolare attenzione alle libertà positive.

Il dibattito su esistenza, validità e contenuti dei Diritti Umani persiste sia in filosofia che nelle scienze politiche. Nonostante l’affermazione giuridica dei Diritti Umani con convenzioni e leggi internazionali, e negli ordinamenti giuridici di numerose Nazioni, la dottrina dei Diritti Umani viene considerata al di là delle singole leggi e forma le basi morali fondamentali per regolare l’ordine geo-politico. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione sul Diritto dei Popoli alla Pace nel 1984, iscrivendo così la pace tra i diritti umani e dichiarandone la salvaguardia “un obbligo fondamentale per ogni Stato“.

Sebbene vi sia stato un rapido progresso nel rispetto dei diritti umani nelle nazioni occidentali, tale processo non è stato parallelo in tutto il mondo. Lotti simili a quelli vissuti in Europa e Nord America continuano in altre parti del mondo, con invocazioni di diritti umani di seconda e terza generazione. Di fronte a situazioni drammatiche, come la fame che colpisce una persona su cinque nel mondo, si afferma che il diritto a un’alimentazione adeguata costituisce un diritto umano fondamentale.

Nel 2011, il Consiglio dell’ONU ha approvato le “Guiding Principles on Business and Human Rights” preparate dopo gli studi di John Ruggie

Le critiche all’ideologia dei diritti umani

Nel XIX secolo, la Chiesa cattolica, nella sua opposizione al giusnaturalismo razionalista, criticò anche l’ideologia dei diritti umani. Pio VI, Gregorio XVI e Pio IX espressero le loro posizioni in brevi pontifici, contrapponendosi a concetti come la libertà di culto e l’ecumenismo. Solo con il Concilio Vaticano II queste posizioni furono definitivamente superate.

Alcune correnti marxiste considerano l’idea dei diritti umani come fondamento di un’ideologia borghese basata su libertà giuridiche formali, senza una reale emancipazione degli oppressi, soprattutto del proletariato. Secondo questa prospettiva, i diritti umani potrebbero essere strumentalizzati per giustificare politiche imperialiste, specialmente nell’ambito economico-militare, sotto forma di interventi umanitari.

Claude Levi-Strauss ha sottolineato che le grandi dichiarazioni dei diritti dell’uomo enunciano un ideale che talvolta trascura il fatto che l’uomo si realizza nelle culture tradizionali, non in un’umanità astratta.

“Le grandi dichiarazioni dei diritti dell’uomo hanno, anche esse, la forza e la debolezza di enunciare un ideale troppo spesso dimentico del fatto che l’uomo non realizza la propria natura in un’umanità astratta, ma in culture tradizionali.”
(Claude Levi-Strauss, Razza e storia. Razza e cultura, Torino, Einaudi, 2002)

La normativa di riferimento

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, sono state introdotte diverse normative internazionali riguardanti i Diritti Umani, attraverso trattati, convenzioni, patti e altre forme di accordo. Tra questi strumenti, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, insieme a numerose risoluzioni adottate dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è da menzionare, anche se non vincolante giuridicamente.

Tuttavia, molte disposizioni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo sono diventate giuridicamente vincolanti grazie alla loro costante applicazione, incorporandosi nel diritto internazionale consuetudinario. Questa dichiarazione ha anche fornito la base per la creazione di successive Convenzioni vincolanti ed è un pilastro fondamentale nel campo dei diritti umani.

Altri strumenti, come quelli elaborati nell’ambito dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), offrono una visione ampia dei Diritti Umani, comprendendo anche le dinamiche tra le istituzioni.

Strumenti giuridicamente vincolanti

Tra gli strumenti giuridicamente vincolanti, ci sono le convenzioni internazionali di portata universale, come:

  • Convenzione sul genocidio del 1948
  • Convenzione europea sui diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950
  • Convenzione sui rifugiati del 1951
  • I due Patti delle Nazioni Unite del 1966
  • Convenzione contro la tortura del 1984

La vincolatività di queste leggi implica l’esistenza di meccanismi di controllo e garanzia, di cui si tratterà dettagliatamente nel paragrafo dedicato alle forme di tutela dei Diritti Umani.

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è un documento storico che ha segnato un momento cruciale nell’evoluzione dell’etica globale. È il primo testo nella storia ad affrontare i diritti di tutti gli individui del mondo senza distinzioni. Riconosce che esistono diritti intrinseci ad ogni essere umano, semplicemente per il fatto di esistere.

Inizialmente priva di vincoli giuridici, nel tempo la Dichiarazione è diventata parte integrante del diritto consuetudinario internazionale e ha ispirato successive Convenzioni, rimanendo un fondamentale punto di riferimento per i diritti fondamentali.

La Commissione dei Diritti Umani dell’ONU

La Commissione dei Diritti Umani dell’ONU, presieduta da Eleanor Roosevelt, fu incaricata di redigere la Dichiarazione. I lavori iniziarono nel 1947 e la bozza venne presentata nel settembre 1948.

Struttura della Dichiarazione

La Dichiarazione è composta da un Preambolo e trenta articoli che delineano i diritti inalienabili dell’uomo. Nel Preambolo si sottolineano i motivi che hanno reso necessario il documento e gli obiettivi futuri, tra cui:

  • il riconoscimento della dignità umana come fondamento di libertà, giustizia e pace
  • la promozione di relazioni amichevoli tra le nazioni

Gli articoli sanciscono i diritti fondamentali di dignità, eguaglianza, libertà e fratellanza. L’articolo 1 e 2 stabiliscono i principi fondamentali, mentre gli articoli successivi enunciano diritti come:

  • il diritto alla vita
  • il divieto di schiavitù e tortura
  • l’uguaglianza davanti alla legge
  • la libertà di pensiero, espressione, coscienza e religione
Concetto di Interdipendenza dei Diritti Umani

La Dichiarazione si basa sul concetto di interdipendenza dei diritti umani, unendo diritti civili e politici a quelli economici, sociali e culturali, riconoscendo il diritto alla:

  • proprietà privata
  • sicurezza sociale
  • istruzione
  • un tenore di vita dignitoso
Diritti Umani: quali sono?

I diritti umani possono essere suddivisi in categorie principali: i diritti civili, politici e sociali.

I diritti civili si riferiscono alla sfera personale di ogni individuo e comprendono la libertà di pensiero, la libertà personale, di riunione, di religione e anche la libertà economica. In questa categoria, le persone hanno una certa libertà d’azione, sempre nel rispetto dei diritti civili degli altri. Gli Stati sono tenuti a non interferire in questi diritti.

I diritti politici riguardano la creazione di uno Stato democratico e coinvolgono un’azione più diretta, come la partecipazione dei cittadini nelle decisioni politiche dello Stato. Questi diritti includono:

  • la libertà di associarsi a partiti politici
  • il diritto di voto

Infine, ci sono i diritti sociali che comprendono il diritto al lavoro, all’assistenza, all’istruzione e alla salute. Questi diritti sono emersi con lo sviluppo della società moderna e richiedono un intervento più attivo da parte dello Stato per garantire ai cittadini una situazione di sicurezza e la protezione di tali diritti.

È importante notare che la relazione tra i diritti civili e politici, da un lato, e quelli sociali, dall’altro, è una delle questioni cruciali nei diritti umani. Mentre i diritti civili e politici possono essere garantiti immediatamente attraverso i sistemi giuridici degli Stati membri, i diritti economici, sociali e culturali sono spesso obiettivi da raggiungere nel tempo.

Perché sono importanti i Diritti Umani?

I Diritti Umani sono fondamentali perché rappresentano gli elementi essenziali di ogni individuo e non possono essere privati da nessuno. La violazione di questi diritti costituisce un attacco diretto alla stessa dignità umana. È cruciale che tutti comprendano e conoscano i Diritti Umani, ciò che essi includono e come sono garantiti, poiché ogni persona dovrebbe poter beneficiare di questi diritti fondamentali semplicemente per il fatto di essere umani, senza distinzioni.

Essi sono centrali per la dignità umana, creando un collegamento tra diverse culture e leggi in tutto il mondo. I Diritti Umani spesso fungono da linguaggio comune che permette a culture e religioni diverse di interagire e costruire qualcosa di nuovo in un mondo sempre più complesso.

La loro importanza risiede anche nel fatto che non sono concetti astratti, ma influenzano direttamente la vita quotidiana di ciascuno, riguardando questioni come la famiglia, le relazioni e il lavoro. Pertanto, quotidianamente ci troviamo ad affrontare situazioni che coinvolgono i nostri bisogni e i nostri diritti. Conoscere e difendere questi diritti è qualcosa di concreto e personale.

Inoltre, i Diritti Umani costituiscono un mezzo per educare le generazioni future, non verso l’indifferenza o il pregiudizio, ma per far comprendere i valori e i diritti che sono alla base della convivenza civile e del benessere collettivo.

Come possono essere tutelati i Diritti Umani

La tutela dei Diritti Umani è principalmente affidata agli Stati, che devono assicurare il riconoscimento di questi diritti nelle loro leggi fondamentali e costituzioni, nonché predisporre meccanismi per proteggerli in caso di violazioni. Questo principio si basa sulla sussidiarietà, che suggerisce che le norme e le protezioni debbano essere attuate il più vicino possibile ai cittadini, operando a livello nazionale, regionale o locale.

Tuttavia, le leggi interne non sempre difendono efficacemente i Diritti Umani, a causa delle differenze culturali e sociali che influenzano l’interpretazione e la protezione di tali diritti.

Per affrontare questo problema, sono stati creati strumenti internazionali per garantire la tutela globale dei Diritti Umani. Tuttavia, questi strumenti sono vincolanti solo per gli Stati che li hanno ratificati.

Le modalità di tutela variano a seconda degli strumenti utilizzati: alcuni sono più efficaci di altri. Ad esempio, le convenzioni che includono meccanismi di controllo e garanzia sono considerate efficaci. La Corte Europea per i Diritti Umani, legata alla Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, può emettere sentenze su violazioni, condannando gli Stati responsabili.

Tuttavia, tali casi sono spesso eccezioni. Altri strumenti, come il Patto sui diritti civili e politici, consentono solo ai singoli individui di appellarsi al Comitato dei Diritti Umani, il cui potere si limita a fare raccomandazioni agli Stati, senza imporre obblighi concreti.

In situazioni senza procedure di ricorso individuale, dove le petizioni sono gestite da organi non giudiziari, il processo diventa principalmente politico. Queste petizioni si risolvono spesso con raccomandazioni agli Stati, che possono rappresentare solo un modo di esercitare pressione politica anziché garantire una reale tutela dei Diritti Umani.

Potrebbero interessarti anche questi articoli:

L'informazione è di parte! Ci sono giornali progressisti e giornali conservatori. La stessa notizia ti viene raccontata in modo diverso. Se cerchi un sito che ti spieghi le cose con semplicità, e soprattutto con imparzialità, allora questo è il posto giusto per te. Cerchiamo notizie e fatti social del momento e li rimettiamo in circolo, senza giri di parole e senza influenzarti con le nostre opinioni.

FONTEUFFICIALE.it riassume le notizie pubblicate dalle agenzie di stampa e da altri media autorevoli (come Ansa, Agi, AdnKronos, Corriere della Sera, ecc..), quindi non è direttamente responsabile di inesattezze. Se, però, ritieni che un nostro articolo debba essere modificato o eliminato puoi farne richiesta [ scrivendo qui ].

Per ricevere i nostri aggiornamenti e restare informato ti invitiamo a seguirci sul nostro profilo ufficiale di Google News.