Perché si dice “Salve”?

L’espressione “Salve” è un saluto largamente diffuso e di uso comune. Perché si dice così e qual è il significato

Perché si dice Salve?
Perché si dice Salve. A differenza del “Ciao“, diffuso in tutto il mondo, “Salve” lo usiamo soltanto noi italiani. La parola “Salve” deriva dal verbo “salvēre“, che vuol dire “essere in buona salute“. Poi, da espressione augurale (come “salute a te”), si è trasformata nel tempo in un saluto.

Questo saluto ha avuto origine nell’antica Roma. Si usava dire “Salve” sia per salutare che per augurare ad una persona di stare in salute. Salve, infatti, significa “stai bene, stai in salute“. Era il saluto più comune insieme ad “Ave“. Nell’antica Roma era associata alla parola “vale” (che significa “addio”), termine rimasto in uso nella penisola iberica e usata al momento del commiato. In latino si diceva “vale atque salve“, ossia “addio e stai bene“.

Nell’antica Roma il “Salve” era usato sia quando si incontrava qualcuno, sia quando lo si lasciava per andar via. Oggi, invece, lo si usa di più quando ci si incontra e quasi mai al momento di andare via. Sono, inoltre, comuni alcune formule, come il “salve a tutti“, quando qualcuno deve salutare più persone.

Non è, però, confidenziale quanto il “Ciao“. E’, quindi, usato in occasioni che si trovano un po’ a metà tra la confidenza e la formalità. Proprio perché in italiano manca una forma intermedia tra la confidenza e la formalità, il “Salve” ha colmato questo vuoto.

Mentre gli adulti non lo usano in segno di rispetto e in senso formale, i giovani, invece, sì o nell’incertezza dell’uso del tu o del Lei. Soprattutto per permettere a chi viene salutato di aiutarli nella scelta della confidenza o della formalità. Oppure, in alcuni contesti, per cercare una relazione più vicina verso un adulto. Ad esempio, “Salve prof.” o il “Salve coach” o “Salve Mister” in alcuni ambienti sportivi.

Questa formula di saluto ha attraversato tutta la storia dell’italiano in diversi contesti d’uso, compresi quelli letterari. Ad esempio, “Salve, o Cigno divin” che Manzoni nel 1801 rivolge a Monti nel poemetto “Del trionfo della libertà“. Oppure, l’invocazione di preghiera “Salve, regina” rivolta alla “Madonna“.

Secondo l’Accademia della Crusca:

La formula di saluto salve è un’espressione tradizionale giuntaci direttamente dal latino e attestata in ogni epoca per l’italiano. Si tratta della forma dell’imperativo del verbo latino salvĒre ‘essere in buona salute’ ed è quindi un’espressione augurale, ‘salute a te’, che si è fissata in una formula di saluto perdendo il contatto con il significato etimologico“.

In latino era spesso associata a vale ‘addio’ nella formula di commiato vale atque salve ‘addio e stai bene’, mentre già nell’italiano rinascimentale si documentano casi che testimoniano la specializzazione delle due formule: salve come saluto d’incontro e vale come saluto di commiato“.

Fino a qualche decennio fa salve era considerato valido solo come saluto d’ingresso e si poteva trovare come espressione di commiato in generi particolari di scrittura, mentre oggi questa distribuzione d’uso non sembra più così rigida“.

I messaggi di posta elettronica sono attualmente la tipologia testuale in cui si assiste, forse in modo più evidente, al proliferare di salve: la formula appare come risolutiva quando ci siano incertezze sul grado di formalità del registro da tenere con l’interlocutore (spesso più di uno e talvolta assolutamente sconosciuto) e non risulta vincolante rispetto al momento della giornata in cui scriviamo o in cui viene letto il nostro messaggio“.

Le altre formule di saluto:
  • Ciao: è il saluto più diffuso, si usa come saluto amichevole e confidenziale incontrando o lasciando qualcuno in qualunque momento del giorno o della notte.
  • Buongiorno, buondì, buonasera e buonanotte: sono saluti formali che possono essere usati sia in apertura, sia in chiusura di conversazione, possono essere rivolti al singolo o a un gruppo. Buongiorno si usa nella prima parte della giornata, mentre buonasera nella seconda parte. Buondì equivale a buongiorno, ma si rivolge a persone con le quali si ha una certa confidenza. Buonanotte è il saluto di tarda sera, si usa in particolare prima di andare a dormire.
  • Arrivederci e arrivederla: formule di congedo molto diffuse, rivolte a persone che si rivedranno presto o che ci si augura di rivedere. La prima è formale e può essere rivolta a un singolo o a un gruppo, la seconda è molto formale e può essere rivolta solo a un singolo.
  • Buona giornata, buona serata: queste espressioni sono usate come formule di congedo.
  • Di nuovo: si usa quando si incontra nuovamente qualcuno che si è appena salutato o semplicemente si replica il saluto di commiato.
  • Addio: è utilizzato nello standard solo come saluto enfatico, prima di una separazione definitiva.
  • A presto: si usa come formula di commiato, come arrivederci.

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