Perché si dice “Lacrime di coccodrillo”?

L’espressione “Lacrime di coccodrillo” è largamente diffusa e di uso comune. Perché si dice così e qual è il significato

Perché si dice
Perché si dice Lacrime di coccodrillo. L’espressione “Lacrime di coccodrillo” significa “fingere di provare dispiacere per qualcosa quando, in realtà, si è disinteressati a quanto è accaduto“. Quindi è un modo di dire utilizzato per indicare colui il quale commette una cattiva azione di proposito e poi finge di pentirsene. Una persona che finge di essere mortificato (o pentito) di un danno recato ad altri quando in realtà la cosa lo lascia del tutto indifferente o addirittura gli provoca intimamente piacere.

Il modo di dire deriva da un’antichissima credenza secondo cui i coccodrilli versano lacrime quando si nutrono della preda che hanno appena ucciso.

Il primo testo conosciuto che parla delle lacrime di coccodrillo risale al 1250 e fu scritto da un monaco francescano chiamato Bartholomaeus de Glanville: “Il coccodrillo piange sopra la sua presa e dopo la divora“. Pochi anni più tardi, nel 1284, l’italiano Brunetto Latini disse: “Se un coccodrillo uccide un uomo, dopo se lo divora piangendo“.

In realtà, la lacrimazione dei coccodrilli ha motivazioni fisiologiche. L’azione di deporre le uova e metterle in bocca per spostarle al sicuro da altri nemici è molto comune tra le neo-mamme. Durante l’operazione lacrimano, ma non per pentimento bensì perché fisiologicamente devono lubrificare il bulbo oculare e facilitare il movimento della seconda palpebra (quella usata durante la permanenza in acqua). Inoltre, attraverso le lacrime il coccodrillo espelle sali che altrimenti tratterrebbe dato che non ha sudorazione.

Esiste anche una patologia, la sindrome di Bogorad, caratterizzata dalla lacrimazione del soggetto durante la masticazione del cibo. Tale condizione è nota anche come “sindrome delle lacrime di coccodrillo“.

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