L’espressione “Fare la gattamorta” è largamente diffusa e di uso comune. Perché si dice così e qual è il significato
Fare la gattamorta. L’espressione “Fare la gattamorta” è riferito ad “una persona che, con un comportamento apparentemente innocuo ed inoffensivo, cerca subdolamente di raggiungere i propri interessi personali“. Quindi è un modo di dire utilizzato per indicare una donna che, allo scopo di sedurre un uomo, lo compiace e ostenta il proprio bisogno di protezione. La parola è composta da “gatta” (dal latino “cattus”), e da “morta” (participio passato di morire).
Il riferimento alla gatta morta si ritrova nella celebre fiaba dello scrittore greco del VI secolo Esopo dal titolo “Il gatto e i topi“. Esopo racconta di un gatto che si finge morto (facendosi dondolare da un piolo) per spingere i topi della casa a uscire allo scoperto, ma i topi, furbi, non si fanno convincere dal suo comportamento e non cadono nella trappola. Una tecnica che, in realtà, i gatti non praticano ma altri animali sì (sia per attacco che per difesa).
Quindi, “fare la gattamorta” significa mostrarsi inoffensivi, spingendo gli altri ad abbassare le proprie difese per approfittarne al momento opportuno. Si tratta di una persona malevola, aggressiva, ficcanaso, intrigante e sleale che finge di essere dolce, timida ed indifferente per ingannare il prossimo.
Esopo parla genericamente di un gatto, senza specificare il sesso femminile. In passato, con “gatta” ci si riferiva all’animale in generale: il primo Vocabolario della Crusca riporta solo la forma “gatta” e non “gatto“. Quindi, la “gattamorta” potrebbe essere anche un uomo. Infatti, nei Promessi sposi, secondo Attilio, era padre Cristoforo a possedere un “fare di gatta morta“.
Poi, però, col tempo la parola ha preso un significato specifico unendo 2 stereotipi: la “femme fatale“, divoratrice di uomini, e la “femme fragile“, bisognosa di costante protezione. Uniti, formano la gattamorta, una donna pronta a sottrarre mariti e fidanzati.
Esiste un equivalente maschile: il “cascamorto” (un corteggiatore svenevole e dalle intenzioni ambigue).
Invece, l’opposto della “gatta morta” è la “donna specchio“, che ha bisogno di costanti e continui confronti e rassicurazioni.
Come riconoscere una gattamorta
Un pericolo per la coppia: fa le fusa, è sorniona, furba, trova sempre il modo di farla franca e ha grande successo con gli uomini. Riconoscerla non è difficile, ma va presa con cautela.
Look: non ama risultare insignificante, quindi anche nello stile cerca di evidenziare la sua personalità. Tacco 12, abito super aderente e trucco perfetto, oppure abito nero, stivale tipo anfibio, labbra rosso fuoco, incarnato pallido e smokie eye.
Social: ama rimanere in disparte, ma non smette di intercettare dialoghi e inserirsi nelle conversazioni, soprattutto quelle maschili. Chiacchiera facendo cadere lo sguardo ora su uno, ora sull’altro dei suoi interlocutori. Fa sorrisi alle donne, salvo poi esprimere giudizi al vetriolo alle loro spalle. Un’attrice sotto mentite spoglie.
Single: ama essere protagonista, quindi si presenta da sola con l’aria del “sono qui“. Ha l’aria sempre sofisticata, ma non aggressiva, a dimostrazione di essere una preda “facile“.
Una sirena: agli uomini piace essere adulati e lusingati e in questo la gattamorta è una vera maestra.
Senza scrupoli: scrive messaggini a qualsiasi ora del giorno e della notte non curante che l’uomo è in dolce compagnia. Invia vignette sciocche che però all’uomo suonano come un “ti sto pensando” (hanno l’obiettivo di non tagliare mai il filo tra la gattamorta e il maschietto di turno). Riesce a far cadere l’uomo in scenate di gelosia con la partner salvo poi dire che “non c’è niente di male“, “sono solo vignette come ne ricevo tante“.
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