Come funzionano i sostegni all’indipendenza economica delle donne vittime di violenza

Secondo i dati Istat, in Italia, il 31,5% delle donne ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Spesso, le forme più gravi sono perpetrate da partner (o ex partner), familiari o amici. Per aiutare queste donne a raggiungere l’indipendenza economica sono stati introdotti due strumenti principali: il reddito di libertà e l’esonero contributivo per le assunzioni

Come funzionano i sostegni all'indipendenza economica delle donne vittime di violenza

In Italia, il 31,5% delle donne ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, secondo i dati dell’Istat. Spesso, le forme più gravi di violenza sono perpetrate da partner o ex partner, familiari o amici. Per aiutare queste donne a raggiungere l’indipendenza economica e avviare un percorso di autonomia, sono stati introdotti due strumenti principali: il reddito di libertà e l’esonero contributivo per le assunzioni.

Che cos’è il reddito di libertà

Il reddito di libertà è un contributo economico destinato alle donne vittime di violenza, creato per sostenere il loro percorso verso l’autonomia. Secondo l’Inps, questa misura prevede un contributo fino a un massimo di 400 euro al mese per una durata massima di 12 mesi, erogato in un’unica soluzione.

Questi fondi possono essere utilizzati principalmente per:

  • Garantire l’autonomia abitativa e personale.
  • Coprire spese per l’istruzione o la formazione dei figli minori delle donne che hanno subito violenza.

Introdotto dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 dicembre 2020, il reddito di libertà rappresenta un primo passo per sostenere le donne disoccupate nel loro percorso di fuoriuscita dalla violenza.

Come funziona l’esonero contributivo

L’esonero contributivo è stato progettato come misura complementare al reddito di libertà. È rivolto ai datori di lavoro privati che, tra il 2024 e il 2026, assumono donne disoccupate vittime di violenza, già beneficiarie del reddito di libertà.

Per accedere all’esonero contributivo, le donne devono:

  • Essere seguite da centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni o dai servizi sociali.
  • Essere cittadine italiane, comunitarie o, se extracomunitarie, possedere un permesso di soggiorno.
  • Trovarsi in stato di disoccupazione.

L’esonero si applica per:

  • Assunzioni a tempo indeterminato, per una durata di 24 mesi.
  • Assunzioni a tempo determinato, per una durata di 12 mesi.
  • Trasformazioni da contratto a tempo determinato a contratto a tempo indeterminato, per una durata di 18 mesi dalla trasformazione.

La misura è valida anche per contratti part-time e per rapporti di lavoro subordinato nell’ambito di cooperative di lavoro. L’agevolazione consiste nell’esonero totale dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, fino a un massimo di 8.000 euro annui, applicato su base mensile. Rimane comunque garantita l’aliquota per il calcolo delle prestazioni pensionistiche.

L’importanza dell’indipendenza economica

Sono stati evidenziati diversi aspetti riguardanti l’importanza dell’indipendenza economica per le donne vittime di violenza. Secondo gli esperti, il lavoro è un elemento chiave per aiutare le donne vittime di violenza a ricostruire la propria vita. Azzurra Rinaldi, direttrice della School of Gender Economics presso l’Università Unitelma Sapienza, spiega:

“Uno dei principali ostacoli per l’emancipazione da una situazione di violenza risiede ancora, drammaticamente, nella possibilità di disporre di un reddito. Il lavoro è il principale strumento di libertà per tutte le donne ed è particolarmente necessario per le donne che escono da una relazione violenta e che, anche a causa della segregazione che spesso queste relazioni comportano, rischiano di incontrare difficoltà di reinserimento lavorativo che diversamente potrebbero diventare insormontabili”.

Anche Elena Falconi, Senior HR Director Southern Europe di ADP Italia, sottolinea il ruolo delle aziende nel supportare le vittime di violenza domestica:

“La violenza domestica è una piaga sociale che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, molte delle quali sono donne che cercano di conciliare il lavoro con una situazione familiare difficile. Le aziende, come parte integrante della società, hanno il dovere morale e la possibilità concreta di aiutare i propri dipendenti vittime di violenza, sviluppando politiche specifiche che affrontano direttamente il problema”.

Cosa possono fare le aziende

Le aziende possono adottare misure per sostenere i propri dipendenti vittime di violenza. Questi interventi includono:

  • Formazione del personale: Sessioni dedicate al riconoscimento dei segnali di violenza domestica, all’ascolto attivo e all’empatia, oltre alla conoscenza delle risorse locali e nazionali a disposizione delle vittime.
  • Supporto psicologico: Convenzioni con psicologi o centri di supporto per offrire consulenze gratuite o a costi ridotti, oppure servizi di “counseling” interno.
  • Collaborazione con enti specializzati: Partnership con associazioni e organizzazioni che combattono la violenza domestica, per facilitare l’accesso a rifugi, assistenza legale e altri servizi di supporto per le vittime.

Questi strumenti, se utilizzati insieme, possono rappresentare un aiuto concreto per molte donne, offrendo loro la possibilità di costruire una nuova vita lontana dalla violenza.

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