Quando il marito viene sbattuto fuori dalla porta dell’appartamento, come può difendere i propri diritti se ancora la coppia non si è separata?
E’ legale essere cacciato di casa dalla moglie? Quando un marito viene allontanato dalla casa coniugale prima che ci sia una sentenza di separazione, quali sono i suoi diritti? Il quesito principale riguarda la legittimità di un’azione simile da parte della moglie. Vediamo cosa prevede la legge italiana.
La moglie può cacciare il marito di casa?
Anche se in caso di separazione la legge prevede spesso l’assegnazione della casa coniugale alla madre, spetta esclusivamente al giudice decidere in merito. Fino a quel momento, nessuno dei coniugi può unilateralmente imporre all’altro di lasciare l’abitazione.
Sia che l’immobile sia di proprietà del marito, della moglie o di entrambi, entrambi i coniugi hanno il diritto di utilizzarlo, considerato un bene legato all’uso quotidiano. Questo diritto viene tutelato dalla legge. Pertanto, qualunque siano le motivazioni personali della moglie, non è consentito allontanare il marito senza prima ottenere una disposizione del tribunale. Neanche in caso di tradimento o di temporanea assenza del marito.
È possibile denunciare la moglie che allontana il marito di casa?
Secondo la Corte di Cassazione, impedire al marito di accedere all’abitazione comune, ad esempio cambiando la serratura o bloccando fisicamente la porta, può configurare il reato di violenza privata. Questo comportamento è perseguibile penalmente tramite querela e può comportare, per la moglie, l’obbligo di risarcire i danni subiti dal marito, come le spese sostenute per alloggiare altrove.
Inoltre, qualora tale azione non sia giustificata, la moglie potrebbe perdere il diritto all’assegno di mantenimento. Perciò, il marito allontanato ha il diritto di rivolgersi alle forze dell’ordine e presentare denuncia. Sul piano civile, è possibile anche un’azione di reintegrazione del possesso per consentire al marito di rientrare nella casa.
Come può la moglie ottenere l’allontanamento del marito?
Per allontanare il marito dalla casa coniugale, la moglie deve avviare una procedura legale, chiedendo la separazione e l’assegnazione dell’abitazione. Tuttavia, l’assegnazione non è automatica:
- È necessaria la presenza di figli minorenni, maggiorenni non autonomi o con disabilità.
- Il genitore richiedente deve ottenere la collocazione dei figli presso di sé.
- Lo scopo principale dell’assegnazione della casa è garantire stabilità ai figli, non al genitore richiedente.
Pertanto, la casa non viene assegnata al coniuge che:
- Non ha la custodia dei figli.
- Vive altrove, ad esempio dai propri genitori.
- Ha figli autosufficienti.
Le eccezioni: quando la moglie può cacciare il marito
In casi estremi, la moglie può allontanare il marito in una situazione di emergenza, ad esempio per difendersi da violenze fisiche. Questa azione può essere considerata legittima difesa o uno stato di necessità.
In alternativa, la moglie può chiedere al giudice un ordine di protezione. Questo strumento legale viene utilizzato quando la condotta del marito rappresenta un grave rischio per l’integrità fisica o morale della moglie. Con tale decreto, il giudice può ordinare:
- La cessazione delle condotte lesive.
- L’allontanamento del marito dalla casa familiare.
- Divieti di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla moglie, come il posto di lavoro.
Queste disposizioni si applicano esclusivamente nei casi in cui il comportamento del marito metta in pericolo la sicurezza della moglie o dei figli. Al contrario, il tradimento o altri problemi relazionali non costituiscono motivi sufficienti per cacciarlo di casa senza una decisione del tribunale.
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