Perché i comportamenti degli automobilisti italiani sono un pericolo?

Secondo l’Anas, gli automobilisti italiani sono lontani dalla media europea dove il 90% indossa le cinture anteriori e il 71% quelle posteriori

Perché i comportamenti degli automobilisti italiani sono un pericolo
Perché i comportanti degli automobilisti italiani sono un pericolo. La “Ricerca Osservatorio Stili di Guida Utenti“, commissionata da Anas e condotta dallo Studio Righetti e Monte Ingegneri e Architetti Associati, con il contributo dell’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, presentata nell’ambito del convegno “Sicurezza stradale: obiettivo zero vittime” (organizzato in occasione della giornata mondiale in ricordo delle vittime della strada) ha tracciato un quadro impietoso sui comportamenti degli automobilisti in Italia.

I dati

Secondo i dati, infatti, gli automobilisti italiani “sono purtroppo molto lontani dalla media registrata negli altri Paesi europei dove il 90% degli automobilisti indossa le cinture anteriori e ben il 71% dei passeggeri quelle posteriori“. Inoltre, 1 automobilista su 3 non utilizza la cintura di sicurezza, la metà dei bambini viaggia senza seggiolino e 2 giovani su 10 usano il cellulare alla guida.

Nello specifico, secondo lo studio, il 49,47% degli automobilisti non utilizza i seggiolini per i bambini. Per quanto riguarda gli indicatori luminosi (le frecce), il 55,63% non li accende per la manovra di sorpasso o rientro (76,46%), o per l’entrata (59,20%) o uscita (43,71%) da rampa. Inoltre, 2 giovani su 10 guidano utilizzando impropriamente il cellulare. Infine, altro aspetto che allontana gli italiani dalla media europea, è l’utilizzo delle cinture di sicurezza. Secondo lo studio (fatto su un campione di 6000 utenti) il 28,38% dei conducenti non allaccia le cinture, dato che si alza se riferito al passeggero anteriore (31,87%) e passeggero posteriore (80,12%).

Lo studio

Lo studio ha analizzato alcuni tra i fattori psicologici che influiscono sulla mancata percezione del rischio alla base dei comportamenti all’origine degli incidenti stradali, distinguendo tra violazioni deliberate al codice della strada e errori del conducente (es. sviste, manovre o valutazioni errate). Infatti, il comportamento in violazione non dipende da un problema nell’elaborare le informazioni necessarie per attuare il comportamento corretto, ma da una scelta influenzata da fattori psicologici, psicosociali e motivazionali.

Federica Biassoni, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Unità di ricerca di psicologia del traffico, che ha svolto l’analisi per Anas dei fattori alla base dei comportamenti alla guida, ha detto: “L’interesse di Anas per questa tematica ci ha consentito di realizzare una ricerca che, integrando metodologie quantitative e qualitative, ha preso in esame sia il livello dei comportamenti dei guidatori sia quello sottostante, dei processi psicologici alla luce dei quali è possibile spiegare tali comportamenti. I risultati della ricerca rispecchiano in modo interessante la letteratura sulla percezione del rischio stradale e sui comportamenti di guida rischiosi. Tanto le violazioni registrate, che i comportamenti che portano alla distrazione, causa frequente di incidenti, appaiono riconducibili ai medesimi bias cognitivi: il ruolo dell’abitudine e dei vantaggi percepiti ci permettono così di spiegare i comportamenti rischiosi emersi dalle osservazioni su strada. La conoscenza del collegamento tra tali fattori alla base del funzionamento mentale dei guidatori ed i comportamenti di rischio potrà essere di aiuto ad Anas nella progettazione di interventi sia infrastrutturali sia di formazione“.

L’analisi della percezione del rischio è stata accompagnata anche da 17 interviste semi-strutturate a utenti delle 3 differenti tipologie di strade e autostrade oggetto dell’indagine. L’obiettivo è stato quello di indagare le motivazioni percepite come sottostanti i propri comportamenti rischiosi e quelli posti in essere dagli altri utenti della strada. I primi riconducibili per lo più a stress, abitudine, mancanza di senso civico mentre i secondi ascrivibili a mancato uso degli indicatori di direzione, manovre di sorpasso a destra, sorpassi pericolosi, velocità rischiosa. […] Invece in relazione alla percezione di sicurezza della strada, le dichiarazioni degli intervistati variano a seconda della tipologia di strada. L’82% del campione ritiene le strade sicure o non evidenzia una rilevante percezione del pericolo rispetto a tutte le tipologie di strade analizzate“.

Il Codacons

Secondo il Codacons, “le trasgressioni al Codice della strada sono incentivate dall’assenza di controlli da parte delle forze dell’ordine. Gli automobilisti continuano ad usare il telefonino alla guida o a non allacciare la cintura di sicurezza perché sanno di poterla fare franca e di non essere sanzionati per le violazioni commesse. E a nulla serve inasprire le sanzioni e introdurre misure più restrittive nel Codice della strada se poi non si è in grado di far rispettare le disposizioni e di sanzionare i trasgressori. […] Gli incidenti stradali hanno un costo sociale che ha raggiunto in Italia i 35 miliardi di euro all’anno, costo che potrebbe essere abbattuto incrementando i controlli lungo le strade e sanzionando con maggiore severità le violazioni del Codice della strada“.

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