Cosa sono le “classi separate”?

Le classi differenziali, ora chiamate più comunemente classi separate, vennero introdotte in Italia già all’inizio del XX secolo e da allora hanno suscitato dibattiti riguardanti le loro implicazioni pedagogiche

Cosa sono le

Cosa sono le “classi separate”? Recentemente, si è riacceso il dibattito sulle classi separate, che riguarda la divisione degli studenti non solo per età, ma anche per alcune caratteristiche personali che potrebbero o meno essere correlate all’apprendimento. Questo dibattito è stato alimentato dalle dichiarazioni del generale Vannacci, che hanno generato controversie e polemiche.

Il generale Vannacci ha pubblicamente smentito di aver proposto classi separate per gli studenti disabili. Ha chiarito che auspica semplicemente l’introduzione di misure specifiche per soddisfare le esigenze di ogni studente. In passato, il Ministro Valditara è stato coinvolto in una polemica simile per le classi separate, con accuse di discriminazione nei confronti degli studenti stranieri.

Anche il Ministro ha fornito un’interpretazione meno rigida delle sue dichiarazioni, ma il tema delle classi separate è comunque tornato in primo piano, suscitando indignazione e confusione. Non è chiaro per tutti il motivo per cui queste dichiarazioni sollevino tante preoccupazioni, ma la questione è delicata e tocca principi fondamentali della nostra Costituzione.

Cosa sono le classi separate?

Le “classi differenziali“, ora chiamate più comunemente “classi separate“, vennero introdotte in Italia già all’inizio del XX secolo e da allora hanno suscitato dibattiti riguardanti le loro implicazioni pedagogiche. Originariamente, la suddivisione delle classi scolastiche si basava su criteri di capacità intellettiva o sulla presenza di difficoltà comportamentali, cognitive o di apprendimento.

Questo approccio si diffuse in Europa, ma incontrò critiche da parte degli esperti, i quali ritenevano che fosse importante favorire l’esperienza di condivisione delle diversità tra gli studenti come arricchimento umano e culturale. In termini di formazione, la separazione delle classi non si dimostrò vantaggiosa e, anzi, sembrava aggravare le difficoltà individuali degli studenti, contribuendo all’emarginazione e alle sfide sociali, relazionali e professionali.

Solo nel 1977, relativamente poco tempo fa, le classi differenziali e speciali furono abolite, incoraggiando le scuole a concentrarsi sulle potenzialità individuali di ogni studente e istituendo la figura dell’insegnante di sostegno. La legge n. 118/1971, che ha promosso questo cambiamento, ha rispecchiato i principi espressi da pedagogisti, psicologi ed educatori, anticipando la legge n. 104/1992 sui diritti e l’integrazione delle persone con disabilità.

Nonostante i progressi legislativi, l’integrazione degli alunni con esigenze speciali è ancora un ambito in cui molto lavoro deve essere fatto, sia a livello giuridico che sociale. Il percorso verso l’integrazione è stato lungo e complesso, e gli studenti che avrebbero dovuto beneficiarne hanno spesso subito le conseguenze, contribuendo paradossalmente alla segregazione sociale e alla discriminazione.

Cosa c’entra il nazismo?

Tra le controversie riguardanti le classi separate emergono accuse di connessioni con ideologie naziste, anche se alcuni le considerano generalizzazioni ingiustificate. Sebbene l’istituzione delle classi differenziali e delle scuole speciali non sia direttamente collegata all’ideologia nazista, quest’ultima ha utilizzato la separazione dei cittadini come strumento centrale per perpetrare stermini e atrocità.

Le teorie eugenetiche promosse da Hitler non emersero improvvisamente con i campi di concentramento e le torture, ma furono introdotte gradualmente, diffondendo diffidenza, paura e intolleranza nella società e promuovendo una spietata segregazione umana basata su criteri “biomedici” distorti.

Per questo motivo, il concetto di separazione dei cittadini, specialmente nell’ambito scolastico dove dovrebbero prevalere integrazione e uguaglianza, può suscitare inquietudine. Tuttavia, è importante sottolineare che teorizzare la separazione delle classi non equivale a sostenere il fascismo o a promuovere stermini. È comprensibile che tali argomenti siano trattati con estrema sensibilità, come dovrebbe essere.

Cosa prevede la legge?

Secondo l’articolo 3 della Costituzione italiana, spetta alla Repubblica eliminare gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impedendo così il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione effettiva di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Inoltre, l’articolo 34 specifica il diritto all’istruzione, stabilendo che lo Stato debba garantire l’accesso alla scuola a tutti, anche attraverso l’assistenza economica per coloro che ne hanno bisogno.

Esistono numerosi testi normativi che affrontano il tema della disabilità, delle discriminazioni e dell’uguaglianza, lasciando poco spazio a interpretazioni ambigue. Tuttavia, la questione della creazione di classi separate può essere considerata contraria alla legge? La risposta non è semplice, ma va considerato che nel nostro sistema giuridico è persino promossa una forma di disparità di trattamento, volta a ridurre le discriminazioni e a promuovere un’uguaglianza sostanziale, non solo formale.

Non sempre tutti i cittadini devono essere trattati allo stesso modo: chi fa parte di una minoranza può e deve ricevere trattamenti speciali per affrontare i problemi sociali che ne derivano. Pertanto, la separazione delle classi avrebbe senso solo se mirasse a beneficiare gli studenti coinvolti, anche se questa prospettiva è discussa in base agli studi condotti in materia.

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