Cosa fa un insegnante di sostegno?

L’insegnante di sostegno è un educatore specializzato incaricato di lavorare all’interno di una classe che ospita uno studente con disabilità

Cosa fa un insegnante di sostegno?
Cosa fa un insegnante di sostegno? In Italia, l’insegnante di sostegno è un educatore specializzato incaricato di lavorare all’interno di una classe che ospita uno studente con disabilità. Il suo ruolo principale è promuovere l’inclusione e facilitare il processo di apprendimento dell’alunno con disabilità.

La figura dell’insegnante di sostegno è stata introdotta nel sistema di istruzione obbligatoria in Italia in base alla Legge 4 agosto 1977, n. 517, articolo 7, che trattava delle “Norme sulla valutazione degli alunni e sull’abolizione degli esami di riparazione e altre norme di modifica dell’ordinamento scolastico“.

Carlo Scataglini, nel suo libro intitolato “Il sostegno è un caos calmo: e io non cambio mestiere“, ha descritto il ruolo dell’insegnante di sostegno come un “caos calmo“, un concetto che sottolinea la complessità e la varietà di sfide che questa figura deve affrontare quotidianamente. L’insegnante di sostegno si trova costantemente di fronte a situazioni diverse e uniche, dove nulla è semplice o scontato. Ogni giorno è un’opportunità di scoperta e apprendimento, non solo per gli studenti con disabilità ma anche per l’insegnante stesso.

Storia

Nel 1923, l’obbligo scolastico in Italia fu introdotto grazie alla riforma Gentile. Inizialmente, questa riforma copriva solamente i ciechi e i sordi. Tuttavia, circa 10 anni dopo, ci fu un’espansione dell’istruzione che includeva l’istituzione di classi differenziali, scuole speciali e, per i casi più gravi, istituti speciali. In questo periodo, l’aspetto predominante era la divisione e la separazione tra gli studenti.

Successivamente, nel secondo dopoguerra, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, si compì un passo importante verso un sistema più inclusivo. Questo cambiamento si manifestò con l’inserimento dei bambini ciechi nelle scuole comuni, superando quindi l’approccio basato sulla divisione e la separazione.

Nel 1968, il deputato Foschi promosse l’inserimento di allievi disabili nelle scuole comuni, ma in sezioni speciali per la scuola materna, classi speciali per la scuola dell’obbligo e sezioni speciali per gli istituti professionali. Solo per le disabilità più gravi si continuava a prevedere l’inserimento nelle scuole speciali.

Tuttavia, il vero cambiamento avvenne nel 1975, quando la senatrice Falcucci portò una svolta radicale nell’approccio all’istruzione inclusiva. Questo cambiamento fu annunciato attraverso una relazione in cui la senatrice propose un nuovo modo di intendere la scuola: tutti i bambini, indipendentemente dalle loro abilità, dovevano frequentare le classi comuni.

Nel 1977, con la legge n. 517 del 4 agosto, si definì la presenza di insegnanti specializzati nelle scuole elementari e medie per fornire sostegno agli alunni con disabilità. Questi insegnanti specializzati dovevano possedere un titolo di specializzazione ottenuto dopo aver completato un corso teorico-pratico della durata di due anni, che doveva essere svolto in scuole o istituti riconosciuti dal Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1977, un decreto ministeriale delineò le linee guida pedagogiche e didattiche per questi corsi, prevedendo 600 ore per l’area informativa (che includeva psicologia, pedagogia, metodologia e didattica, aspetti legislativi, ecc.) e 700 ore per l’area formativa (con esperienze di gruppo e un tirocinio di almeno 400 ore).

La dicitura “insegnante di sostegno” fu utilizzata per la prima volta in una circolare ministeriale nel 1979. In questa circolare, chi ricopriva questo ruolo veniva definito come un docente a pieno titolo, non un elemento aggiuntivo, e si sottolineava l’importanza dell’coinvolgimento di tutta la comunità scolastica nel supporto agli studenti con disabilità.

Disciplina normativa

La Costituzione Italiana fornisce il fondamento per l’istruzione inclusiva nel paese. Essa stabilisce che l’istruzione deve essere garantita per tutti, obbligatoria per almeno otto anni e gratuita. Lo Stato ha il compito di rimuovere qualsiasi ostacolo che possa impedire la libertà e lo sviluppo completo delle persone.

La figura dell’insegnante di sostegno, che è cruciale per l’inclusione degli studenti con disabilità, è stata regolamentata dalla Legge 5 febbraio 1992, n. 104. Questo insegnante di sostegno ha il compito di assistere l’intera classe in cui è presente uno studente con disabilità.

Nel 2009, l’Italia ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Questa convenzione sottolinea l’importanza di fornire il supporto necessario all’interno del sistema educativo per le persone con disabilità. Si basa sul modello ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health del 2002) e sottolinea che l’insegnante di sostegno dovrebbe lavorare non solo con lo studente, ma anche con i fattori circostanti che possono influenzare l’apprendimento.

Recentemente, la figura dell’insegnante di sostegno è stata ridefinita dal Decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66. Questo decreto riconosce l’insegnante di sostegno come un docente specializzato nella didattica speciale per l’integrazione degli studenti con disabilità certificata. Questi insegnanti sono presenti nelle scuole dell’ordinamento scolastico italiano e svolgono un ruolo essenziale nell’assicurare l’inclusione di tutti gli studenti.

Come diventare insegnante di sostegno

Per diventare insegnante di sostegno nella scuola dell’infanzia e primaria, è necessario seguire un percorso di formazione specifico. Questi insegnanti devono acquisire una specializzazione per le attività di sostegno didattico, il che richiede un corso annuale composto da 60 crediti formativi (CFU). Di questi, 12 CFU devono essere ottenuti tramite un tirocinio di 300 ore.

Questo corso di specializzazione in pedagogia e didattica speciale è offerto dalle università che dispongono di programmi di formazione per l’insegnamento primario. Per potervi accedere, è necessario possedere una laurea in formazione primaria e aver acquisito 60 CFU nell’ambito della didattica dell’inclusione.

Tuttavia, a causa del sistema di supplenze temporanee, i dirigenti scolastici possono assegnare il ruolo di insegnante di sostegno anche a docenti che non hanno questa specifica specializzazione o abilitazione. Questo può accadere quando le graduatorie sono esaurite. In tal caso, potrebbero essere selezionati insegnanti senza l’esperienza e la formazione necessaria, attingendo dalle graduatorie di istituto o dalle cosiddette liste MAD (messa a disposizione).

Funzioni e competenze dell’insegnante di sostegno

L’insegnante di sostegno svolge un ruolo cruciale nella scuola inclusiva italiana, contribuendo in modo significativo all’educazione e allo sviluppo degli studenti con disabilità.

Funzioni:
  • L’insegnante di sostegno non si occupa solo di un singolo studente con disabilità ma è responsabile dell’intera classe in cui è presente, poiché spesso vi sono esigenze educative speciali che richiedono la presenza di un insegnante qualificato.
  • Collabora con altri insegnanti curricolari per attuare interventi inclusivi utilizzando strategie didattico-metodologiche specifiche.
  • Partecipa attivamente a riunioni, incontri con i genitori e scrutini.
  • Costruisce una relazione di fiducia con le famiglie degli studenti con disabilità e collabora con altri professionisti del territorio, come personale ASL, mediatori ed educatori.
  • Collabora con l’Unità di Valutazione Multidisciplinare per redigere il Profilo di Funzionamento, che è fondamentale per la creazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI).
  • Competenze:
  • Conoscenze teoriche e pratiche nel campo della pedagogia e della didattica speciale.
  • Comprensione delle diverse tipologie di disabilità e competenze psico-pedagogiche correlate.
  • Abilità nella pedagogia della relazione d’aiuto.
  • Competenze nella gestione delle relazioni tra studenti e con la comunità scolastica.
  • Comprensione delle dinamiche familiari e capacità di coinvolgere e collaborare con le famiglie.
  • Conoscenza dell’approccio interdisciplinare per affrontare l’interazione corpo-mente e altre sfide legate alla disabilità.
  • Competenze in comunicazione e collaborazione con colleghi e operatori dei servizi sociali e sanitari.
  • Abilità nel monitorare e valutare gli interventi educativi e formativi.
  • Conoscenza delle leggi e delle normative sull’inclusione scolastica e i diritti umani.
  • Competenze nell’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche.
  • Cos’è il piano educativo individualizzato (PEI)

    Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) è un documento di grande importanza nel contesto dell’inclusione scolastica, ed è elaborato in collaborazione con vari soggetti.

    • Composizione del Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione: Il PEI viene elaborato e approvato da un gruppo di lavoro operativo dedicato all’inclusione. Questo gruppo è composto dal team dei docenti contitolari o dal consiglio di classe, i genitori o chi ne esercita la responsabilità genitoriale, figure professionali specifiche, e può includere un rappresentante designato dall’Ente Locale. Questa collaborazione multidisciplinare è essenziale per garantire un piano completo e adattato alle esigenze dell’alunno.
    • Scopo del PEI: Il PEI ha l’obiettivo di stabilire gli obiettivi educativi e didattici specifici per ciascun alunno con disabilità. In altre parole, definisce cosa l’alunno deve imparare e raggiungere nel suo percorso educativo.
    • Documento Dinamico: Il PEI è un documento dinamico, il che significa che può essere soggetto a modifiche nel tempo. Ogni membro del Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione è responsabile di monitorare il progresso dell’alunno e, se necessario, di apportare modifiche al PEI per garantire che sia sempre rilevante e efficace.
    • Contenuti del PEI: All’interno del PEI vengono inclusi vari dettagli, tra cui gli obiettivi educativi, le strategie di insegnamento, i materiali didattici, le risorse necessarie e, molto importante, i criteri di verifica e valutazione. Questi criteri determinano come verranno valutati i progressi dell’alunno e quali indicatori verranno utilizzati per misurare il successo nel raggiungimento degli obiettivi.
    Cos’è il profilo europeo dei docenti inclusivi

    Il Profilo Europeo dei Docenti Inclusivi è un importante documento che mira a definire le competenze essenziali necessarie per chiunque desideri diventare un docente inclusivo nell’ambito dell’istruzione.

    Docente Inclusivo: Questo concetto non si riferisce solo agli insegnanti di sostegno, ma a tutti gli insegnanti curricolari. Un docente inclusivo è colui che rispetta e considera l’individualità e l’originalità di ogni alunno, indipendentemente dalla presenza o meno di una certificazione di disabilità.

    Valori Essenziali dell’Insegnamento: Questi valori fondamentali comprendono la valutazione della diversità degli alunni, il sostegno agli alunni, il lavoro di gruppo e l’aggiornamento continuo. Sono i pilastri su cui si basa l’approccio dell’insegnante inclusivo.

    Aree di Competenza: Per ciascuno di questi valori, sono state individuate specifiche aree di competenza che includono comportamenti, conoscenze e competenze correlate.

    Le quattro principali aree di competenza sono:

    • Valutare la diversità dell’alunno: Questa competenza comprende la percezione dell’integrità dell’alunno e il riconoscimento della diversità nei modi di apprendere.
    • Sostenere gli alunni: Gli insegnanti inclusivi devono promuovere l’apprendimento in tutti i suoi aspetti, compresi quelli accademici, pratici, sociali ed emotivi. Devono anche utilizzare approcci didattici efficaci in classi con eterogeneità di studenti.
    • Lavoro di gruppo: Collaborare con genitori, famiglie e altri professionisti è un aspetto cruciale dell’insegnamento inclusivo. Questa competenza si concentra su come lavorare efficacemente con diverse parti interessate.
    • Aggiornamento Continuo: L’insegnamento è un processo di apprendimento continuo, e gli insegnanti inclusivi devono essere praticanti riflessivi. Ciò significa riflettere sulla propria pratica didattica, apprendere dagli altri e cercare il proprio sviluppo professionale in modo costante.

    Scopo del Piano: Questo piano di competenze dovrebbe servire da base per la progettazione e l’implementazione dei programmi di formazione iniziale per futuri insegnanti inclusivi. È un documento fondamentale per garantire che gli insegnanti siano adeguatamente preparati a lavorare in ambienti inclusivi e ad affrontare la diversità degli alunni in modo efficace.

    Potrebbero interessarti anche questi articoli:

    L'informazione è di parte! Ci sono giornali progressisti e giornali conservatori. La stessa notizia ti viene raccontata in modo diverso. Se cerchi un sito che ti spieghi le cose con semplicità, e soprattutto con imparzialità, allora questo è il posto giusto per te. Cerchiamo notizie e fatti social del momento e li rimettiamo in circolo, senza giri di parole e senza influenzarti con le nostre opinioni.

    FONTEUFFICIALE.it riassume le notizie pubblicate dalle agenzie di stampa e da altri media autorevoli (come Ansa, Agi, AdnKronos, Corriere della Sera, ecc..), quindi non è direttamente responsabile di inesattezze. Se, però, ritieni che un nostro articolo debba essere modificato o eliminato puoi farne richiesta [ scrivendo qui ].

    Per ricevere i nostri aggiornamenti e restare informato ti invitiamo a seguirci sul nostro profilo ufficiale di Google News.