È morto a 71 anni lo scrittore Antonio Pennacchi, nel 2010 aveva vinto il premio Strega con il libro “Canale Mussolini”
È morto lo scrittore Antonio Pennacchi. E’ morto a 71 anni. Dalle prime informazioni la causa del decesso sarebbe un malore che ha colpito lo scrittore mentre era nella sua abitazione di Latina. A dare l’allarme è stata la moglie. All’arrivo dei soccorsi purtroppo non c’è stato nulla da fare.
“Una enorme perdita non solo per la città di Latina ma per tutto il Paese“, ha commentato Damiano Coletta, sindaco di Latina. “I suoi racconti hanno reso il nostro territorio un luogo letterario, dalla Fondazione ai giorni nostri. È una vera e propria icona di Latina. Pennacchi appartiene al patrimonio della città e tutti i latinensi oggi gliene rendono giustamente merito. Porgo le più sentite condoglianze alla sua famiglia a nome dell’Amministrazione comunale e di tutta la città di Latina“.
Anche il governatore della regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha voluto rendere omaggio allo scrittore: “con Antonio Pennacchi ci lascia un grande scrittore, un intellettuale libero, schietto e irriverente. Ha raccontato con grande passione un pezzo della nostra terra e della nostra storia“.
Chi era Antonio Pennacchi
Antonio Pennacchi è nato il 26 gennaio del 1950 a Latina.
E’ stato uno scrittore ed operaio italiano. Ha lavorato per 30 anni come operaio. Durante un periodo di cassa integrazione si è rimesso a studiare, prendendo la laurea in lettere. Il primo libro, “Mammut“, uscì nel 1995. Altri libri importanti sono, “Il fasciocomunista” (da cui è tradotto il film “Mio fratello è figlio unico” con Elio Germano e Riccardo Scamarcio) e “Canale Mussolini” (con cui vince il Premio Strega).
E’ stato anche un grande appassionato di politica. Da ragazzo decise di iscriversi all’Msi, da cui poi fu espulso per aver partecipato a una manifestazione contro la guerra in Vietnam. Aderì, poi, al gruppo marxista leninista di Servire il Popolo, per poi passare al Psi, alla Cgil, alla Uil, al Pci. Entrò di nuovo in Cgil, ma venne, poi, espulso da Sergio Cofferati nel 1983.
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