Come si sovvenziona la Rai?

Quali sono le fonti di finanziamento della televisione pubblica? Oltre al canone e agli introiti pubblicitari ci sono contributi statali posti a carico di tutti i cittadini

Come si sovvenziona la Rai?
Come si sovvenziona la Rai? La Rai ottiene finanziamenti da diverse fonti, oltre al canone e alla pubblicità. I contributi statali rappresentano una parte significativa del finanziamento, e vengono erogati a fondo perduto. Ciò significa che anche i cittadini che non pagano il canone televisivo contribuiscono indirettamente al finanziamento della Rai attraverso le tasse. Inoltre, la pubblicità sui canali radiotelevisivi genera entrate aggiuntive per l’azienda.

In definitiva, la Rai è finanziata non solo dal canone e dalla pubblicità, ma anche dai contributi statali, a carico di tutti i cittadini.

Quanto rende alla Rai la pubblicità?

La Rai attualmente dipende in gran parte dagli introiti pubblicitari come fonte principale di finanziamento. Questi introiti provengono dalle inserzioni e dagli spot pubblicitari nei vari programmi televisivi, con la cifra che varia in base agli ascolti e al gradimento del pubblico. Sanremo, ad esempio, rappresenta una fonte significativa di guadagno per la Rai, grazie all’ampia audience e al consenso del pubblico. Le tariffe pubblicitarie si basano sull’audience e sullo share, valutando sia il numero totale di telespettatori che la percentuale di spettatori rispetto agli altri programmi.

Per dare un’idea dei costi, secondo il tariffario Rai, ogni secondo di pubblicità negli orari di picco può superare i 100.000 euro. Uno spot di 15 secondi durante questi periodi richiede almeno un milione e mezzo di euro. Sanremo, in particolare, può generare ricavi notevoli per la Rai, con stime che indicano un possibile incasso di circa 60 milioni di euro nell’edizione del 2024, rispetto ai 42 milioni registrati nel 2023.

Tuttavia, la pubblicità da sola non è sufficiente a coprire tutti i costi, e la principale fonte di finanziamento rimane il canone televisivo.

Quanto costa e a cosa serve il canone Rai?

Il canone Rai costituisce la principale fonte di finanziamento per l’azienda pubblica, rappresentando quasi tre quarti del totale degli incassi. Nel 2022, ha generato un gettito totale di circa 1.946 milioni di euro, mentre la pubblicità ha contribuito con circa 700 milioni di euro all’anno, considerando gli spot su tutti i canali televisivi e radiofonici della Rai.

Si tratta di una tassa sul possesso di un apparecchio televisivo atto alla ricezione di vari canali, inclusi quelli non Rai come Mediaset, La7, Sky e Sportitalia. Anche se non si guarda la Rai o non si utilizza affatto la televisione, ma si possiede un televisore funzionante, è comunque dovuto il pagamento del canone ad uso privato. Ci sono poi tariffe maggiorate per usi commerciali come bar, alberghi e ristoranti.

Il canone televisivo è una imposta di scopo, destinata al finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo gestito dalla Rai. Dal 2016, l’importo annuale è stabilito direttamente dalla legge ed è attualmente di 70 euro, addebitati in bolletta elettrica in 10 rate mensili da gennaio a ottobre. Una parte di questa somma non va alla Rai, ma allo Stato, per tasse di concessione governativa e IVA.

Secondo le dichiarazioni dell’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, su 70 euro di canone pagati da ogni abbonato, solo 53 vanno effettivamente alla Rai. Una quota del canone è destinata anche al finanziamento pubblico dell’editoria, contribuendo al fondo per il pluralismo dell’informazione.

Qual è la situazione finanziaria della Rai?

La Rai raccoglie annualmente circa 2 miliardi e 700 milioni di euro tra canone e pubblicità. Tuttavia, questi introiti spesso non sono sufficienti per bilanciare i costi, come evidenziato dalle recenti relazioni di bilancio. Sebbene la Rai non sia in una situazione di indebitamento, ad eccezione di occasionali perdite, non registra nemmeno profitti significativi al di là del riconosciuto servizio di qualità che offre.

L’equilibrio finanziario della Rai è mantenuto con difficoltà, e il canone rappresenta ancora il principale sostegno finanziario per l’azienda. Data questa situazione, attualmente non è fattibile abolire il canone Rai e mantenere un servizio pubblico radiotelevisivo efficace, come proposto da alcuni politici. A differenza della Rai, Mediaset, con un fatturato simile ma con meno dipendenti, si basa principalmente sulla pubblicità, registrando bilanci positivi.

La Rai è una società per azioni di proprietà per il 99,56% dello Stato e per il restante 0,44% della Siae. Essendo interamente di proprietà pubblica, svolge il servizio pubblico radiotelevisivo italiano, come stabilito dal contratto di servizio con il Ministero delle Comunicazioni.

Il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale è concesso alla Rai per un periodo di dieci anni, con un contratto nazionale stipulato con il Ministero dello Sviluppo Economico. Questo contratto, che include diritti e doveri della società concessionaria, viene rinnovato ogni cinque anni.

Sovvenzioni statali alla Rai: quanto e perché?

La Legge di Bilancio 2024 ha introdotto un importante cambiamento riguardante il finanziamento della Rai. Oltre alla temporanea riduzione del canone da 90 a 70 euro, è stato deciso di erogare alla Rai un contributo pubblico straordinario di 430 milioni di euro per l’anno in questione.

Questo finanziamento aggiuntivo viene coperto dal bilancio dello Stato e viene pagato da tutti i contribuenti italiani, compresi coloro che non versano il canone. Ogni cittadino contribuisce mediamente con circa 7 euro e 28 centesimi all’anno per finanziare questa sovvenzione alla Rai.

Si tratta di una sorta di tassa speciale, istituita nel 2024, che ha lo scopo dichiarato di migliorare la qualità del servizio pubblico radiotelevisivo su tutto il territorio nazionale, attraverso interventi di ammodernamento, sviluppo delle infrastrutture e produzione di contenuti.

Tuttavia, secondo la documentazione parlamentare, il finanziamento statale serve principalmente a compensare la perdita di gettito derivante dalla riduzione del canone Rai. Questa diminuzione dei trasferimenti finanziari alla Rai, causata dalla riduzione del canone, ha portato alla decisione di istituire un contributo pubblico equivalente per compensare le mancate entrate.

Questo scenario potrebbe ripetersi anche negli anni successivi, soprattutto se la riduzione temporanea del canone per il 2024 dovesse essere confermata anche per gli anni a venire.

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