Stranieri nell’esercito in cambio della cittadinanza italiana

Potrebbe essere presa in considerazione la proposta di arruolare migranti nell’esercito in cambio della cittadinanza italiana avanzata dagli uffici di Stato maggiore della Difesa?

Stranieri nell'esercito in cambio della cittadinanza italiana
Stranieri nell’esercito in cambio della cittadinanza. La proposta di arruolare migranti nell’esercito in cambio della cittadinanza italiana è stata avanzata dagli uffici di Stato maggiore della Difesa e potrebbe essere presa in considerazione dal ministro Guido Crosetto. Quest’idea, che richiama alla mente la concetto della legione straniera, non è affatto nuova. Già nel 2006, il ministro della Difesa Antonio Martino aveva suggerito che questa potrebbe essere una soluzione alla carenza di personale militare. La questione ora torna in primo piano, vista la crescente instabilità geopolitica e come alternativa alla reintroduzione della leva obbligatoria.

Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, i candidati per questo programma dovrebbero essere residenti in Italia da un certo numero di anni, con una buona padronanza della lingua italiana e interessati ad ottenere la cittadinanza. Si tratterebbe di un premio alla fine di un servizio militare, che per lo più sarebbe a termine. Anche la Germania, pur avendo considerato il ritorno alla leva obbligatoria, ha optato per una soluzione simile, seguendo l’esempio della legione straniera.

Il ministro della Difesa socialdemocratico tedesco, Boris Pistorius, ha avanzato la proposta, sottolineando la necessità di rafforzare le forze armate in vista delle crescenti tensioni internazionali e la possibilità di un conflitto in Europa entro la fine del decennio. Attualmente, Francia e Spagna sono gli unici paesi dell’Unione Europea che hanno già arruolato stranieri nelle loro forze armate.

Tuttavia, la proposta ha suscitato preoccupazioni all’interno del governo italiano, specialmente considerando l’attuale situazione geopolitica. Le forze armate italiane hanno registrato carenze di personale, soprattutto nell’esercito, rispetto agli obiettivi di organico prefissati. Una possibile soluzione potrebbe essere l’arruolamento di 10.000 nuove unità e la formazione di una riserva pronta ad essere mobilitata in caso di necessità.

Il ministro Crosetto ha anche sottolineato la necessità di modernizzare i mezzi, le armi e l’equipaggiamento delle forze armate italiane, invitando a considerare il 2% del PIL come un punto di partenza per le spese della Difesa. Tuttavia, si prevede che sarà necessario attendere fino al 2028 per aumentare le risorse destinate alla Difesa, richiedendo fondi aggiuntivi e la rimozione delle spese militari dal patto di stabilità.

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