Perché la Russia ha invaso l’Ucraina?

Lo ha spiegato Serghej Markov, direttore dell’Istituto di Ricerche politiche di Mosca, ed ex consigliere di Vladimir Putin dal 2011 al 2018

Perché la Russia ha invaso l'Ucraina?
Perché la Russia ha invaso l’Ucraina? Serghej Markov, direttore dell’Istituto di Ricerche politiche di Mosca, ed ex consigliere di Vladimir Putin dal 2011 al 2018, intervistato da “La Repubblica” ha raccontato le motivazioni che ci sarebbero dietro l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo.

Premessa: la propaganda è sempre presente durante una guerra, sia da una parte che dell’altra. Quindi, queste parole potrebbero corrispondere a verità o a falsità.

Cosa ha detto Serghej Markov

Secondo Serghej Markov, Putin avrebbe deciso di invadere l’Ucraina perché “con la diplomazia non si riusciva a ottenere nulla. […] Ogni primo gennaio i nazionalisti ucraini organizzano una marcia in memoria di Stepan Bandera che collaborò con Hitler. Kiev approvava leggi contro la lingua russa e mandava in galera e torturava migliaia di attivisti filorussi. Ma l’Occidente tutto questo non lo vedeva. […] Un anno fa è diventato chiaro che il piano degli Usa era armare gli ucraini così da lanciare un’offensiva prima nel Donbass e poi in Crimea con l’obiettivo di provocare un bagno di sangue e darne la colpa a Putin“. Quindi, la decisione di invadere l’Ucraina “è stata presa ed è stata condivisa con molti lo scorso settembre“.

Markov, però, ha detto che Mosca ha sottovalutato la resistenza ucraina. “All’inizio si pensava che si sarebbe fatto presto, ma ora è chiaro che non sarà così facile. Abbiamo sottostimato il ruolo della propaganda. […] Militarmente l’operazione non sta procedendo secondo i piani. Ci si aspettava che finisse prima. Adesso si punta ad accerchiare il raggruppamento delle forze ucraine nel Donbass. In base al successo di questa manovra, si decideranno le prossime mosse. Ma l’esercito si era spinto fino a Kiev perché si pensava che il governo sarebbe scappato, si sarebbe creato un vuoto di potere e si sarebbe potuto insediare un esecutivo filo-russo. Nel 2014 il 78% dei militari ucraini in Crimea si associò all’esercito russo. Si presupponeva che almeno il 20% dell’esercito ucraino si sarebbe schierato con i russi e che almeno il 30% si sarebbe arreso, ma non è successo“.

Secondo Markov, “Il piano iniziale era creare uno Stato neutrale nella forma di una Repubblica ucraina federale che avrebbe inglobato varie Repubbliche popolari come Donetsk, Lugansk, Kharkiv, ecc., E che si sarebbe unita all’Unione Russia-Bielorussia. Ma la strategia sta cambiando“. Ora, la nuova strategia di Mosca sarebbe quella di “annettere le regioni più russofone sul modello Crimea. Resterà un territorio ucraino, ma molto ridimensionato e accerchiato“.

Sul presidente ucraino Zelensky, Markov ha detto: “È un criminale di guerra. C’è lui dietro alle fucilazioni di Bucha e all’attacco a Kramatorsk. Potrebbe restare come presidente di questo pezzettino di Ucraina filoamericana, ma credo che verrà ammazzato prima“. Markov è convinto che il presidente ucraino verrà ucciso “da un parente o amico delle vittime dei suoi crimini o dagli stessi nazisti di Azov che si sentono traditi“.

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