L’Unione Europea ha lanciato un bando da 184 milioni di euro per migliorare la sorveglianza delle frontiere utilizzando droni e servizi di sorveglianza marittima
L’Ue lancia un bando da 184 milioni per sorvegliare le frontiere con i droni. L’Unione Europea ha lanciato un bando da 184 milioni di euro per migliorare la sorveglianza delle frontiere utilizzando droni e servizi di sorveglianza marittima. Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, ha stanziato quasi 400 milioni di euro per vari appalti, di cui 184 milioni specificamente per droni. Le aziende interessate devono presentare le loro proposte entro il 2 settembre. Questo annuncio arriva dopo che Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha promesso di rafforzare le frontiere esterne dell’UE, in risposta alle richieste di diversi Stati membri.
A luglio, è stato presentato un piano che prevede di triplicare il personale di Frontex, portandolo a 30.000 unità, e di nominare un commissario per il Mediterraneo, che è il principale canale di transito per i migranti. Queste iniziative sono in linea con il nuovo patto dell’UE sull’immigrazione, che si concentra sull’esternalizzazione delle frontiere e sulla repressione interna, favorendo respingimenti e rimpatri.
I bandi pubblicati recentemente mirano a rafforzare le capacità di Frontex attraverso l’acquisizione di strumentazioni. Oltre al bando da 184 milioni per droni e sorveglianza marittima, ci sono altri due bandi: uno da 19 milioni per apparecchiature di sorveglianza, inclusi visori notturni, e un terzo da 186,5 milioni per Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC). Inoltre, è previsto un progetto pilota da 3 milioni per l’uso di droni alle frontiere terrestri, in particolare in operazioni congiunte con la Bulgaria.
Frontex richiede droni in grado di volare oltre i 200 km, con un’autonomia di almeno 12 ore e una velocità di 60 nodi, capaci di operare a un’altitudine compresa tra i 2.500 e i 4.500 piedi. Questi droni dovranno monitorare mari e coste, riducendo la necessità di guardie costiere e imbarcazioni di Frontex in mare. L’obiettivo è utilizzare i droni per avvisare le guardie costiere dei Paesi terzi, affinché possano recuperare i migranti in viaggio, evitando così l’obbligo di soccorrere le persone durante i pattugliamenti notturni.
Nel frattempo, la situazione dei migranti lungo le frontiere continua a essere tragica. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha riportato che oltre mille persone sono morte o risultano disperse nel Mediterraneo centrale negli ultimi sette mesi. L’uso dei droni da parte di Frontex non è una novità; l’agenzia li utilizza già da anni ai confini esterni di Grecia, Italia e Malta. Nel 2018, i droni sono stati impiegati per la prima volta per la sorveglianza, e nel 2019 sono stati integrati nel sistema di monitoraggio delle frontiere aeree. Nel 2020, Frontex ha assegnato contratti da 50 milioni di euro ciascuno a Airbus e a una società israeliana per l’uso di droni Heron, con un’autonomia di 30 ore.
L’investimento attuale di 184 milioni di euro in quattro anni rappresenta un aumento significativo rispetto ai precedenti, con un incremento della spesa di circa il 30% all’anno. Questo riflette un crescente impegno dell’Unione Europea nel controllo e nella militarizzazione delle frontiere, con la tecnologia che gioca un ruolo centrale nella strategia di Frontex per il periodo 2023-2027. La tecnologia è quindi utilizzata per la repressione e i respingimenti, evidenziando le tensioni esistenti tra la sicurezza delle frontiere e i diritti umani.
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