Cosa sono le spese militari?

Le spese militari sono l’insieme delle uscite statali, all’interno della spesa pubblica, destinate al finanziamento dell’attività delle forze armate e della difesa del territorio nazionale da minacce militari esterne

Cosa sono le spese militari?
Cosa sono le spese militari? Le spese militari (o tecnicamente le spesa per la difesa) sono l’insieme delle uscite statali, all’interno della spesa pubblica, destinate al finanziamento dell’attività delle forze armate e della difesa del territorio nazionale da minacce militari esterne.

Le spese militari comprendono tutte le spese correnti e in conto capitale per:
  • Forze Armate (comprese le forze utilizzate per operazioni di “peacekeeping)”;
  • Il Ministero della Difesa e tutte le altre altre Agenzie governative impegnate in progetti di difesa;
  • Forze paramilitari nella parte in cui vengono addestrate, equipaggiate e rese disponibili per operazioni militari;
  • Attività spaziali militari.
Tutte queste spese includono:
  • Spese per il personale: tutte le spese relative al personale in servizio (militare e civile); pensioni del personale militare; servizi sociali per il personale militare e famiglie;
  • Operazioni condotte dalle Forze Armate e manutenzione ordinaria;
  • Acquisti di sistemi d’arma (procurement militare);
  • Ricerca e sviluppo militare;
  • Attività costruttive di natura militare;
  • Progetti di cooperazione e aiuto militare (nelle spese militari del Paese donatore).
Vengono escluse dal conteggio di spese militari:
  • Spese di difesa civile;
  • Spese correnti ma riferite ad attività militari del passato (benefici per i veterani; costi di smobilitazione; riconversione di impianti di produzione di armi; distruzione di armi).
Come avviene il finanziamento

La spesa militare è finanziata direttamente con Fondi del Ministero della Difesa, ma in parte consistente con fondi stanziati su capitoli di spesa previsti nei bilanci di altri Ministeri (come quello dello Sviluppo Economico), non risultanti nelle immediate disponibilità del settore militare.

La legge n. 244/2012 stabilisce le procedure per il finanziamento di programmi pluriennali del settore difesa (nell’ottica di un più incisivo controllo parlamentare sugli investimenti e una più profonda condivisione delle responsabilità tra Governo e Parlamento per l’adeguamento dei sistemi e delle dotazioni dei militari).

Annualmente, poi, entro la data del 30 aprile, il Ministro della difesa provvede a trasmettere al Parlamento, nell’ambito della nota aggiuntiva di cui agli articoli 12 e 548, il piano di impiego pluriennale che riassume:

  • Il quadro generale delle esigenze operative delle Forze armate (comprensive degli indirizzi strategici e delle linee di sviluppo capacitive);
  • L’elenco dei programmi d’armamento e di ricerca in corso ed il relativo piano di programmazione finanziaria (indicante le risorse assegnate a ciascuno dei programmi per un periodo non inferiore a tre anni, compresi i programmi di ricerca o di sviluppo finanziati nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico). Nell’elenco sono indicate le condizioni contrattuali (con particolare riguardo alle eventuali clausole penali);
  • Sotto forma di bilancio consolidato, tutte le spese relative alla funzione difesa (comprensive delle risorse assegnate da altri Ministeri).

Lo “schema di decreto” viene trasmesso alle Camere per l’espressione del parere delle Commissioni Difesa (entro 40 giorni, dopodiché vale il silenzio-assenso). In caso di parere contrario, il Governo rinvia lo “schema di decreto” modificato tenendo conto delle richieste delle Commissioni (con ulteriori 30 giorni per il secondo esame del testo).

Se le Commissioni esprimono sullo “schema di decreto” un secondo parere contrario a maggioranza assoluta dei componenti (motivato con riferimento alla mancata coerenza con il piano di impiego pluriennale della Nota aggiuntiva), il programma proposto dal Governo non potrà essere adottato. In ogni altro caso, invece, il governo potrà procedere all’adozione del decreto.

Favorevoli e contrari alle spese militari
Chi è favorevole alle spese militari:
  • Ne sostiene i benefici prodotti sull’economia nazionale dalla fornitura di numerosi beni e le ricadute importanti sul sostegno alla politica estera ed alla credibilità internazionale di una Nazione.
  • Sostiene che scarsi investimenti in Sicurezza e Difesa possono colpire un grande comparto dell’economia che opera in ambito internazionale e che vede in sé un mix di industria pesante (si pensi alla cantieristica navale) e settori di alta tecnologia (come ad esempio i sensori, i sistemi d’arma e comunicazione).
  • Sostiene che l’obiettivo principale della spesa militare è quello di garantire la difesa dei confini nazionali, Senza un esercito preparato, l’Italia sarebbe facile preda di chiunque manifestasse in epoca presente o futura intenzioni ostili.
  • Sostiene che le spese per la Difesa, essendo di importanza strategica e avendo come cliente lo Stato, sono generalmente sostenute verso aziende con bassi indici di delocalizzazione.

Questo a causa di molteplici fattori:

  • Lo Stato può pretendere che i soldi spesi abbiano un ritorno in tasse e rimangano sul territorio nazionale.
  • A causa dell’elevato valore strategico, deve essere garantita anche la produzione durante scenari di crisi non necessariamente prevedibili.
  • Impone che la produzione e la progettazione siano in area amiche o in territorio nazionale.
  • La protezione dei dati sensibili è generalmente facilitata dall’utilizzo di personale nazionale generalmente più fedele allo stato finanziatore rispetto al dipendente straniero.
Chi è contrario alle spese militari:

Movimenti e associazioni vorrebbero una riduzione delle spese militari poiché queste avrebbero come effetto l’aumento della tensione internazionale e il rischio di conflitti armati, spesso dettati da interessi diversi da quelli della collettività. Il tutto sottraendo risorse che potrebbero potenzialmente essere destinate ad altre voci del bilancio statale (come il welfare e i servizi pubblici).

Spese militari in Italia
In Italia le spese militari si distinguono tra “bilancio della Difesa” e “funzione Difesa”:
  • Il bilancio della Difesa è l’ammontare complessivo delle risorse finanziarie messe di anno in anno a disposizione del Ministero della Difesa.
  • La funzione Difesa costituisce quella parte del Bilancio che viene effettivamente destinata alle forze armate italiane.
Il Bilancio della Difesa si divide tra:
  • Funzione Difesa (che ne costituisce la gran parte);
  • Anticipo pensioni (sotto forma di un istituto che prende il nome di “ausiliaria” che costituisce un pensionamento anticipato per chi lascia le forze armate);
  • Funzione sicurezza pubblica;
  • Funzioni esterne (che sono spese non riconducibili alla Difesa nazionale).
La Funzione Difesa si divide in 3 voci di spesa:
  • Personale;
  • Esercizio;
  • Investimento.

La spesa militare in Italia ha avuto un lungo periodo di crescita costante iniziato nel 1981, per poi diminuire nel 1990 (con una diminuzione in termini reali del 3,9%). Dopo un’ulteriore diminuzione nel 1991, fu approvato un aumento nel 1992 (del 2,9% in termini reali rispetto all’anno precedente).

Dal 2000 al 2003

La spesa dello Stato italiano nella difesa è passata da 12,7 miliardi di euro nel 2000 a 15,3 miliardi di euro nel 2003 con un incremento medio annuo del 5,19%, contro un aumento medio delle spese in ambito nazionale del 4,63.

Dal 2005 al 2007

Il 2005 ed in particolare il 2006 sono stati anni difficili per l’apparato militare perché si è preferito indirizzare la spesa pubblica verso voci diverse della Difesa mettendo in crisi lo strumento militare.

Dal 2009 al 2010

Come riportato nel Bilancio dello Stato, la spesa legata al settore militare per l’anno 2009 è da attestarsi sui 20.299.000.852 €. Per l’anno 2010 la spesa è ammontata a 20.364.430.855,00 €, di cui 18.575.700.000 destinati alla difesa e sicurezza del territorio, 59.700.000,00 alla ricerca e all’innovazione, 77.300.000,00 ai servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche e 1.651.700.000 da ripartire. La spesa totale rispetto all’anno 2009 è aumentata dello 0,3%.

Anno 2016

Secondo l’osservatorio MIL€X, la spesa legata al settore militare nell’anno 2016 è da attestarsi sui 23 miliardi e 103 milioni di euro.

Anno 2019

Secondo l’osservatorio SIPRI la spesa legata al settore militare nell’anno 2019 si è attestata intorno ai 27,8 miliardi di dollari (pari all’1,3% del PIL nazionale). Tale importo permette all’Italia di collocarsi all’undicesimo posto tra i paesi con la maggiore spesa militare nel mondo e al quinto posto tra i paesi NATO (dietro solo a USA, Francia, Regno Unito e Germania).

Anno 2020

Nel 2020 l’Italia ha speso l’1,4% del PIL per la difesa, dato superiore sia alla media dell’Unione europea (1,3%) sia a quella della zona euro (1,3%).

Spese militari dell’Unione Europea

Parlamento e Consiglio dell’Unione europea hanno stabilito una dotazione di 13 miliardi di euro per il fondo europeo per la difesa, relativamente al periodo 2021-2027, da inserirsi nel bilancio pluriennale dell’UE. In particolare, 4,1 miliardi sono vincolati ad attività di ricerca (finanziabili fino al 100%), mentre 8,9 mld a cofinanziare attività di sviluppo a progetti.

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