Un articolo pubblicato su Foreign Affairs offre uno sguardo approfondito sugli eventi che avrebbero potuto porre fine alla guerra in Ucraina già nel marzo del 2022
Chi ha sabotato gli accordi di pace tra Mosca e Kiev subito dopo l’invasione russa in Ucraina. Un articolo pubblicato su Foreign Affairs offre uno sguardo approfondito sugli eventi che avrebbero potuto porre fine alla guerra in Ucraina. Sin dai primi giorni dell’invasione russa in Ucraina, nel marzo del 2022, si aprì una finestra di opportunità per un accordo di pace, che purtroppo venne chiusa poco dopo.
Inizialmente, si tennero una serie di incontri in Bielorussia e Turchia, oltre a sessioni virtuali via videoconferenza, che portarono alla redazione del cosiddetto Comunicato di Istanbul. Questo documento forniva un quadro per una possibile soluzione al conflitto. Mosca e Kiev si mossero verso un compromesso, con Zelensky che manifestò interesse per un incontro personale con Putin.
I colloqui iniziarono il 28 febbraio presso una residenza di campagna in Bielorussia, ma le prime richieste russe furono considerate una capitolazione dagli ucraini. Nonostante ulteriori incontri a marzo, a Kamyanyuki, non portarono a risultati positivi. Zelensky e il suo consigliere, Podolyak, chiesero garanzie di sicurezza.
Un punto di svolta sembrò essere raggiunto il 29 marzo a Istanbul, dove si discusse un possibile accordo. L’Ucraina avrebbe accettato uno stato di neutralità permanente e non nucleare, rinunciando ad aderire ad alleanze militari o ospitare basi militari straniere. I garanti dell’accordo includerebbero membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, oltre a vari altri Paesi.
Il comunicato di Istanbul avrebbe anche invitato entrambe le parti a risolvere pacificamente la controversia sulla Crimea entro 15 anni. Questa disponibilità russa, apparentemente sorprendente, potrebbe essere attribuita al fallimento della strategia militare russa e al conseguimento dell’obiettivo principale: l’Ucraina rinunciava alle sue aspirazioni NATO.
Tuttavia, l’indagine dei crimini di guerra a Bucha e la reazione occidentale influenzarono il prosieguo dei colloqui.
La Russia accusò le potenze occidentali di intervenire nei negoziati, citando ad esempio la visita del premier britannico Johnson a Kiev con un messaggio di resistenza contro la Russia. L’Occidente, invece, intensificò gli aiuti militari all’Ucraina, respingendo qualsiasi ipotesi di accordo diplomatico.
Nonostante la volontà di Putin e Zelensky di considerare compromessi per porre fine alla guerra, la mancanza di sostegno occidentale e la determinazione ucraina di perseguire la vittoria militare ostacolarono ulteriormente i colloqui. Tuttavia, l’analisi di Foreign Affairs suggerisce che le idee emerse durante quei negoziati potrebbero ancora essere utili per raggiungere una pace duratura, qualora le due parti tornassero al tavolo dei negoziati in futuro.
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