Nuove rivelazioni pubblicate dal giornale tedesco Der Spiegel sembrerebbero indicare una responsabilità diretta dell’Ucraina nell’attentato ai gasdotti Nord Stream
L’attentato al Nord Stream è solo responsabilità dell’Ucraina? Nell’autunno del 2022, durante uno dei momenti più intensi della guerra tra Russia e Ucraina, i gasdotti Nord Stream 1 e 2, che trasportavano gas russo verso la Germania, furono oggetto di un sabotaggio. Le esplosioni che ne seguirono danneggiarono gravemente le condutture, causando una significativa fuoriuscita di gas nel Mar Baltico e obbligando la Russia a interrompere la fornitura di gas.
Le esplosioni avvennero vicino all’isola danese di Bornholm, nel Mar Baltico. Al momento del sabotaggio, il Nord Stream 1 era attivo e operava per il trasporto di gas russo in Germania, mentre il Nord Stream 2, sebbene già completato, non era ancora entrato in funzione. Sarebbe dovuto diventare operativo a breve. Da subito fu chiaro che non si trattava di un incidente: le esplosioni furono pianificate per sabotare il gasdotto, infliggendo un danno economico alla Russia.
Le indagini in corso
Le indagini per identificare i responsabili sono state avviate da diverse nazioni. La Procura Generale della Germania e le autorità svedesi hanno aperto dei fascicoli investigativi. Inizialmente, sospetti sono stati rivolti contro gli Stati Uniti e l’Ucraina, entrambe nazioni avversarie della Russia e con potenziali interessi nel danneggiare il governo di Vladimir Putin. Tuttavia, sia gli Stati Uniti che l’Ucraina hanno sempre negato qualsiasi coinvolgimento. Oggi, però, nuove rivelazioni pubblicate dal giornale tedesco Der Spiegel sembrerebbero indicare una responsabilità diretta dell’Ucraina nell’attentato ai gasdotti Nord Stream.
La presunta responsabilità dell’Ucraina nel sabotaggio del Nord Stream
Secondo quanto riportato da Der Spiegel, l’operazione sarebbe stata autorizzata due anni fa dal comandante in capo dell’Ucraina, Valery Zalushny. Si stima che l’operazione abbia avuto un costo di circa 300.000 dollari, finanziati privatamente. Prima di dare il via libera all’azione, Valery Zalushny avrebbe dato la propria approvazione. Tuttavia, inizialmente anche il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj avrebbe dato il suo consenso al piano, salvo poi fare marcia indietro in seguito a indicazioni ricevute dalla CIA. Nonostante il ripensamento di Zelenskyj, l’operazione sarebbe stata comunque portata a termine, violando così le indicazioni presidenziali.
Il presidente ucraino ha costantemente negato qualsiasi coinvolgimento del governo ucraino in azioni di sabotaggio contro il Nord Stream. La squadra che si sarebbe occupata dell’attentato era composta da sommozzatori ucraini, probabilmente sei, tutti civili. A pianificare e guidare l’operazione, successivamente approvata dal comandante Zalushny, sarebbe stato Roman Tschervinsky, ex agente dei servizi segreti ucraini. La dinamica prevede che i sommozzatori siano scesi in mare per piazzare delle cariche esplosive lungo la conduttura, causando l’esplosione in vari punti del gasdotto.
Le indagini in corso e le smentite dell’Ucraina
A distanza di due anni dal sabotaggio, le indagini condotte dalla Procura Federale della Germania non hanno ancora fatto piena luce sulla dinamica e sulle responsabilità dell’accaduto. La presidenza ucraina continua a respingere fermamente ogni accusa. In un comunicato diffuso all’Agence France-Presse, il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak ha definito le accuse come «un’assoluta assurdità». Podolyak ha dichiarato: «È un’assoluta assurdità. Non c’era alcun senso pratico in tali azioni per l’Ucraina».
Un ufficiale coinvolto nel complotto ha commentato ironicamente le ipotesi riportate dai media: «Mi fa sempre ridere quando leggo le speculazioni dei media su qualche grande operazione che coinvolge servizi segreti, sottomarini, droni e satelliti».
Le indagini, però, proseguono nel tentativo di chiarire definitivamente chi siano i veri responsabili di uno degli atti di sabotaggio più significativi del conflitto tra Russia e Ucraina.
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