Il conflitto di interessi è la situazione in cui un soggetto incaricato di prendere decisioni di alta responsabilità ha interessi personali o professionali che entrano in conflitto con l’imparzialità richiesta da tale incarico
Il conflitto di interessi è la situazione in cui un soggetto incaricato di prendere decisioni di alta responsabilità ha interessi personali o professionali che entrano in conflitto con l’imparzialità richiesta da tale incarico, potendo quindi compromettere la decisione da prendere.
Può manifestarsi in diversi ambiti, tra cui l’economia, il diritto, la politica, il lavoro e la sanità, e spesso è regolato da leggi e norme giuridiche. Tale conflitto può coinvolgere singole persone o cariche, nonché enti di controllo, gruppi di soggetti o consigli di amministrazione.
Tipologie di conflitto di interessi
Spesso si utilizza la locuzione “conflitto di interessi” senza prima fornire una definizione chiara, ma è importante definire il fenomeno per identificarlo correttamente e gestirlo adeguatamente. La mancanza di una definizione precisa può inficiare l’efficacia dei rimedi previsti per la gestione del conflitto di interessi.
Conflitto di Interessi attuale (o reale)
Il conflitto di interessi attuale (o reale) si verifica quando l’interesse secondario di una persona (finanziario o non finanziario) interferisce con l’interesse primario dell’azienda, che è il bene comune e per cui la persona ha precisi doveri e responsabilità.
Questa definizione è generale e può essere adattata alle diverse situazioni in cui si verifica il conflitto di interessi. Ad esempio, un dipartimento universitario può definire il conflitto di interessi come “la situazione in cui l’interesse secondario di un professore, ricercatore, collaboratore o impiegato interferisce con l’interesse primario del Dipartimento“. È importante specificare i contenuti degli interessi secondari e primari per identificare le diverse situazioni di conflitto di interessi.
Conflitto di Interessi potenziale
Il conflitto di interessi potenziale si verifica quando l’interesse privato di una persona, sia esso finanziario o non finanziario, potrebbe interferire con l’interesse primario dell’azienda in un futuro prossimo. In questo tipo di conflitto, i compiti attuali dell’agente non sono compromessi dagli interessi in questione. Uno dei rimedi per gestire il conflitto potenziale consiste nel rendere noti tutti gli interessi finanziari e non finanziari che potrebbero interferire con i doveri e le responsabilità dell’agente.
Conflitto di interesse apparente
La definizione di conflitto di interesse apparente (o percepito) si riferisce alla situazione in cui un osservatore esterno ritiene che gli interessi primari di un’azienda possano essere influenzati da interessi secondari, finanziari o non finanziari di una persona. Questo può accadere quando l’interesse secondario sembra interferire con gli obblighi e le responsabilità dell’azienda verso i suoi interessi primari.
Inoltre, l’apparenza di un conflitto di interesse può essere presente anche quando un interesse secondario non è effettivamente presente, ma appare tale agli occhi di osservatori esterni ragionevoli e informati. Pertanto, l’apparenza può riguardare sia l’interferenza che l’interesse secondario.
Nel conflitto di interessi apparente, la situazione potrebbe seriamente danneggiare la reputazione del soggetto coinvolto e dell’organizzazione in cui opera. Il rischio reputazionale è importante poiché se anche solo uno degli agenti si trova in una situazione di CdI non gestita, gli osservatori esterni potrebbero ritenere che l’intera organizzazione sia indulgente rispetto a tali pratiche.
In tal senso, l’interferenza dell’interesse secondario appare agli osservatori esterni, anche se non è detto che tale interferenza sia realmente presente nell’agente. Pertanto, tutti i conflitti di interessi potenziali e reali sono anche sempre apparenti, poiché entrambi vedono l’esistenza di interessi secondari in capo all’agente.
Si può anche affermare che il conflitto potenziale e reale guardano all’aspetto soggettivo, mentre quello apparente all’aspetto oggettivo.
Pertanto, è considerato un conflitto di interessi apparente se un amministratore di una società chiede un servizio di consulenza ad uno studio legale in cui lavora un suo familiare, anche se per tale servizio la società paga un prezzo più basso rispetto a quello di mercato, oppure il servizio ricevuto è di qualità migliore rispetto a quello ottenibile da controparti esterne non correlate all’amministratore. Se l’amministratore non scegliesse lo studio legale correlato, la scelta non sarebbe in conflitto apparente, ma potrebbe arrecare un danno alla società (prezzo più alto o qualità del servizio più scadente).
Per tale motivo, nella scelta dello studio legale del suo familiare, l’amministratore presenta una convergenza di interessi, ossia i suoi interessi personali coincidono con quelli dell’azienda, anche se all’esterno potrebbe apparire un conflitto, ossia una interferenza negativa nel giudizio dell’agente. Tuttavia, solo gli attori coinvolti nella transazione sono a conoscenza dei reali interessi in gioco e dell’eventuale interferenza dell’interesse personale su quello primario da tutelare.
Uno dei rimedi più utilizzati per gestire il conflitto di interessi apparente è quello di richiedere la massima trasparenza sull’operazione effettuata (es. motivazione della decisione, prezzo contrattato, impatto sulla situazione economica e finanziaria dell’azienda). Questo aiuta a evitare equivoci e a dimostrare che la scelta è stata fatta nell’interesse dell’organizzazione e non per benefici personali.
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