Cosa sono gli Enti no profit?

Gli Enti non profit sono un tipo di organizzazione il cui statuto prevede che non abbia l’obiettivo di generare profitto finanziario. Qualsiasi eccedenza di denaro generata viene reinvestita per scopi organizzativi

Cosa sono gli Enti no profit?
Cosa sono gli Enti no profit? Un’organizzazione non a scopo di lucro, anche nota come organizzazione non profit o ente non profit, è un tipo di organizzazione il cui statuto prevede che non abbia l’obiettivo di generare profitto finanziario. Invece, qualsiasi eccedenza di denaro generata dall’organizzazione viene reinvestita per scopi organizzativi e non distribuita tra i membri o i proprietari dell’organizzazione stessa. Queste organizzazioni sono solitamente dedite a scopi di beneficenza, pubblica utilità, assistenza sociale, educazione, ricerca scientifica, cultura, e altri scopi che contribuiscono al benessere della comunità o perseguono obiettivi sociali.

Cosa sono le organizzazioni non profit

Le organizzazioni non profit, spesso indicate come enti del Terzo Settore, rappresentano un elemento cruciale nella società in quanto operano senza scopo di lucro. Questi enti sono impegnati in attività di interesse generale e di utilità sociale, senza cercare di trarne guadagno personale o redistribuirlo tra i soci. Si distinguono dalle organizzazioni commerciali che mirano principalmente a ottenere profitti.

Questo settore comprende un’ampia varietà di enti, tra cui associazioni, fondazioni, cooperative sociali e imprese sociali, che si iscrivono nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS). Le organizzazioni non profit svolgono un ruolo fondamentale nel contesto sociale, economico e culturale, affiancando le attività svolte dallo Stato e dalla Pubblica Amministrazione (Primo Settore) e dalle imprese (Secondo Settore). La caratteristica distintiva di queste organizzazioni è il loro impegno per il bene comune e il miglioramento della società.

Il Decreto Legislativo 117/2017, noto come Codice del Terzo Settore, ha recentemente regolamentato questa area, introducendo importanti novità e definendo chiaramente i limiti operativi e concettuali delle diverse realtà che ne fanno parte. In Italia, ci sono oltre 300.000 organizzazioni non profit, ciascuna con caratteristiche specifiche, ma unite dall’obiettivo comune di promuovere attività culturali, economiche e sociali che contribuiscano all’utilità sociale e all’interesse generale della comunità.

Elenco delle attività di interesse generale

Secondo l’art.5 del Codice, si considerano di interesse generale le attività che si occupano di:

  • interventi e servizi sociali;
  • interventi e prestazioni sanitarie;
  • prestazioni sociosanitarie;
  • educazione, istruzione e formazione professionale;
  • interventi e servizi finalizzati alla salvaguardia e al miglioramento delle condizioni dell’ambiente e all’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, nonché alla tutela degli animali e prevenzione del randagismo;
  • interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio;
  • formazione universitaria e post-universitaria;
  • ricerca scientifica di particolare interesse sociale;
  • organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale;
  • radiodiffusione sonora a carattere comunitario;
  • organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso;
  • formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica e al successo scolastico e formativo, alla prevenzione del bullismo e al contrasto della povertà educativa;
  • servizi strumentali ad enti del Terzo settore resi da enti composti in misura non inferiore al settanta per cento da enti del Terzo settore;
  • cooperazione allo sviluppo;
  • attività commerciali, produttive, di educazione e informazione, di promozione, di rappresentanza, di concessione in licenza di marchi di certificazione, svolte nell’ambito o a favore di filiere del commercio equo e solidale, da intendersi come un rapporto commerciale con un produttore operante in un’area economica svantaggiata, situata, di norma, in un Paese in via di sviluppo;
  • servizi finalizzati all’inserimento o al reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori e delle persone;
  • alloggio sociale, nonché ogni altra attività di carattere residenziale temporaneo diretta a soddisfare bisogni sociali, sanitari, culturali, formativi o lavorativi;
  • accoglienza umanitaria ed integrazione sociale dei migranti;
  • agricoltura sociale;
  • organizzazione e gestione di attività sportive dilettantistiche;
  • beneficenza, sostegno a distanza, cessione gratuita di alimenti o prodotti o erogazione di denaro, beni o servizi a sostegno di persone svantaggiate o di attività di interesse generale;
  • promozione della cultura della legalità, della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata;
  • promozione e tutela dei diritti umani, civili, sociali e politici, nonché dei diritti dei consumatori e degli utenti delle attività di interesse generale, promozione delle pari opportunità e delle iniziative di aiuto reciproco;
  • cura di procedure di adozione internazionale;
  • protezione civile;
  • riqualificazione di beni pubblici inutilizzati o di beni confiscati alla criminalità organizzata.
Differenza tra no profit e non profit

Esiste una distinzione tra le espressioni “organizzazione no profit” e “organizzazione non profit“, spesso utilizzate in modo intercambiabile ma che in realtà differiscono nel loro significato.

L’uso del termine “no profit” implica che l’organizzazione non possa generare alcun profitto in alcun modo. In altre parole, suggerisce che l’obiettivo principale dell’associazione sia esclusivamente il perseguimento di scopi non economici, senza alcuna possibilità di realizzare profitti in alcuna forma.

D’altra parte, l’espressione “non profit” deriva dall’inglese “not for profit” e implica che l’organizzazione può effettivamente generare profitti, ma che il profitto non è il suo obiettivo principale. Questo significa che, sebbene l’organizzazione possa accumulare guadagni, questi devono essere utilizzati per sostenere e sviluppare le attività dell’organizzazione o essere messi da parte per scopi futuri, ma non possono essere distribuiti tra i membri o i soci dell’organizzazione a scopo personale.

Pertanto, la terminologia corretta da utilizzare è “ente non profit“, sottolineando che l’organizzazione può generare reddito, ma il suo scopo principale è il perseguimento di obiettivi sociali o benefici, e non la ricerca del profitto personale.

Storia

La storia delle organizzazioni non a scopo di lucro ha inizio nella seconda metà del XX secolo, soprattutto nei paesi economicamente avanzati. Questa crescita è stata sostenuta da un aumento dell’attenzione sociale per le attività solidali, da miglioramenti nelle condizioni economiche generali e dalla diffusione dei mass media, che hanno contribuito a far conoscere situazioni di disagio economico, sanitario, sociale e politico.

Parallelamente, si sono sviluppate associazioni di volontariato, motivate dalla percezione che le risposte degli Stati più sviluppati economicamente alle situazioni di bisogno sociale, sia all’interno che all’esterno dei loro confini, fossero insufficienti. Queste associazioni avevano l’obiettivo di risolvere o alleviare tali situazioni.

In questo contesto, sono emerse anche organizzazioni private create per affrontare bisogni sociali specifici, come ad esempio quelle dedite alla fornitura di cibo e medicinali o all’assistenza di persone affette da malattie rare.

L’importanza di questo fenomeno ha portato i legislatori a prendere misure per regolamentare tali attività e a offrire vantaggi fiscali alle organizzazioni non a scopo di lucro.

Nel campo giuridico, si è discusso ampiamente sulla corretta definizione di un’organizzazione non profit.

Descrizione

Le organizzazioni non a scopo di lucro sono entità che operano senza l’obiettivo di distribuire i profitti ai propri membri, ma piuttosto destinano questi profitti a terzi o alle cause sociali che sostengono. Queste organizzazioni hanno un’attività commerciale limitata e focalizzata sui loro scopi statutari, differenziandosi quindi dalle società cooperative e dalle associazioni, in cui può esistere un interesse personale indiretto dei membri.

Per comprendere meglio le caratteristiche di un’organizzazione non profit, possiamo fare riferimento a uno studio del 1999 condotto dal Centro per gli studi della società civile presso la Johns Hopkins University di Baltimora, integrato con ulteriori due elementi chiave:

  • Essere formalmente costituito: Significa che l’ente non profit deve essere legalmente riconosciuto e registrato come tale. Questa formalità è importante per operare in modo trasparente e responsabile.
  • Essere di natura privata e separata da quella pubblica: Le organizzazioni non profit sono entità distinte dal settore pubblico e generalmente gestite da privati o da membri della comunità. Questa separazione aiuta a garantire l’indipendenza e l’autonomia nell’agire.
  • Essere autogovernato senza alcun controllo esterno: Le organizzazioni non profit gestiscono le proprie attività e decisioni senza essere soggette a controllo esterno. Questo promuove l’autonomia e la responsabilità interna.
  • Non distribuire tra i propri componenti eventuali profitti: Questo è uno dei tratti distintivi principali. I profitti generati vengono reinvestiti nell’organizzazione o destinati a scopi sociali anziché essere distribuiti ai membri.
  • Avere una presenza significativa di volontari: Molte organizzazioni non profit dipendono dal contributo volontario di individui che dedicano il loro tempo e le loro competenze alla causa.
  • Essere aconfessionali e apartitici: Le organizzazioni non profit solitamente operano in modo indipendente da orientamenti religiosi o politici specifici, promuovendo la neutralità.
  • Avere un’utilità sociale: Il fine principale delle organizzazioni non profit è contribuire al bene comune o a cause sociali, quindi devono avere un impatto positivo sulla società o sulla comunità in cui operano.
  • Avere una struttura democratica: In genere, le organizzazioni non profit coinvolgono i propri membri o sostenitori nelle decisioni chiave e operano seguendo principi democratici.
Legislazione

Gli enti non profit in Italia si configurano in diverse forme e status giuridici, ciascuno caratterizzato da specifiche finalità e struttura.

  • Panorama Mondiale: La diversificazione degli enti non profit è una realtà globale, ma in Italia, la legislazione ha delineato cinque categorie principali di organizzazioni private senza scopo di lucro e con finalità solidaristiche.
  • Legislazione Italiana: Con il decreto legislativo n. 117 del 3 luglio 2017, l’attenzione si sposta sui “Enti del Terzo Settore” (ETS), un concetto che incorpora varie tipologie di organizzazioni. Queste includono:
    • Organizzazioni di Volontariato (ODV): Definite dalla legge n. 266 dell’11 agosto 1991, le ODV sono organismi costituiti liberamente che sfruttano l’attività di volontariato. Il volontariato è inteso come un contributo personale, spontaneo e gratuito, senza scopi di lucro, esclusivamente per fini di solidarietà. Nel contesto del Codice del Terzo Settore (CTS), il 1° comma dell’articolo 32 afferma che le ODV sono ETS costituiti in forma di associazione, riconosciuta o non riconosciuta, con almeno sette persone fisiche o tre organizzazioni di volontariato, svolgendo attività di interesse generale prevalentemente a favore di terzi, con la partecipazione prevalente di volontari associati.
    • Associazioni di Promozione Sociale (APS): Queste associazioni coinvolgono individui che si uniscono per perseguire un fine comune non di natura commerciale. La loro “sociale” valenza si distingue dal fatto che non mirano solo alla tutela degli interessi economici dei membri, ma abbracciano una prospettiva più ampia. Le APS, simili alle organizzazioni di volontariato, possono remunerare i propri soci e offrono servizi di valenza mutualistica, contribuendo attivamente alla promozione della partecipazione e della solidarietà.

    Il decreto legislativo del 2017, sostituendo in gran parte la legge n. 266/1991, ha ridefinito la categoria delle ODV, stabilendo chiaramente il loro status come ETS e fornendo criteri specifici per la loro costituzione e operatività. Inoltre, l’importanza delle ODV è cresciuta negli ultimi decenni, con un aumento significativo delle nuove associazioni nate dopo il 1999. Questa crescita si è accompagnata a una maturazione delle organizzazioni, evidenziata da una gamma più ampia di servizi che vanno oltre l’assistenza tradizionale, includendo pratiche di prevenzione e promozione sociale.

    Le associazioni di promozione sociale, pur mantenendo finalità non commerciali, si distinguono dalle ODV per la possibilità di remunerare i membri e per l’accentuato impegno nella promozione attiva di partecipazione e solidarietà.

    Cooperativa sociale

    In Italia, il panorama delle cooperative sociali è variegato, contando un totale di 7.363 unità. Di queste, 4.345 sono di tipo A, 2.419 di tipo B, 315 presentano una configurazione mista (A+B), mentre 284 sono consorzi. La definizione di queste entità si basa sull’articolo 1 della legge n. 381 dell’8 novembre 1991, che le identifica come “cooperative aventi come scopo il perseguimento generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini“. Le cooperative si suddividono in quattro categorie: tipo A, dedite a servizi socio-sanitari ed educativi; tipo B, focalizzate sull’inserimento lavorativo di persone svantaggiate; tipo misto, che combinano attività tipiche di A e B; e i consorzi sociali, società cooperative con una base sociale costituita per almeno il settanta per cento da cooperative sociali. Questa forma organizzativa si basa sulla convinzione che l’azione solidaristica possa concretizzarsi attraverso un’impresa economica, armonizzando l’interesse privato con quello generale.

    Fondazione di diritto civile e di origine bancaria

    Le oltre 6.220 fondazioni operanti in Italia, almeno nel dato del 2011, costituiscono un importante attore nel settore del non profit. Queste entità, senza fini di lucro, dispongono di una propria fonte di reddito che viene destinata a scopi di utilità sociale. A differenza delle associazioni, le fondazioni non derivano la loro esistenza dai soci o dalle attività svolte da loro, ma piuttosto dalla possibilità di usufruire di un patrimonio (il quale, per legge, deve essere sufficiente allo scopo, anche se non vengono specificate cifre esatte), conferendo loro un’ampia capacità finanziaria. Le risorse distribuite dalle fondazioni seguono una strategia orientata alla selezione di progetti meritevoli, e le aree di maggiore intervento solitamente includono istruzione, arte e cultura, sanità, assistenza sociale e ricerca. Le fondazioni spesso svolgono anche un ruolo attraente per nuove risorse, legati, donazioni da parte di privati e aziende.

    Organizzazione non governative (ONG)

    Nel vasto panorama delle organizzazioni senza scopo di lucro, rientrano anche quelle che, per i loro principi ispiratori o le modalità specifiche di attività, assumono un ruolo di rilevanza politica. Queste entità vengono classificate come Organizzazioni Non Governative (ONG) quando la loro azione è indipendente dal governo dello Stato di appartenenza, contribuendo così a garantire una prospettiva autonoma e impegnata.

    Le prime ONG, sortite negli anni settanta, erano prevalentemente dedicate a sostenere il mondo missionario nei paesi in via di sviluppo. Nel corso del tempo, il ruolo delle organizzazioni non governative è cresciuto, diventando una manifestazione organizzata della società civile. Oggi, le ONG incarnano ideali laici e religiosi, contribuendo ampiamente alla cooperazione internazionale e intrattenendo rapporti con istituzioni a livello nazionale, europeo e internazionale. Queste entità sono attivamente coinvolte nell’elaborazione di strategie politiche per affrontare sfide globali.

    In Italia, le ONG si coordinano attraverso tre principali organismi: i Volontari nel Mondo, una federazione di organizzazioni cristiane dedite al servizio internazionale, che comprende 56 ONG di ispirazione cristiana; il Coordinamento delle ONG per la cooperazione internazionale allo sviluppo, formato da 35 ONG laiche; e il Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale, che conta 28 ONG di ispirazione cristiana. Queste piattaforme di coordinamento facilitano la collaborazione e la sinergia tra le ONG, consentendo loro di affrontare questioni globali con maggiore efficacia.

    Organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS)

    L’Organizzazione non Lucrativa di Utilità Sociale, comunemente abbreviata come ONLUS, rappresenta un contesto giuridico che si distingue per la sua assenza di scopo di lucro e la sua finalità di promuovere l’utilità sociale. La normativa che regola le ONLUS offre un quadro indicativo dei vari settori d’intervento, sebbene talvolta vi sia stata una critica per la parificazione di obiettivi essenziali e finalità di possibile futilità.

    • Assistenza sociale e socio-sanitaria.
    • Assistenza sanitaria.
    • Beneficenza.
    • Istruzione.
    • Formazione.
    • Sport dilettantistico.
    • Tutela, promozione e valorizzazione di beni di interesse artistico e storico.
    • Tutela e valorizzazione dell’ambiente.
    • Promozione della cultura e dell’arte.
    • Tutela dei diritti civili.
    • Ricerca scientifica di particolare interesse sociale.

    La nozione di “non profit” si applica a una vasta gamma di attività, da iniziative di notevole rilievo a progetti locali di varia natura. Questa ampiezza di interpretazione ha portato a proposte per una più accurata verifica dell’applicazione della normativa, al fine di garantire la corretta neutralità e terzietà nei confronti dei beneficiari effettivi di tali iniziative. La normativa, infatti, deve essere interpretata con attenzione per evitare possibili interpretazioni maliziose, assicurando che le attività siano effettivamente in linea con gli obiettivi di beneficio sociale sottesi dalla legge.

    Impresa sociale

    A partire dagli anni ’80, si è assistito a una crescente affermazione di forme imprenditoriali e organizzative concepite per perseguire obiettivi sociali all’interno del contesto competitivo del mercato. Questa particolare configurazione giuridica è rappresentata dall’impresa sociale, un modello che abbraccia tutte le imprese private, inclusi i cooperative. In queste realtà imprenditoriali, l’attività economica principale è stabile e mira alla produzione e allo scambio di beni e servizi di utilità sociale e di interesse generale.

    L’innovazione chiave introdotta dall’impresa sociale è la distinzione tra l’impresa come entità economica e il perseguimento di obiettivi di lucro. In altre parole, si riconosce l’esistenza di imprese che non perseguono esclusivamente scopi di lucro. Il valore aggiunto rispetto alle imprese tradizionali consiste nel tentativo di produrre servizi caratterizzati da un forte contenuto relazionale, nel costruire reti di collaborazione con esperienze del terzo settore e nel generare esternalità positive per la comunità. Aspetti fondamentali includono la promozione dello sviluppo locale, la garanzia della democraticità nell’organizzazione e la partecipazione diretta dei lavoratori nella gestione, unitamente all’adozione di valori come la giustizia sociale, le pari opportunità e la riduzione delle disuguaglianze.

    La disciplina delle imprese sociali è stata regolamentata dalla legge n. 118/2005 e successivamente organizzata e aggiornata attraverso il decreto legislativo n. 155/2006. Le imprese sociali possono operare in diversi settori di attività, tra cui l’assistenza sociale, l’assistenza sanitaria e socio-sanitaria, l’educazione, l’istruzione, la tutela ambientale, la salvaguardia dei beni culturali, la formazione universitaria, la formazione extrascolastica e il turismo sociale.

    Ambiente

    La tutela dell’ambiente emerge come elemento cruciale per garantire la qualità della vita delle attuali e future generazioni, poiché un miglioramento del benessere della popolazione è strettamente connesso alla salvaguardia dell’ambiente. Sin dagli anni settanta, a livello internazionale e italiano, si sono sviluppate numerose associazioni sensibili alle problematiche ambientali, incarnando l’ambientealismo.

    Il World Wide Fund For Nature (WWF), la più grande associazione ambientalista globale, si dedica alla protezione dell’ambiente naturale e alla salvaguardia di specie animali a rischio di estinzione. Attiva da oltre 40 anni, opera in circa 100 paesi, collaborando con le comunità locali e contando sul sostegno di 5 milioni di persone, cittadini, imprese e istituzioni.

    Greenpeace, uno dei più vasti movimenti ambientalisti al mondo, basa la sua azione su principi di non violenza, è apolitico e si finanzia esclusivamente attraverso i contributi individuali. Le sue attività comprendono il coordinamento di programmi e campagne, investimenti nella ricerca scientifica e innovazione tecnologica.

    Attiva dal 1955, l’associazione Italia Nostra ha svolto un ruolo chiave nella diffusione della cultura della conservazione del paesaggio urbano e rurale in Italia. Attraverso attività di volontariato culturale, ha contribuito a promuovere la consapevolezza dell’importanza ambientale della città.

    Legambiente, nata nel 1980, è erede dei primi nuclei ecologisti e del movimento antinucleare degli anni settanta. Il tratto distintivo di questa associazione è l’ambientalismo scientifico, che si basa sulla fondazione di ogni iniziativa difensiva dell’ambiente su dati scientifici solidi. Questo approccio ha permesso di condurre battaglie ambientali con concrete alternative, realistiche e praticabili.

    Cultura e Informazione

    Esistono organizzazioni dedite alla promozione sociale e alla diffusione di forme espressive come la musica, la letteratura, il teatro e l’arte, contribuendo così all’arricchimento culturale della comunità. Altre associazioni si dedicano alla promozione di discipline sportive con l’intento di creare un senso di identità locale coeso e collaborativo, promuovendo lo spirito di squadra e l’inclusione.

    La valorizzazione della storia e degli studi sociali è anch’essa considerata un bene comune da diffondere. Questo avviene attraverso iniziative quali convegni, pubblicazioni ed eventi pensati per coinvolgere la cittadinanza. L’obiettivo è preservare la memoria collettiva, favorire la comprensione della propria identità storica e sociale, nonché stimolare il dialogo e lo scambio di conoscenze all’interno della comunità. In questo modo, si contribuisce a consolidare un tessuto culturale ricco e diversificato che beneficia l’intera società.

    Economia
    Commercio equo e solidale

    Esistono organizzazioni impegnate nel promuovere lo sviluppo sostenibile delle comunità svantaggiate dei paesi del Sud attraverso il commercio equo e solidale. Questo obiettivo è realizzato tramite la vendita di prodotti nelle Botteghe del Mondo, la sensibilizzazione dei consumatori attraverso informazione ed educazione, e l’azione politica, che comprende la pressione sulle istituzioni pubbliche e la partecipazione a campagne.

    Le organizzazioni coinvolte si suddividono in centrali di commercio alternativo (ATOS), botteghe importatrici e Botteghe del Mondo.

    Le centrali giocano un ruolo chiave nel coordinamento della filiera equa e solidale, collegando le organizzazioni produttrici del Sud del mondo alle Botteghe del Mondo dove i prodotti sono commercializzati. Il Consorzio Ctm Altromercato è il principale importatore italiano e il secondo a livello mondiale, con una rilevante presenza nel settore. Altri attori importanti includono Commercio Alternativo e Libero Mondo. Questi importatori spesso sviluppano marchi commerciali, sebbene si verifichi talvolta una confusione con il marchio Transfair, un organismo di certificazione nato nel 1997 per garantire il rispetto degli standard di Fairtrade Labelling Organization (FLO). La presenza del marchio IFAT, che garantisce le organizzazioni di commercio equo e solidale, aggiunge complessità alla comprensione del consumatore.

    Le Botteghe importatrici sono reti strutturate di medie dimensioni che intrattengono rapporti diretti con i produttori del Sud del mondo, eliminando gli importatori intermediari. Le Botteghe del Mondo, oltre a essere punti vendita per i prodotti equi, fungono da luoghi di sensibilizzazione, scambio culturale e azione politica. Circa 300 di esse in Italia aderiscono all’Associazione Botteghe del Mondo, costituitasi nel 1991.

    Finanza etica

    La finanza etica nasce con l’obiettivo di sostenere attività di promozione umana e socioambientale, ponendo la persona al centro delle sue attività. Questo modello finanziario privilegia la giusta remunerazione dell’investimento e promuove progetti economicamente sostenibili e socialmente rilevanti che spesso non ottengono finanziamenti dalle istituzioni bancarie tradizionali a causa della mancanza di garanzie patrimoniali.

    La finanza etica risponde alla necessità di riportare la finanza al suo ruolo originario di garante del risparmio, evitando impieghi puramente speculativi. L’Associazione Finanza Etica, attiva dagli anni ’70, si impegna a far crescere la cultura della finanza etica e coordina un osservatorio di ricerca e confronto tra gli attori del settore in Italia. La principale istituzione creditizia è la Banca Etica, una banca popolare a livello nazionale che favorisce l’azionariato diffuso con il principio “una testa un voto“. Il consorzio finanziario Etimos raccoglie risparmi per sostenere microimprese e programmi di microfinanza nel Sud del mondo.

    Le cooperative di Commercio Equo, inclusi singoli negozi e quelle associate al consorzio Ctm Altromercato, giocano un ruolo significativo nella raccolta del credito. Utilizzano il risparmio raccolto per finanziare progetti nel Sud del mondo o per l’ampliamento e la manutenzione delle botteghe stesse, fungendo da concorrenti alle istituzioni di credito tradizionali come Banca Etica.

    Salute e ricerca

    Il settore sanitario, nell’ambito delle organizzazioni non profit, occupa il quarto posto per concentrazione numerica in Italia, corrispondente al 4,4% delle organizzazioni totali. Tuttavia, spicca al primo posto per il numero di dipendenti (22,8%) e le entrate generate (18,8% delle entrate totali del settore non profit). La sua eterogeneità dimensionale è evidente, con grandi associazioni come l’ANFFAS, che si avvale di ospedali e strutture sanitarie private altamente professionalizzate, insieme a numerose organizzazioni più piccole, prevalentemente basate su lavoro volontario, offrendo servizi di assistenza sanitaria e servizi relazionali, come l’assistenza ai malati terminali e l’assistenza ospedaliera.

    Il settore dell’istruzione e della ricerca occupa il terzo posto con il 5,3% delle organizzazioni non profit. Caratterizzato da pochi volontari, si basa principalmente su attività remunerate, con entrate provenienti principalmente da fonti private, inclusa la generosa erogazione delle fondazioni bancarie. Recentemente, il governo ha proposto la trasformazione dei 15 istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici in fondazioni “non profit“, con il Policlinico Francesco Sforza di Milano come prima esperienza di questo genere.

    Nel campo della ricerca, la Fondazione Telethon rappresenta un’importante realtà, svolgendo azioni cruciali come l’individuazione di tematiche e l’assegnazione di fondi per progetti di ricerca, borse di dottorato e scuole di specializzazione. La fondazione costituisce anche unità di ricerca, collaborando con università e enti pubblici di ricerca. Altre associazioni di rilievo includono l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), la Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (FIRC), e l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM).

    Cooperazione e Volontariato

    La cooperazione internazionale, scaturita dalle prime conferenze delle Nazioni Unite dopo la Seconda Guerra Mondiale, si è evoluta nel corso del tempo integrando la componente governativa con quella non governativa, divenendo una legittima rappresentanza della società civile. La cooperazione governativa si concentra sul trasferimento di risorse finanziarie, assistenza tecnica e beni da Paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo, mentre la cooperazione non governativa opera in modo più indipendente dagli interessi politico-economici, fungendo da canale privilegiato per le istanze della società civile. In Italia, le ONG coinvolte nella cooperazione con Paesi in via di sviluppo sono aumentate notevolmente, raggiungendo oggi il numero di 154, mentre complessivamente le organizzazioni dedite alla cooperazione e solidarietà superano le 1400.

    Le ONG italiane prevalentemente si basano su finanziamenti pubblici, mentre il restante 90% delle organizzazioni opera con volontari e autofinanziamento. Organizzazioni internazionali storiche come Save the Children e Oxfam, attive fin dal 1942, continuano a giocare un ruolo fondamentale nei progetti di cooperazione allo sviluppo in tutto il mondo.

    L’indagine ISTAT del 2004 rivelò che in Italia circa 11 milioni di cittadini, corrispondenti al 22,2% della popolazione sopra i 14 anni, parteciparono almeno una volta nel corso dell’anno a attività di volontariato. Di questi, oltre la metà (circa 6 milioni) superò la partecipazione episodica, dimostrando un impegno più continuativo. Nonostante una crescita più contenuta del numero di volontari rispetto a quello delle istituzioni non profit dagli anni ’90, il volontariato continua a giocare un ruolo fondamentale. La crisi del fordismo e dello stato sociale tradizionale, unita a una stagione di delegittimazione dei partiti politici negli anni ’90, ha favorito la crescita del terzo settore. Nel 1993, dopo il fallimento dell’intervento politico diretto delle associazioni, nacque il Forum del Terzo Settore, un coordinamento informale che, sebbene con qualche segno di minore vitalità negli ultimi anni, rappresenta oltre 100 organizzazioni. Nonostante il frammentato mondo del volontariato, istituzioni come i Centri di Servizio per il Volontariato e la FIVOL svolgono un ruolo importante. Tuttavia, le istituzioni con attività predominante nella filantropia e promozione del volontariato costituiscono solo lo 0,6% del totale e possono contare su appena il 10% di personale dipendente.

    Tutela dei diritti e della pace

    In Italia, circa 6500 organizzazioni, corrispondenti al 3% del totale, si dedicano principalmente alla tutela dei diritti, come riportato dai dati ISTAT relativi al 2003. Queste realtà operano con l’obiettivo di garantire e promuovere i diritti umani in diversi contesti. L’80% di queste attività è svolto da volontari, mentre il restante 20% coinvolge personale dipendente.

    Amnesty International, nata in Inghilterra nel 1961 e insignita del Premio Nobel per la Pace nel 1977, è tra le organizzazioni più autorevoli e radicate a livello mondiale nel campo della tutela dei diritti umani. Dal 1975, Amnesty International è attiva in Italia, godendo del sostegno di circa 80.000 soci.

    Il pacifismo italiano, con radici profonde che risalgono al secondo dopoguerra, ha svolto un ruolo rilevante. Gruppi come i Partigiani della Pace, che nel secondo dopoguerra raccolsero 10 milioni di firme per il disarmo nucleare, e il Movimento Nonviolento per la Pace, guidato da Aldo Capitini, hanno contribuito a plasmare l’identità pacifista del paese. La grande manifestazione del 15 febbraio 2003 a Roma, contro la guerra in Iraq, testimonia l’ampio consenso tra i cittadini italiani per una cultura pacifista.

    Diverse organizzazioni, con orientamento laico o cattolico, si impegnano nella diffusione di una cultura pacifista. Pax Christi, movimento internazionale attivo in Italia dal 1954 e premiato nel 1983 dall’UNESCO per l’educazione alla pace, è uno degli esempi più significativi. Il pacifismo è altresì sostenuto da Civicrazia, una coalizione di soggetti e associazioni che lavorano uniti per promuovere valori di giustizia e non violenza nella società.

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