Cos’è il delitto di Garlasco?

Il delitto di Garlasco è un caso di omicidio avvenuto nel 2007 a Garlasco (Pavia) in cui la vittima è stata Chiara Poggi

Delitto di Garlasco
Il delitto di Garlasco è un caso di omicidio avvenuto nel 2007 a Garlasco, in provincia di Pavia, in cui la vittima è stata Chiara Poggi, una giovane impiegata laureata in economia. La Corte suprema di cassazione ha riconosciuto come colpevole del delitto il fidanzato della vittima, Alberto Stasi, studente di economia all’epoca del delitto. Stasi è stato condannato a 16 anni di reclusione e le sue richieste di revisione del processo sono state rigettate.

Il caso di cronaca nera ha avuto una grande rilevanza mediatica in Italia, con un susseguirsi di reportage giornalistici, programmi televisivi e interviste dedicate al caso. Il 12 dicembre 2015, la Corte Suprema di Cassazione ha riconosciuto definitivamente Alberto Stasi come l’unico colpevole del delitto, condannandolo a 16 anni di reclusione. Le reiterate richieste di revisione del processo da parte di Stasi sono state sempre rigettate.

Il delitto di Garlasco è stato descritto come uno dei più efferati e sconvolgenti del panorama italiano degli ultimi anni.

I fatti

La vittima, Chiara Poggi, una giovane impiegata di 26 anni, fu uccisa in casa sua con un oggetto contundente mai identificato. Il fidanzato della vittima, Alberto Stasi, è stato riconosciuto come il colpevole del delitto dalla Corte suprema di cassazione nel 2015, ed è stato condannato a 16 anni di reclusione.

Le richieste di revisione del processo da parte di Stasi sono state rigettate. Secondo gli inquirenti, Chiara conosceva il suo assassino, poiché non ci sono stati segni di effrazione nella sua abitazione e lei aveva aperto la porta di casa in pigiama e in maniera spontanea. Tuttavia, i sospetti si concentrarono presto su Stasi a causa di alcune incongruenze nel suo racconto e della mancanza di sangue sui suoi vestiti e sulle sue scarpe.

Gli indizi
L’ora del delitto e l’alibi di Stasi

Stasi aveva fornito un alibi per la mattina del delitto, affermando di essere stato al computer a lavorare alla tesi di laurea. Tuttavia, una perizia informatica più approfondita ha dimostrato che il computer è stato utilizzato solo dalle 9:35 alle 12:20, lasciando una finestra temporale di 23 minuti, dalle 9:12 (ultima prova dell’esistenza in vita di Chiara Poggi) alle 9:35 (ora in cui Stasi era certamente al computer) senza spiegazioni.

L’assenza di tracce di sangue

Nelle scarpe di Alberto Stasi non furono trovate tracce di sangue anche minime. Secondo la perizia scientifica del 2007, queste scarpe avrebbero dovuto contenere almeno “particelle ematiche“, ma non risultarono essere completamente pulite. Anche il tappetino dell’auto che Stasi avrebbe usato per recarsi nella villetta della vittima e ripartire dopo il delitto non conteneva tracce di sangue. Questo ha portato l’accusa a sostenere che Stasi non sarebbe entrato veramente nella villetta per scoprire il delitto, ma lo avrebbe commesso lui stesso.

La difesa, invece, ha sostenuto che Stasi avrebbe camminato nella villetta evitando le pozze di sangue e che gli schizzi più piccoli di sangue, presenti su tutto il pavimento, erano ormai secchi. Tuttavia, nuove analisi hanno dimostrato che almeno le tracce trovate sul tappetino dell’auto sono ematiche.

Il giallo delle biciclette e dei pedali

Nel 2007, due testimoni affidabili affermarono di aver visto una bicicletta nera da donna appoggiata fuori la villetta dei Poggi la mattina del delitto. Alberto Stasi possedeva una bicicletta da uomo bordeaux e una bicicletta nera da donna di famiglia. I pedali della bicicletta bordeaux di Stasi presentavano tracce biologiche di Chiara Poggi, mentre sulla bicicletta nera da donna furono trovate tracce del DNA della vittima.

Una perizia del 2014 ha stabilito che la bicicletta “Luxury” nera da donna della famiglia Stasi montava pedali “Union“, montati di serie anche sulla bicicletta “Umberto Dei” da uomo bordeaux di Stasi. Tuttavia, al processo di appello bis nel 2014, il sostituto procuratore generale di Milano ha sostenuto che è matematicamente escluso che vi sia stato uno scambio tra i pedali delle due biciclette di Stasi. Ha spiegato che la bicicletta nera sequestrata è coerente in tutti i suoi componenti che hanno date di fabbricazione congruenti tra loro, e che quindi non è mai avvenuto alcuno scambio di pedali tra le due biciclette.

Il materiale genetico sotto le unghie della vittima e il capello

Nel 2007 è stato rinvenuto un capello castano chiaro sulla scena del crimine. Tuttavia, il capello non è stato utilizzato come prova perché privo di bulbo e quindi di DNA. Sotto le unghie della vittima, sono stati trovati dei residui organici che contengono marcatori maschili compatibili, ma non attribuibili con certezza, all’imputato. Tuttavia, secondo alcune indiscrezioni dei media, questi marcatori corrispondono anche a almeno due profili maschili sconosciuti e non identificabili o confrontabili a causa del deterioramento del materiale.

Il presunto graffio sul braccio

Il graffio sul braccio di Alberto Stasi non è stato considerato come una prova probatoria dalle indagini perché l’immagine era sgranata. Inoltre, gli investigatori che interrogarono Stasi non hanno registrato alcun graffio durante l’interrogatorio.

Processi

Alberto Stasi è stato indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, ma è stato assolto sia in primo che in secondo grado. Tuttavia, nel 2013 la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione e ha ordinato nuovi esami del DNA.

Al processo di appello di rinvio nel 2014, Stasi è stato dichiarato colpevole e condannato a 24 anni di reclusione per omicidio volontario, ma senza l’aggravante della crudeltà e della premeditazione.

La difesa di Stasi ha presentato un ricorso in Cassazione, che ha confermato la condanna a 16 anni di reclusione, senza l’aggravante della crudeltà. Tuttavia, i legali di Stasi hanno presentato un ricorso al tribunale dei diritti dell’uomo dell’Unione europea, che ha stabilito che Stasi aveva subito violazioni dei suoi diritti durante il processo.

Il caso è attualmente in fase di riconsiderazione da parte della Cassazione.

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