Perché sta crollando produzione automobilistica delle case europee

La produzione automobilistica delle principali case europee, settore che rappresenta oltre il 7% del Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’Ue e che coinvolge più di 13 milioni di lavoratori, sta vivendo un drastico calo, mettendo a rischio l’intera economia europea

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La produzione automobilistica delle principali case europee sta vivendo un drastico calo, mettendo a rischio l’intera economia europea. Questo settore rappresenta oltre il 7% del Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’Unione Europea e coinvolge più di 13 milioni di lavoratori. La crisi deriva principalmente dalla perdita di competitività dei paesi europei, soprattutto della Germania, dall’aumento dei costi energetici e dal difficile passaggio ai veicoli elettrici. Un’analisi condotta da Bloomberg News ha rivelato che circa un terzo degli stabilimenti delle cinque maggiori case automobilistiche europee – BMW, Mercedes-Benz, Stellantis, Renault e Volkswagen – ha lavorato al di sotto della metà della propria capacità produttiva lo scorso anno. Le vendite di auto in Europa sono scese a circa tre milioni l’anno, ben al di sotto dei livelli precedenti al 2020.

Una delle conseguenze più evidenti di questa crisi è la proposta di Volkswagen (VW), la maggiore casa automobilistica europea per vendite, di chiudere alcune fabbriche in Germania e di abolire le garanzie occupazionali storiche. Questa proposta riguarda diversi stabilimenti tedeschi, tra cui quelli di Wolfsburg, Hannover, Braunschweig, Salzgitter, Kassel ed Emden. Si tratta di una decisione senza precedenti per VW, che ha scatenato un acceso dibattito con i sindacati e messo in discussione il modello produttivo tedesco, basato per anni sulla collaborazione tra industria, sindacati e politica. Questo modello è stato recentemente messo a dura prova dall’inflazione, che non è stata compensata da un adeguato aumento dei salari. Per fine settembre sono previsti nuovi colloqui tra VW e il sindacato IG Metall per negoziare un nuovo accordo di lavoro che riguarderà sei degli stabilimenti tedeschi dell’azienda.

La situazione non è migliore per altri marchi automobilistici europei, che stanno affrontando le stesse difficoltà, né per altri settori dell’economia europea. Le case automobilistiche si trovano a fronteggiare l’aumento dei costi di produzione, legato ai crescenti costi energetici, e la forte concorrenza di paesi come Stati Uniti e Cina. A ciò si aggiungono i costi significativi della transizione verso l’elettrico. Volkswagen, ad esempio, ha dovuto attuare un piano di riduzione dei costi per risparmiare 10 miliardi di euro entro il 2026, con l’obiettivo di sopravvivere al passaggio ai veicoli elettrici, nonostante la domanda per queste auto non sia ancora decollata. Alcune aziende automobilistiche hanno già ridimensionato i loro obiettivi di elettrificazione a causa della scarsa domanda. Tuttavia, Volkswagen non ha modificato i propri obiettivi per il 2030, che prevedono di far sì che il 70% delle vendite in Europa e il 50% negli Stati Uniti e in Cina provenga da veicoli elettrici, nonostante le incertezze sulla domanda.

La crisi del settore non risparmia nemmeno Stellantis. Nel primo semestre dell’anno, la sua produzione in Italia è calata del 25,2%, come evidenziato in un report di Fim-Cisl. Inoltre, a causa della bassa domanda, l’azienda ha annunciato la sospensione della produzione della Fiat 500 elettrica per quattro settimane. “La misura è necessaria a causa della mancanza di ordini, legata alle difficoltà del mercato europeo delle auto elettriche”, ha dichiarato Stellantis in una nota. La scarsa domanda di veicoli elettrici a livello globale ha costretto molte case automobilistiche a rivedere i propri piani di produzione, aggravata dalla mancanza di infrastrutture adeguate, come le colonnine di ricarica, e da vari problemi tecnici e logistici legati a questi veicoli.

La ridotta competitività europea è attribuibile anche agli alti costi energetici, accentuati dalle sanzioni imposte alla Russia, che hanno interrotto le forniture di gas a basso costo, e dall’assenza di sovvenzioni statali. In Germania, la situazione è particolarmente critica: il paese non è riuscito a sostenere adeguatamente la sua industria dopo la perdita del gas russo. Una recente sentenza della Corte costituzionale tedesca ha stabilito che il trasferimento di fondi non utilizzati durante la pandemia verso iniziative legate al clima era illegale, mettendo ulteriormente sotto pressione il governo. Il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, ha avvertito che il ruolo della Germania come polo d’investimenti e molti posti di lavoro sono a rischio.

Il calo della produzione automobilistica sta avendo effetti a catena su gran parte dell’economia europea. Diverse aziende, non solo del settore auto, sono state costrette a ridurre la produzione o a delocalizzare. La crisi del settore automobilistico, che si colloca in un contesto di generale difficoltà economica in Europa, aggrava ulteriormente il rischio di un rallentamento economico per il continente, che già nel primo trimestre del 2023 ha registrato una recessione tecnica.

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