L’app progettata per “plasmare la realtà” sui social media

Una nuova app chiamata Impact, proveniente dagli Stati Uniti, si presenta apertamente come uno strumento per “plasmare la realtà”

L'app progettata per plasmare la realtà sui social media

L’app progettata per “plasmare la realtà” sui social media. Negli ultimi anni, la possibilità che organizzazioni con risorse economiche o umane manipolino il discorso pubblico sui social media è stata al centro di numerosi dibattiti. Molti temono che gli algoritmi dei social vengano utilizzati a fini propagandistici, soprattutto politici, un timore fondato su fatti storici ben documentati. Tuttavia, anche nei casi comprovati, i responsabili di tali pratiche hanno sempre cercato di mantenere un profilo basso, negando ogni responsabilità. Ora, sembra che questo stia cambiando.

Nuova app: Impact

Una nuova app chiamata Impact, proveniente dagli Stati Uniti, si presenta apertamente come uno strumento per “plasmare la realtà”. Sebbene sia ancora in una fase preliminare di sviluppo, la testata 404 Media ha ottenuto accesso a un documento e un video dimostrativo destinati a chi desidera sperimentarne le funzionalità. Nella sua presentazione, Impact viene descritta come “un’infrastruttura alimentata dall’intelligenza artificiale per gestire e modellare le narrazioni nel mondo moderno”. Il processo è pensato come una collaborazione tra “masse di brave persone”, definite come “volontari pompieri per il mondo digitale”. Questi “pompieri” avrebbero il compito di “combattere i fuochi vivi”, ovvero di contrastare la disinformazione, prevenendo potenziali incendi o spegnendo quelli già in corso.

Obiettivi e criticità

Gli ideatori del progetto, Sean Thielen e Dimitry Shapiro, affermano di voler controbilanciare gli abusi informativi che alimentano odio e xenofobia online. “I cattivi stanno coordinando comportamenti inautentici. Impact permette di organizzare comportamenti coordinati autentici”, affermano nel loro comunicato. Tuttavia, anche se le loro intenzioni possono sembrare genuine, la distinzione tra “buoni” e “cattivi” è soggetta alla visione del mondo di chi utilizza l’app e agli obiettivi politici che si vogliono perseguire.

Esempio pratico

Un esempio del funzionamento di Impact è legato a un post del 19 luglio 2024 dell’influencer libanese Sarah Abdallah su X (ex Twitter). Abdallah aveva condiviso un video in cui la Corte internazionale di giustizia (ICJ) dichiarava illegali gli insediamenti israeliani in Palestina. Nonostante si trattasse di un semplice parere giuridico senza commenti personali, Thielen ha visto in quel post un bersaglio per l’“iniziativa” Stop Anti-Semitism. Ha istruito gli utenti dell’app a commentare il post aggiungendo contesto, ad esempio affermando che la ICJ ha precedenti di antisemitismo, che le sue accuse si basano su disinformazione e che l’opinione della Corte non influisce sulle politiche di Stati Uniti e Israele.

Questioni tecniche

L’obiettivo di questi “contesti aggiuntivi” è quello di influenzare le persone che, secondo Thielen, sono state esposte a troppa disinformazione online su Israele e sulla guerra, e che stanno diventando sempre più favorevoli a Gaza. In sostanza, Impact utilizza lo stesso approccio che dichiara di voler combattere, addestrando i suoi utenti a diffondere narrazioni che rispecchiano la visione del mondo dei suoi creatori. “Non pensiamo che il coordinamento dei gruppi di persone sia una cosa negativa”, afferma Shapiro. “Pensiamo sia fantastico, perché permette di ottenere risultati. Se lo fai per un bene, per qualcosa di vero, non vedo dove sia il problema”.

L’esistenza di Impact pone anche questioni tecniche e amministrative riguardo all’autenticità dei contenuti sui social media. Al giorno d’oggi, i messaggi pubblicati da profili falsi o bot automatizzati sono considerati manipolatori, poiché spesso diffondono contenuti con secondi fini. Tuttavia, Impact opera diversamente: l’intelligenza artificiale coordina persone reali, suggerendo loro cosa scrivere online. Questo rende i messaggi molto più difficili da identificare come prefabbricati, aprendo un dibattito su come e se contrastare questo tipo di attività. Bloccare questo genere di contenuti potrebbe essere controproducente, minando il concetto stesso di attivismo politico o coordinamento online.

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