Diversi studi hanno determinato che negli ultimi decenni diverse specie di animali stanno diventando più piccole
I cambiamenti climatici stanno rimpicciolendo gli animali. I cambiamenti climatici hanno un impatto catastrofico sull’ambiente, determinando nuove condizioni in grado di condannare all’estinzione moltissime specie.
Tra gli animali che rischiano di più vi sono quelli che vivono a stretto contatto con i ghiacci (come pinguini, orsi polari e foche), il cui habitat naturale si sta sciogliendo a causa delle temperature elevate.
Il riscaldamento globale può, però, avere anche altri effetti sulla fauna: diversi studi hanno determinato che negli ultimi decenni diverse specie di uccelli, piccoli mammiferi, pesci e altri animali stanno diventando più piccole, riducendo lunghezza e peso.
Per comprendere quanto l’aumento delle temperature possano essere pericolose per la fauna, basti pensare che la recente ondata di calore che ha investito il Nord America tra fine giugno e inizio luglio ha provocato la morte di oltre un miliardo di animali marini.
Gli studi
La ricerca “Shared morphological consequences of global warming in North American migratory birds” pubblicata su Ecology Letters da scienziati del Museo di Zoologia e del Dipartimento di Ecologia ed Evoluzione biologica dell’Università del Michigan ha determinato che, nel corso di poche decine di anni, le dimensioni dei piccoli uccelli migratori americani si sono ridotte in media del 2,6%.
Lo studio “Smaller size-at-age menhaden with coastal warming and fishing intensity” sul pesce clupeide Brevoortia patronus ha osservato che negli ultimi 30 anni questi animali si sono ridotti sia in lunghezza che in peso, rispettivamente del 15% e dell’11%.
Un’altra indagine su roditori spagnoli ha determinato che le loro dimensioni sono diminuite di circa il 30% negli ultimi 40 anni.
Risultati simili sono stati riscontrati in diverse indagini su altri pesci, uccelli, piccoli mammiferi, insetti e altre specie.
La possibile spiegazione
La spiegazione potrebbe essere data dall’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC): dagli anni ’70 del secolo scorso l’aumento della temperatura superficiale è stato più rapido rispetto a ogni altro cinquantennio degli ultimi 2mila anni.
Studi paleontologici hanno determinato che in passato, a seguito di un repentino aumento delle temperature globali per fenomeni naturali, molti animali preistorici hanno risposto riducendo le proprie dimensioni.
Il principio è la cosiddetta “Regola di Bergmann” teorizzata dal biologo tedesco Christian Bergmann a metà del XIX secolo, in base alla quale animali di grandi dimensioni disperdono il calore più lentamente di quelli di piccole dimensioni e quindi sono avvantaggiati nei climi freddi e temperati, mentre quelli più piccoli sono maggiormente a proprio agio negli habitat più caldi perché disperdono il calore più rapidamente.
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